BackBlaze, azienda specializzata nell’archiviazione sul cloud e nota perché ogni anno pubblica classifiche evidenziando il tasso di fallimento di HDD di varie marche, ha pubblicato una interessante storia dei dischi rigidi mostrando l’importanza di questo componente e di come la sua evoluzione ha permesso di cambiare, assieme ad altre, i prezzi dei dispositivi elettronici.
Il 2016 è il 60° anniversario della nascita dei dischi rigidi, dispositivi di storage che rimangono campioni nel rapporto prezzo/capacità di memorizzazione. Tutto iniziò nel 1956 con la commercializzazione del RAMAC (acronimo di “Random Access Method of Accounting And Control”), primo computer commerciale dotato di una memoria a disco magnetico a testine mobili. Il computer in questione occupava una stanza di 9 x 15 m ed è stato uno degli ultimi computer a valvole costruito da IBM. Il sistema di memorizzazione sfruttava 50 piatti da 24″. Gli utenti avevano a disposizione ben 5 MB (sì, cinque megabyte) per soli 3200$ al mese. Tenendo conto del potere d’acquisto odierno si tratterebbe di 28.000$ al mese di oggi. Sei anni più tardi il prezzo per lo storage dei dati cominciò a scendere arrivando a 640$ per megabyte al mese. In pratica nel 1956 l’equivalente di quanto oggi è possibile memorizzare su un iPhone 7 costava circa 20.5 milioni di dollari al mese (senza considerare che il RAMAC non era certo trasportabile in tasca), come dire che tenere un iPhone per un anno, il tempo che intercorre tra un modello e un altro, sarebbe costato più di 240 milioni di dollari.
Oggi è possibile memorizzare 2 TB su una scheda di memoria SD grande quanto un francobollo, ma mezzo secolo fa era tutto molto diverso. IBM continuò a perfezionare i primi dischi rigidi ma i sistemi continuavo ad essere grandi e ingombranti. Nei primi anni ’60 i clienti dei mainframe di IBM avevano fame di dispositivi di memorizzazione ma non avevano stanze nelle quali installare sistemi che somigliavano ad enormi frigoriferi. Da qui l’idea di IBM: sistemi di memorizzazione rimovibili. L’IBM 1311 Disk Storage Drive arrivato nel 1962 consentiva di sfruttare dischi magnetici rimovibili; IBM riuscì a ridurre le dimensioni da 24″ di diametro a 14″; i dischi (4Kg l’uno per 2MB) cominciavano ad occupare meno spazio: l’equivalente di una lavatrice.
Fino anni agli anni ’70 i dischi continuarono ad essere grandi, costosi, dispositivi specializzati usati solo da aziende che potevano spendere cifre enormi. L’abbassamento nei prezzi dei componenti elettronici, l’incremento nella densità dei moduli di memoria e altri fattori, portarono alla nascita dei personal computer.
Inizialmente i vari sistemi per il grande pubblico consentivano di sfruttare sistemi di memorizzazione molto limitati come le musicassette (i supporti a nastro magnetico) e i floppy disk. Il costo degli HDD era ancora elevato ma nel 1980 una giovane azienda denominata Shugart Technology (fondata da Al Shugart un ex dipendente IBM che è stato anche il fondatore di Seagate e sui cui manuali studiò anche Wozniak) presentò un hard disk da 5 MB, capacità fenomenale per i computer di allora (più o meno lo spazio che occupa ora un brano in MP3). La tecnologia era quella che in gergo era definita “Winchester” (dal nome in codice della testina che ricordava il fucile a ripetizione omonimo) e il diametro dei dischi 5,25”.
Nel giro di 25 anni la tecnologia dei dischi fissi consentì di ridurre un dispositivo grande quanto un frigorifero in unità da 15 centimetri. Ma questo è nulla rispetto a quanto avvenne nei successi 25 anni con l’avvento di dischi ancora più capienti, più piccoli, sistemi RAID, ecc. Siamo passati velocemente da dischi da 5,25″ a quelli da 3,5″, a 2,5″, a interfacce man mano più veloci e affidabili (IDE, SCSI, ATA, SATA, PCIe), velocità di rotazione dei piatti sempre maggiori (5400, 7200 ma anche 10.000 e 15.000 RPM).
Nel corso degli anni il quantitativo di informazioni memorizzate è cresciuto dall’ordine di megabyte fino a geopbyte, con la possibilità di memorizzare e accedere a enormi quantitativi di dati anche in casa e non solo negli uffici di grandi aziende. Il costo dei sistemi di memorizzazione è calato costantemente e ora sembrano la norma HDD anche da 10TB. Ad agosto di quest’anno Seagate ha mostrato una unità da 60TB. Su unità di questo tipo è possibile memorizzare qualcosa come 400 milioni di fotografie oppure 12.000 DVD. Roba inimmaginabile solo cinquant’anni addietro.