Trascorrono online da una a tre ore al giorno, uno su cinque oltre le quattro ore, utilizzando diversi strumenti: social network, messaggistica e piattaforme streaming.
Sono diverse le motivazioni che spingono i ragazzi, indipendentemente dalle fasce di età, a stare tanto tempo in rete: prima di tutto il bisogno di un sostegno per calmarsi e contenere le emozioni negative, poi la sete di conoscenza e di intrattenimento e la ricerca di sensazioni forti e adrenaliniche, per ultime il bisogno di socializzare e di performare.
Di qui i ricercatori hanno definito quattro profili dei fruitori della rete: irrequiete/i, esploratrici/ori, performative/i e ripiegate/i. Questo è un frame significativo del ritratto animato che ritrae i minori tra gli 8 e i 16 anni, intervistati dai ricercatori dell’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo (Almed) dell’Università Cattolica che hanno curato la parte scientifica dello studio “Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16” per il progetto “Piantaforme. Studiare e coltivare relazioni tra minori e media” promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Dalla ricerca emerge la tendenza ad anticipare l’ingresso in rete dei minori con lo smartphone, l’alternanza tra consumi solipsistici e consumi condivisi a seconda delle piattaforme e dei momenti del giorno, una diffusa capacità autoriflessiva e auto tutelante dei minori, le esperienze positive in rete lungo l’arco della giornata e della settimana, ma anche la pluralità delle declinazioni delle esperienze spiacevoli come l’ansia e le situazioni rischiose non sempre riconosciute dai minori.
Il campione analizzato dallo studio (qui il report completo) è costituito da 1.677 tra bambini di 8-10 anni e adolescenti dai 14 ai 16 anni, rappresentativi per genere, età, zona e ampiezza del comune di residenza. 600 sono stati coinvolti nella fase esplorativa rivolta a raccogliere con domande aperte le differenti tipologie di esperienze online (positive e negative). A partire da questi risultati è stato creato un questionario via web per le altre fasi dell’indagine. 1.000 sono stati intervistati online, 57 hanno compilato un diario giornaliero di consumo e 20 hanno partecipato a focus group collaborativi. Inoltre, 1.000 sono stati i contenuti mediali indicati dai minori e analizzati dai ricercatori.
Il 94% dei minori tra gli 8 e 16 anni utilizza uno smartphone (tra gli intervistati il 68% ne possiede uno personale, il 28% l’ha ricevuto prima dei 10 anni e il 25% dopo gli 11). Cresce contestualmente la consapevolezza di un uso eccessivo, come sostiene un quinto del campione, e la quota sale al 28% tra i 14-15enni, in particolare tra gli insoddisfatti e tra le ragazze. Lo smartphone distrae: come ha dichiarato un’intervistata “Mi distrae quando faccio i compiti, mi distrae da tutti… allora proprio lo metto in un’altra stanza… a volte vorrei metterlo in una scatola e lasciarlo lì”.
Sette ragazzi su dieci (la metà tra gli 8 e i 10 anni) usano regolarmente i social e le piattaforme streaming. L’utenza aumenta poi nel passaggio a tweens e teens.
Ogni social ha il suo ruolo specifico. Instagram serve a curiosare e interagire, Tik Tok a lasciarsi andare al flusso, Facebook a leggere i commenti più che a guardare. In generale le piattaforme streaming (per citare le più comuni YouTube, Amazon Prime Video e Netflix, ma anche Svod e Avod) vengono utilizzate in famiglia, o da soli in camera e molto meno con gli amici, fuori casa e a scuola.
Tra le piattaforme di messaggistica, Whatsapp è risultato imprescindibile in quanto modalità più rapida per comunicare, per creare community e scambiare materiali. I fruitori regolari sono al 93% 14-15enni, all’89% 11-13enni e al 60% tra gli 8 e i 10 anni.
Lo studio, inoltre, ha confermato le evidenze di molte ricerche sull’argomento circa i rischi della rete per i minori. 4 intervistati su 10 raccontano esperienze negative, più della metà tra i teens con particolare incidenza tra i più fragili e i più presenti online. La maggioranza degli intervistati ha visto contenuti inadatti almeno una volta di recente su uno dei social citati, ma in particolare i più piccoli sono incappati in eventi critici su Youtube. Inoltre, è emersa una piena fiducia a Whatsapp, Instagram e Pinterest (e a seguire nella graduatoria a Telegram, Twitch e Discord), alle piattaforme Netflix e Amazon Prime Video, e in seconda battuta a Rai Play e Disney+ (non alla più popolare YouTube).
Per quanto riguarda le forme di limitazione e controllo nell’uso degli smartphone da parte dei genitori, circa 8 su 10 le utilizza sfruttando i limitatori, i come parental control offerti da piattaforme e dispositivi. Più di un terzo dei ragazzi e delle ragazze viene controllato: dal 49% dei bambini 8-10enni, al 20% dei 14-15enni. L’eccessivo controllo potrebbe inibire lo sviluppo di competenze e autonomia, rendendo più acritica e rischiosa la navigazione. Circa un quarto del campione (che scende al 17% dei teens) afferma di non essere mai incorso in esperienze negative sui social, mentre il 42% (53% tra i teens) ne riporta di gravi e ripetute. I più esposti sono coloro che tendono a condividere contenuti e informazioni personali con sconosciuti, i soggetti più fragili come i portatori di disabilità o coloro che esprimono minor benessere su tutte le dimensioni indagate, gli utenti regolari dei social network, gli iperconnessi e i gamers intensivi, ma si evidenzia anche una lieve prevalenza territoriale che penalizza i residenti nelle grandi città e nel Sud Italia (più inclini all’uso precoce dello smartphone e dei social).
Intanto a San Marino vorrebbero vietare smartphone e tablet agli under 11.