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I migliori libri sulle innovazioni che non potete più ignorare

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L’innovazione non è più solo una parola alla moda ma una necessità per chiunque voglia capire il presente e il futuro. Mai come oggi abbiamo bisogno di guide sicure per orientarci in un mondo che cambia velocemente sotto i nostri occhi. La tecnologia sta ridisegnando il modo in cui viviamo, lavoriamo e pensiamo. Per questo motivo abbiamo selezionato alcuni dei migliori libri che affrontano questi temi con chiarezza e profondità.

Il design thinking, l’intelligenza artificiale e la trasformazione digitale sono i protagonisti di questa selezione che spazia dalla teoria alla pratica. Alcuni di questi volumi sono diventati dei classici istantanei, altri sono novità che stanno già influenzando il dibattito. Tutti condividono la capacità di illuminare aspetti cruciali del cambiamento in corso. E soprattutto, sono scritti pensando a lettori che vogliono capire davvero, non solo surfare sulla superficie.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

migliori libri guida


Teoria dei giochi

È un testo fondamentale al quale dobbiamo fare riferimento per capire come strutturare le nostre relazioni e prendere le nostre decisioni. Ogni giorno della nostra vita infatti siamo obbligati a prendere miriadi di decisioni, alcune minime e apparentemente ininfluenti, da altre dipenderanno relazioni, carriere e svolte che segneranno il nostro futuro. Operare una scelta è mettere a punto una strategia, dare forma a un calcolo.

Ma in quali circostanze è consentito affermare che una scelta particolare è “razionale”? Per rispondere a questo interrogativo ci viene in soccorso la teoria dei giochi.

Pierpaolo Battigalli ne illustra i concetti matematici fondanti e ne dispiega la storia dal Seicento, secolo in cui prende forma questa disciplina a partire da un carteggio tra Blaise Pascal e Pierre de Fermat, fino alle implicazioni economiche e finanziarie contemporanee. Sì, perché l’analisi del ragionamento strategico può ad esempio permettere di fare previsioni sull’esito delle interazioni sociali o in merito a questioni di progettazione istituzionale.

Ecco allora che la lettura di queste pagine ci svela come le decisioni determinino e vengano determinate, come dipendano da noi tanto quanto noi dipendiamo da loro.

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Dall’urbanizzazione alle città

È la cosa più importante che abbiamo inventato: la città. Ha cambiato tutto. In questa originale ricostruzione dello sviluppo urbano, Murray Bookchin ci mostra come le città non siano sempre state quelle concentrazioni utili a facilitare gli scambi capitalistici e il consumo individuale, ma siano piuttosto state il locus della convivenza, del confronto e della democrazia diretta.

Non a caso la città, prima di trasformarsi in megalopoli, si è a lungo basata sul mutualismo più che sulla competizione, replicando il modo di funzionare tipico degli ecosistemi. Ed è all’interno di questo paradigma che i cittadini – la realtà vivente della democrazia, il corpo politico tangibile – dovrebbero rivendicare quel cruciale concetto di cittadinanza che lo Stato burocratico e il capitalismo consumista hanno vanificato, trasformandoli così in semplici elettori e clienti.

È dunque necessario re-inventare un municipalismo libertario consapevole della sua ricchissima storia e capace di riportare la politica alle sue origini: non «arte di governo» in mano a professionisti e burocrati ma pratica di autodeterminazione quotidiana dei cittadini.

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Pensieri lenti e veloci

Questo forse è il libro più importante che dovete leggere. Siamo stati abituati a ritenere che all’uomo, in quanto essere dotato di razionalità, sia sufficiente tenere a freno l’istinto e l’emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo le situazioni che deve affrontare e di scegliere, tra varie alternative, quella per sé più vantaggiosa.

Gli studi sul processo decisionale condotti ormai da molti anni dal premio Nobel Daniel Kahneman hanno mostrato quanto illusoria sia questa convinzione e come, in realtà, siamo sempre esposti a condizionamenti – magari da parte del nostro stesso modo di pensare – che possono insidiare la capacità di giudicare e di agire lucidamente. Illustrando gli ultimi risultati della sua ricerca, Kahneman ci guida in un’esplorazione della mente umana e ci spiega come essa sia caratterizzata da due processi di pensiero ben distinti: uno veloce e intuitivo (sistema 1), e uno più lento ma anche più logico e riflessivo (sistema 2).

Se il primo presiede all’attività cognitiva automatica e involontaria, il secondo entra in azione quando dobbiamo svolgere compiti che richiedono concentrazione e autocontrollo. Efficiente e produttiva, questa organizzazione del pensiero ci consente di sviluppare raffinate competenze e abilità e di eseguire con relativa facilità operazioni complesse. Ma può anche essere fonte di errori sistematici (bias), quando l’intuizione si lascia suggestionare dagli stereotipi e la riflessione è troppo pigra per correggerla.

