Sviluppatori hanno usato DALL-E 2 (il modello di machine learning che permette di generare immagini partendo da un testo applicando man mano modifiche al risultato usando l’Intelligenza Artificiale) per creare un programma che emula il lavoro del ritrattista forense, in grado di creare identikit per le forze dell’ordine partendo dalla descrizione dei sospetti, indicando in altre parole com’erano gli occhi, i capelli, descrivendo naso, sopracciglia, forma del viso, ecc.
Il programma – riferisce il sito Motherboard – è denominato Sketch AI-rtist ed è stato creato dagli sviluppatori Artur Fortunato e Filipe Reynaud nell’ambito di un hackathon (un evento al quale partecipano, a vario titolo, esperti di diversi settori dell’informatica) nel dicembre 2022. Gli sviluppatori spiegano che lo scopo del loro software è quello di ridurre la tempistica normalmente necessaria per ricostruire il volo di un criminale, lavoro che può richiedere anche ore.
“Non abbiamo ancora rilasciato il prodotto e quindi non vi sono utenti attivi al momento”, hanno riferito i due sviluppatori. “Allo stadio attuale, stiamo ancora cercando di verificare se il progetto potrebbe essere utilizzabile o no in uno scenario realistico. Per questo motivo stiamo pensando di metterci in contatto con i distretti di polizia per avere dati di input con i quali eseguire test”.
Ricercatori ed esperti di etica hanno riferito al sito Motherboard che lo sfruttamento di AI generativa nell’ambito dei laboratori della Polizia scientifica è estremamente pericoloso, una scelta potenzialmente in grado di peggiorare pregiudizi razziali e di genere di cui tenere conto nelle iniziali descrizioni dei testimoni, ognuno dei quali tende a descrivere il sospettato in modo diverso dal momento che ciascuno rimane colpito da qualcosa in particolare, con il rischio che si arriva a ricostruire un volto che possa accontentare un po’ tutti.
“Il problema con i tradizionali identikit forensi non è il tempo necessario per realizzarli (che è l’unica complicazione che questo programma per ritrattista forense cerca di risolvere)”, riferisce Jennifer Lynch, Surveillance Litigation Director di Electronic Frontier Foundation. «Il problema è che qualsiasi ritrattista forense deve già ora fare conti con pregiudizi cognitivi e la fragilità della memoria umana». E ancora: «L’AI non può risolvere questi problemi, e per come è concepito, questo particolare programma potrebbe con ogni probabilità peggiorarli».
«Ricercatori hanno dimostrato che gli esseri umani tendono a ricordare i volti un maniera olistica (come un insieme, secondo un unico percetto globale, ndr), e non tenendo conto di peculiarità dopo peculiarità», spiega ancora Lynch. «Purtroppo, una volta che il testimone vede un’immagine composita, questa tende a sostituire nella loro mente quello che hanno realmente visto, sfocando il ricordo del reale sospettato, un problema che sarebbe ancora di più aggravato da immagini generate da AI che sembrano ancora più “reali” di un identikit disegnato a mano».
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