Un momento di piacevole serenità, con il riso che permette di rilassarsi e godersi l’attimo. Ci sono tanti modi per farlo, il primo dei quali è certamente con gli amici. Ma anche cinema, televisione, radio: tantissime le occasioni per ridere serenamente. Ne tralasciamo sempre una, però.
Ed è quella dei libri. Ci sono tantissimi libri che fanno ridere o divertirsi: si passa il tempo in allegria anche da soli e poi si possono prestare a chi vogliamo far divertire come ci siamo divertiti noi. Questa è la nostra prima lista di libri che fanno divertire in famiglia, con un umorismo sano e non volgare di origine prettamente britannica. Ma non solo.
Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.
Alla buon’ora, Jeeves!
Iniziamo questa raccolta con il grande maestro dell’umorismo intelligence e delicato, P.G. Wodehouse, con i suoi due personaggi migliori: il ricco e sprovveduto Bertie Wooster e il maggiordomo Jeeves che ha sempre una soluzione. Questa volta Bertie Wooster ha un problema. È da poco tornato a Londra dopo una vacanza a Cannes con la zia Dahlia, e quello che trova non gli piace affatto. L’amico Gussie Fink-Nottle si è innamorato di Madeline Bassett e, mentre Bertie era in Francia, ha chiesto consigli sentimentali a Jeeves, il fedele maggiordomo di casa Wooster. E questo, Bertie non lo può accettare.
Il giovane aristocratico, con i suoi nuovi abiti francesi che tanto irritano Jeeves, si mette in testa di essere l’unico a poter risolvere la situazione e far trovare all’amico il coraggio di dichiararsi all’amata Madeline.
Nel frattempo, zia Dahlia chiede al nipote di raggiungerla nella dimora di campagna, per aiutarla con la premiazione di alcuni studenti meritevoli. Bertie Wooster ha un’idea geniale: non ha alcuna intenzione di aiutare la zia, e così, saputo che nella residenza ci sarà proprio Madeline Bassett, decide di mandarci al suo posto Gussie Fink-Nottle, con la speranza di spingerlo a dichiararsi alla timida ragazza. Due piccioni con una fava, dunque.
Ma l’idea geniale di Bertie non è poi così brillante come sembra, tanto che nella casa inizia un vortice di goffi equivoci, fidanzamenti indesiderati, fraintendimenti esilaranti e cul-de-sac da cui sembra impossibile uscire. O forse il fedele Jeeves ha un asso nella manica?
Grazie, Jeeves
Sempre Wodehouse e sempre la nuova edizione pubblicata dalla casa editrice Sellerio di Palermo, con un’ottima nuova traduzione. In questa storia tutto è messo in moto, come sempre, da un atto benintenzionato e scervellato del nobile Bertie. Un suo amico d’infanzia non trova il co raggio di dichiararsi alla sua amata e così Bertram, per aiutarlo, pensa di farlo ingelosire. Ne segue una catena di disastri, a ognuno dei quali pone rimedio il maggiordomo Jeeves, usando il semplice buonsenso intelligente, che manca completamente al ceto di dame e gentiluomini del suo padrone.
Attorno a Bertie e Jeeves si muove una galassia di individui goffi e improbabili: l’amico fidanzato Chuffy, proprietario dell’enorme tenuta dove Bertie si è ritirato provvisoriamente per esercitarsi al banjolele; Pauline Stoker, la fidanzata, ferita nello strabordante orgoglio; Mr Stoker, padre di Pauline, rozzo miliardario americano; Sir Roderick Glossop, psichiatra e spasimante della zia di Chuffy; Seabury e Dwight, due bambini pestiferi e odiosi; lo zelante sergente Voules e il suo corruttibile agente Dobson; e poi l’ubriacone e manesco Brinkley, il nuovo maggiordomo assunto da Bertie dopo l’imprevedibile licenziamento di Jeeves con cui si apre il romanzo.
Tra sentimenti sublimi e baruffe, eredità e compravendite, incendi, rapimenti e fughe, effrazioni e arresti, sbornie e pantomime, solo l’intervento dell’impeccabile Jeeves potrà riportare l’equilibrio nel caos. E risanare, forse, la frattura tra Bertie e il suo amato maggiordomo.
Tre uomini in barca (per tacer del cane)
Il grande umorista britannico Jerome K. Jerome è stato certamente meno prolifico del suo amico P.G. Wodehouse, ma altrettanto divertente se non di più. Questo libro è il suo capolavoro.