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Avere tempo. Saggio di cronosofia

Una idea rivoluzionaria, un approccio completamente diverso alla filosofia tradizionale. Che parte da un semplice presupposto: essere significa avere tempo. Eppure abbiamo continuamente la sensazione di non avere tempo. Ma che cos’è, allora, questo bene di cui lamentiamo la mancanza? Forse è il tempo di qualità. E come trovarlo?

La nostra civiltà, sostiene Pascal Chabot, vive sotto quattro regimi temporali che si scontrano: Fato (imperativo biologico della vita fino alla morte), Progresso (imperativo del futuro), Ipertempo (tirannia del presente e tecnocapitalismo: il tempo è ovunque e da nessuna parte) e Scadenza (conto alla rovescia verso la catastrofe ecologica).

Prima d’ora mai si è sperimentato l’antagonismo di tante concezioni incompatibili del tempo, che il più delle volte si uniscono contro di noi e che dobbiamo tuttavia conciliare per affrontare la quotidianità. Perché l’atteggiamento che assumiamo nei confronti del tempo ha un impatto profondo sulle nostre vite: navighiamo tra nostalgia del passato, dipendenza dal presente e speranza per il domani. Ma quale temporalità dovrebbe essere preferita? La sfida, scrive l’autore, è costruire una saggezza del tempo commisurata all’attualità: una cronosofia.

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Il design e l’invenzione del Made in Italy

Da dove nasce il nostro grande patrimonio economico nazionale per l’export? Made in Italy è una «parola-valigia» che contiene le cose più diverse: oggetti e arredi per la casa, abiti, scarpe e borse, auto e motocicli, cibi raffinati o in scatola, ma anche atmosfere e stili di vita. Made in Italy è il ‘label’ lasciapassare che conferisce prestigio alle merci sul mercato globale ed è da sempre oggetto di discussioni e protezionismi.

Ma soprattutto Made in Italy allude a qualcosa di impalpabile quanto potente, condiviso in tutto il mondo e sinonimo di eleganza e della magica alchimia tra innovazione e tradizione.

Questo volume si interroga su come si sia giunti a una formula che ha comunicato e amplificato il prodotto italiano fin dalle esposizioni universali del XIX secolo, mettendo a fuoco, anche grazie ad azioni normative e propagandistiche, categorie che arricchiscono la semplice accezione di «fatto in Italia»: mediterraneità, artigianalità, artisticità, ingredienti che, a loro volta, contribuiscono a definire la sfuggente dimensione del design.

Ed è il design, nel suo passaggio da artigianato artistico a prodotto industriale, ad aver sollecitato nei mercati e nel pubblico internazionale quelle reazioni, per lo più favorevoli se non adoranti, che hanno contribuito a modellare una vera e propria categoria dello spirito, in un continuo gioco di rimandi tra spunti provenienti dai progettisti e dalle aziende italiane e riflessi rintracciabili nei paesi più attivi nel dibattito sulla cultura del progetto.

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Probabilità

Non la capiamo semplicemente perché il nostro cervello non è evoluto in modo tale da saper interpretare questa legge matematica. Invece, possiamo impararla con relativamente poco sforzo. Il problema è che nel linguaggio comune, la probabilità è un modo intuitivo di descrivere l’alea che circonda quale fra i possibili esiti di un fenomeno si manifesterà: dal lancio di una moneta alle variazioni dei corsi azionari.

La costruzione di una teoria della probabilità è stata un’impresa ardua, che ha richiesto un serrato confronto fra matematica e filosofia per liberare concetti e regole da incomprensioni e fraintendimenti. Probabilità fu scritto nel 1980 per fare il punto sulla teoria e introdurre i lettori in modo sistematico ai metodi e ai problemi della disciplina.

Affidate alle sapienti cure di due grandi matematici della seconda metà del Novecento, queste pagine si sono imposte fin da subito come un piccolo classico, per il rigore unito alla chiarezza con cui è affrontato un argomento così impegnativo.

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Vivere con ChatGPT. E se l’intelligenza artificiale ci rendesse più umani?

L’innovazione passa anche dalla tecnologia. Ma non si ferma là. Dobbiamo capirlo soprattutto adesso. È l’inizio di una nuova era: l’intelligenza artificiale, la nuova grande rivoluzione tecnologica (e non solo) del nostro tempo, dopo quella di Internet, sta cambiando e cambierà definitivamente le nostre vite. Sarà uno stravolgimento inevitabile, con cui dovremo imparare a fare i conti.

