Tutti licenziano in blocco, ma Apple per ora non lo ritiene necessario. Lo ha ribadito Tim Cook agli analisti che ieri hanno partecipato alla presentazione dei risultati finanziari del secondo trimestre dell’anno fiscale 2023, che si è concluso il 1° aprile 2023.
“Vedo questa scelta come una sorta di ultima spiaggia e quindi non è qualcosa di cui stiamo parlando al momento”, ha riferito Cook in una intervista a CNBC, confermando che – almeno a breve – Cupertino non seguirà quanto visto in altre realtà (Microsoft, Google, Amazon, ecc.).
Tra le aziende che hanno avviato corpose campagne di licenziamenti, c’è Amazon, che ha tagliato 18.000 posti a inizio anno, seguiti da ulteriori 9.000; situazioni simili si sono registrate in Disney, Ericsson, Spotify, Google, Microsoft e Dropbox. Persino Apple avrebbe iniziato a ridurre il personale nonostante abbia adottato preventivamente strategie che l’hanno portata a essere colpita meno dal problema dei licenziamenti.
Negli USA i contratti di firmati dai dipendenti permettono tipicamente al datore di lavoro di licenziare in qualsiasi momento senza dimostrare la giusta causa; non sono necessari preavvisi e i licenziamenti – anche di massa – possono arrivare da un giorno all’altro anche via mail. Non esistono vari meccanismi di ammortizzazione sociale che esistono da noi ma va anche detto che – a differenza dell’Italia – la dinamicità del mercato, consente di trovare lavoro più facilmente.
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