Divenuto ormai un classico della letteratura inglese, racconta le avventure di Jerome, Harris e George: tre amici, una barca e il fiume, perchè nulla è più adatto di una gita per rilassare un po’ i nervi. Se non fosse che l’organizzazione fa acqua da tutte le arti. E solo il cane Montmorency sembra godersi questa buffa avventura, ricca di imprevisti, incomprensioni e divertimento.
Tre uomini a zonzo
Seguito ideale del precedente “Tre uomini in barca” e altrettanto divertente, questo è il secondo consiglio per quanto riguarda la penna fortunatissima di Jerome K. Jerome.
La trama è semplicissima: dopo aver attraversato il Tamigi in barca, insieme al fedele cane Montmorency, ora i tre amici vogliono percorrere la Foresta Nera. In tandem. Tornano Jerome, Harris e George.
Il circolo Pickwick
L’opera di Charles Dickens è monumentale e tocca generi diversi. Molti lo ricordano per opere di denuncia sociale, pochi per un genuino capolavoro dell’umorismo (anche se non perde di vista la società) vale a dire le avventure di Samuel Pickwick.
Pubblicato originariamente in venti puntate mensili, tra il 1836 e il 1837, il romanzo incontrò già all’epoca un grande successo popolare, soprattutto a partire dalla comparsa di Sam Weller (nel quinto capitolo) che portò le vendite a oltre quarantamila copie per numero. Oreste Del Buono diceva che la pubblicazione dei fascicoli rappresentava una sorta di evento: li leggevano nei cortili ad alta voce a tutta la famiglia.
Questo è un libro modellato sull’impianto del romanzo picaresco, sulla scorta di quanto già avevano fatto in Inghilterra Defoe, Fielding e Smollett, in cui la trama – il resoconto dei viaggi che Samuel Pickwick compie nel 1827 assieme ai suoi migliori amici – diventa pretesto per raccontare una serie di personaggi e situazioni tra le più varie, per lo più improntate a un tono umoristico.
I personaggi sono spesso furfanti, ciarlatani o eccentrici e a buon titolo si può dire che questo romanzo rappresenta “l’immagine idealizzata e nostalgica di un’Inghilterra eccentrica e cordiale, estrosa e ricca di umanità”.
Le avventure di Huckleberry Finn
Mark Twain è ricordato come uno dei massimi scrittori americani, ed è certamente quello che più ha girato il paese (ma anche molti altri stati) per raccontare avventure o storie degne di nota. Dotato di una penna multiforme, in questa storia sa cogliere gli aspetti più divertenti di un rito di passaggio dall’età della fanciullezza a quella adulta.
“La storia di Huck e della sua fuga in zattera lungo il Mississippi con il negro Jim, fino al ricongiungimento col compagno di scorrerie Tom Sawyer negli ultimi capitoli di un libro che nacque come proseguimento del precedente Le avventure di Tom Sawyer – scrive nell’introduzione Giuseppe Culicchia –, era tra le preferite di Ernest Hemingway, che citava sempre Mark Twain tra i suoi autori fondamentali: e non a caso, naturalmente, visto che fin dai suoi esordi anche l’autore di Fiesta lavorò molto duramente per riuscire a ricreare sulla pagina la lingua della strada, cosa per cui venne assai criticato”.
Molti, tra cui Joyce Carol Oates, considerano Le avventure di Huckleberry Finn ‘Il Grande Romanzo Americano’. Altri, come T.S. Eliot, lo considerano l’unico vero capolavoro di Mark Twain. Di sicuro Le avventure di Huckleberry Finn è un romanzo-mondo, scritto superbamente, e divertentissimo. Huck Finn, in quanto ribelle adolescente refrattario a qualsiasi forma di autorità e di imposizione, sta all’origine di Holden Caulfield e di tutti i ribelli adolescenti della letteratura nordamericana.
E il fiume Mississippi è al tempo stesso uno dei protagonisti principali del libro e una metafora. Ma la storia di Huck Finn – conclude Culicchia – è anche una grande satira sulla democrazia americana e sugli americani, in genere timorati di Dio ma sempre felici di impiccare un negro.
L’importanza di essere onesto
Tradotto in vari modi per riuscire a cogliere il gioco di parole che si cela nel titolo (anche “L’importanza di essere franco”) è un capolavoro di satira sociale e di leggerissimo umorismo. Ultimo lavoro teatrale di Oscar Wilde, questo testo debuttò al St James’s Theatre di Londra il 14 febbraio 1895, ma nonostante lo strepitoso successo non rimase a lungo sulle scene a causa di uno scandalo che sconvolse di lì a poco la vita dello scrittore.