ChatGPT promette sostegno e assistenza per scrivere, fare ricerca, programmare, tradurre, creare immagini, discorsi o storie, sedurre, arricchirsi, ma anche per imbrogliare, fingere, mentire. Ma di che cosa si tratta veramente? Pensa davvero, è consapevole, potrà sostituirci? È un fuoco che ci brucerà o potrà insegnarci qualcosa, magari anche a diventare più umani?

Avvalendosi degli strumenti della storia delle idee, delle scienze e della tecnica, e di un pizzico di filosofia, Alexandre Gefen riflette sul modo in cui ChatGPT si è già imposto nelle nostre vite, ci racconta come e dove è nato, come funziona, quali sono le sue potenzialità (e, al momento, i suoi limiti) e i migliori campi di applicazione, i pregiudizi che lo riguardano e le insidie che nasconde.

Lo interroga per valutarne le risposte – talvolta davvero divertenti, talvolta deludenti, spesso sorprendenti. Ma ci svela soprattutto i segreti per utilizzarlo al meglio. Perché tra idealizzare l’ia ed esserne spaventati esiste una terza via, l’unica che l’autore ritiene possibile per il nostro futuro: comprenderla e imparare a conviverci.

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La sottile arte di fare quello che c***o ti pare. Il metodo scorretto (ma efficace) per liberarsi da persone irritanti, falsi problemi e rotture di ogni giorno e vivere felici

L’innovazione non è solo quella che leggiamo nei libri di tecnologia ma anche i nuovi pensieri che attraversano la società. Nuove filosofie adatte ai tempi moderni. Ad esempio un semplice cammino Come imparare a smetterla di fare tutto quello che gli altri si aspettano da noi, diventare delle persone più autentiche e vivere come avremmo sempre voluto.

Per decenni ci hanno ripetuto che il pensiero positivo è la chiave per avere una vita intensa e felice. «Fan—o la positività», afferma Mark Manson. «Cerchiamo di essere onesti, ogni tanto le cose non vanno come avremmo voluto, ma dobbiamo imparare ad accettarlo». L’autore, blogger seguitissimo, dice le cose come stanno: una dose di cruda, rinfrescante, pura verità.

Il concetto sostenuto nel libro, avvalorato da studi accademici e arricchito da aneddoti di vita reali, è che migliorare la nostra vita non dipende dalla nostra capacità di affrontare con falsa positività le difficoltà che incontriamo, ma dall’imparare a riconoscerle. Una volta che abbracciamo le nostre paure, i difetti, le incertezze, possiamo cominciare a trovare il coraggio, la responsabilità, la curiosità, e il perdono che cerchiamo.

La sottile arte di fare quello che c—o ti pare è uno schiaffo in faccia a chi non vede l’ora di risvegliarsi da un triste torpore e vivere secondo le proprie aspirazioni.

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25 modi per piantare un chiodo. Sessant’anni di idee e progetti per difendere un sogno

La stagione del pensiero è aperta. E anche quella per imparare a pensare e progettare. Con lo spirito curioso e concreto del bambino che imparando a sperimentare e a muoversi nel mondo acquisisce conoscenza, Enzo Mari si racconta in prima persona, dal periodo di autoformazione dell’infanzia e della prima giovinezza, tra gli anni Trenta e Quaranta, attento ai molti stimoli di una realtà difficile ma in pieno fermento, agli studi all’Accademia di Brera, alla fase di più intensa attività artistica che ha fatto di lui uno dei designer più geniali e innovativi del Novecento.

Mari è sempre stato mosso dalla convinzione che progettare corrisponda a una pulsione profonda insita in ogni essere umano. Una convinzione che lo ha portato, negli anni Sessanta, a rivoluzionare il concetto di design, realizzando, con coerenza, un’«utopia democratica»: disegnare e produrre oggetti belli e utili per la gente comune.

Sono nate così creazioni che non sentono l’usura del tempo: dai giochi concepiti per stimolare i bambini a «produrre intelligenza», ai progetti realizzati in tutto il mondo per i più importanti marchi (Olivetti, Driade, Zanotta, Artemide, Alessi). Con la fine degli anni Settanta, Mari considera conclusa l’utopia del design. Orgoglioso di essere un «ingenuo cronico», non esita a gridare che oggi il design è nudo ma non cessa di essere ottimista. Lezioni da non dimenticare.

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Vedere il mondo in treno

Ed ecco uno dei più bei libri che abbiamo per aprire la mente a nuove percezioni. Il treno. La linea ferroviaria che percorre i luoghi dell’antico Egitto; il fascino gelido della Transiberiana; lo sforzo di un piccolo trenino che si arrampica sui contrafforti himalayani o nella fitta foresta brasiliana; la futuristica velocità dello Shinkansen Kyushu; la Terra del Fuoco vista dal Tren de la fin del mundo.

Ma anche la ferrovia che tocca le Cinque Terre, la Circumetnea che abbraccia il vulcano siciliano e l’incantata lentezza del Glacier Express. Questa nostra lista di libri dei migliori libri di Macity non sarebbe completa senza un fuori-sacco. Eccolo.

81 strepitosi itinerari suddivisi per continente, con mappe, fotografie, chilometraggi, tappe e mete da non perdere; per vivere o immaginare avventure uniche lungo i binari di tutto il mondo, immersi nei luoghi e a stretto contatto con le tradizioni locali.

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Una stanza tutta per sé

Secondo fuori-sacco delle migliori liste di Macity. Torniamo indietro nel tempo. Nell’ottobre del 1928 Virginia Woolf viene invitata a tenere due conferenze sul tema “Le donne e il romanzo”. È l’occasione per elaborare in maniera sistematica le sue molte riflessioni su universo femminile e creatività letteraria.

Il risultato è questo straordinario saggio, vero e proprio manifesto sulla condizione femminile dalle origini ai giorni nostri, che ripercorre il rapporto donna-scrittura dal punto di vista di una secolare esclusione, attraverso la doppia lente del rigore storico e della passione per la letteratura. Come poteva una donna, si chiede la scrittrice inglese, dedicarsi alla letteratura se non possedeva “denaro e una stanza tutta per sé”?

Si snoda così un percorso attraverso la letteratura degli ultimi secoli che, seguendo la simbolica giornata di una scrittrice del nostro tempo, si fa lucida e asciutta riflessione sulla condizione femminile. Un classico della scrittura e del pensiero

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Le case dei miei scrittori

Terzo e ultimo fuori sacco come appendice alla serie di libri dei migliori libri di Macity. Un libro molto particolare. Un saggio che è anche un viaggio nel mondo interiore degli scrittori, facendo in modo che emerga quello che l’arte sa dare nel momento del grande cambiamento, quando non c’è nessun’altra certezza.

Così, anche se lo scrupolo della biografa spinge Évelyne Bloch-Dano a scovare il particolare realistico, il suo sguardo interiore segue la sua pista e rincorre le parole, i libri. L’intero universo simbolico dello scrittore prende corpo in un’atmosfera, nell’incendio dei muri rosa ai primi raggi del sole a Roma, nel vento nelle stradine di Nizza popolate di fantasmi, nella bruma salmastra che avvolge la costa dell’Acadia, dove viveva Marguerite Yourcenar; nelle grida dei gabbiani a Étretat, nei canti dei galli a Key West, nello sferragliare del treno ai piedi della tenuta di Zola a Médan.

Talvolta è un oggetto, a richiamare un mondo: la minuscola scrivania di Balzac, la poltrona di Mallarmé, la macchina da scrivere Corona di Karen Blixen, il giardino d’oro e di porpora di Colette, il semplice tavolo su cui Alexandra David-Néel trascriveva i suoi resoconti da Lhasa, i mobili e i tappeti della casa di Dickens, il castello del “Conte di Montecristo” di Dumas.

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Quando abbiamo smesso di capire il mondo

Immancabile, perché non poteva mancare, è questo libro straordinario di un grande autore, Benjamín Labatut. C’è chi si indispettisce, come l’alchimista che all’inizio del Settecento, infierendo sulle sue cavie, crea per caso il primo colore sintetico, lo chiama «blu di Prussia» e si lascia subito alle spalle quell’incidente di percorso, rimettendosi alla ricerca dell’elisir.

C’è chi si esalta, come un brillante chimico al servizio del Kaiser, Fritz Haber, quando a Ypres constata che i nemici non hanno difese contro il composto di cui ha riempito le bombole; o quando intuisce che dal cianuro di idrogeno estratto dal blu di Prussia si può ottenere un pesticida portentoso, lo Zyklon.

E c’è invece chi si rende conto, come il giovane Heisenberg durante la sua tormentosa convalescenza a Helgoland, che probabilmente il traguardo è proprio questo: smettere di capire il mondo come lo si è capito fino a quel momento e avventurarsi verso una forma di comprensione assolutamente nuova. Per quanto terrore possa, a tratti, ispirare.

È la via che ha preferito Benjamín Labatut in questo singolarissimo e appassionante libro, ricostruendo alcune scene che hanno deciso la nascita della scienza moderna. Ma, soprattutto, offrendoci un intrico di racconti, e lasciando scegliere a noi quale filo tirare, e se seguirlo fino alle estreme conseguenze.

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