La commedia riprese però in seguito il suo cammino trionfale e rimane in assoluto una delle più rappresentate. Prima di essa Wilde aveva già al suo attivo il buonissimo esito di tre melodrammi brillanti: «Il ventaglio di Lady Windermere» (1892), «Una donna senza importanza» (1893) e «Un marito ideale» (1895). Ma mentre questi lavori si inserivano nel filone “francese” della commedia, di Sardou, Scribe e Dumas figlio, le cui vicende erano ambientate nei salotti della buona società e riguardavano l’onore, il matrimonio, la fedeltà, i natali, questo testo segna una totale emancipazione da tali moduli.
Facendo dei suoi paradossi piacevolmente sovversivi la struttura stessa del dramma, sostituendo all’azione la conversazione, mettendo sullo stesso piano le cose serie e quelle frivole, Wilde non solo sbeffeggia le convenzioni teatrali della società dell’epoca, ma la stessa società che da quelle convenzioni vuol sentirsi rassicurata nei suoi codici comportamentali.
Guida galattica per gli autostoppisti. Il ciclo completo
Un autore geniale che ha creato un seguito che prosegue ancora oggi, un quarto di secolo dopo la sua morte. Douglas Adams e il suo ciclo degli autostoppisti è una vera miniera di divertimento.
Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell’estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitargli intorno, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, si trova un minuscolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive da credere ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione. Quel pianeta sta per essere distrutto, per lasciare il posto a una gigantesca circonvallazione iperspaziale.
Nata da una fortunata serie radiofonica trasmessa dalla BBC, la pentalogia di Adams con le irriverenti e surreali avventure di Arthur Dent e Ford Prefect, viaggiatori delle galassie, è un fenomeno di culto per molti lettori che qui possono trovare riuniti in un unico volume tutti i cinque romanzi.
Una donna e altri animali
La nostra serie dei migliori libri di Macity non poteva concludersi con almeno due fuori sacco. Abbiamo scelto due voci italiane relativamente lontane nel tempo ma molto amate. La prima è quella di Brunella Gasperini, penna magica del giornalismo di commento (dire femminile sarebbe riduttivo vista la sua capacità universali).
Un marito brontolone, due figli, gli amici dei figli, due cani, un merlo, un gatto: una miscela unica, surreale, all’interno della quale Brunella si muove per acconsentire alle pretese del direttore, rispondere alle lettrici, scrivere, infine, un libro. E tutto questo tormentata dalle sue nevrosi, i dubbi, le angosce e i ricordi.
L’autrice ci parla della sua famiglia: il nonno anarchico, la nonna francese impegnata in un difficile colloquio con Dio, il padre antifascista, la madre indomita e, prima fra tutti, la sanguinosa ferita mai rimarginata dei quattro fratelli morti tragicamente durante la guerra partigiana.
Guida della memoria gli animali, i cani amati e perduti, i gatti, gli uccelli che hanno scandito le diverse epoche della vita della scrittrice: l’infanzia, la guerra, il matrimonio, il ‘68. Ne scaturisce un ritratto straordinario di una donna, in un libro commovente proprio per l’estremo pudore dei sentimenti.
Sono mancato all’affetto dei miei cari
Chiudiamo questa lista di migliori di Macity con il secondo fuori sacco di un grande autore e umorista italiano, Andrea Vitali. Orgoglioso proprietario di una ferramenta, un tipo solido, senza grilli per la testa, mai un giorno di vacanza: è l’eroe di questo romanzo. Sembra impossibile che gli sia toccata in sorte una simile progenie. Eppure.
Lo spaccato ironico e preciso di una certa società italiana. Una commedia amara che, con garbo, prende in giro un modello maschile ormai sempre più raro. O almeno si spera. Provincia lombarda, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del secolo scorso.
Un padre tutto casa e lavoro ripercorre la storia del proprio rapporto con i figli, che non sono venuti esattamente come si aspettava. L’Alice, maestrina frustrata, malinconica e sognante, che rimpiange di non essere andata all’università – manco studiare servisse – ed è incapace di fare l’unica cosa che una donna deve saper fare: la moglie.
L’Alberto, che i libri, bisogna rendergliene merito, li ha tenuti a debita distanza, ma in compenso si rivela un ingrato. Infine l’Ercolino, che apre bocca solo per mangiare voracemente, anche se è magro quanto un chiodo; e, pensa tu, a scuola pare sia un genio.
Insomma, un disastro, cui si aggiunge una moglie pronta in ogni occasione a difendere quei tre disgraziati. Troppo, davvero troppo, anche per un uomo di ferro come lui,
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