Negli Stati Uniti alcuni investigatori stanno lavorando per cercare di accedere al telefono del killer che venerdì sera ha attentato alla vita dell’ex presidente Donald Trump nel corso di un comizio nel villaggio rurale di Butler (nello stato della Pennsylvania).
Il killer-ragazzino si trovava a una distanza tra i 120 e i 150 metri dal podio quando sono risuonati gli spari; non si conoscono le motivazioni dell’attentatore e finora non sono emerse indicazioni su ciò che potrebbe averlo spinto al gesto..
I familiari del ragazzo hanno riferito di essere sorpresi; non sembra siano stati in grado di fornire particolari indicazioni; la polizia non ha trovato nella sua stanza o sui suoi profili social messaggi o rivendicazioni. Thomas Matthew Crooks (questo il nome dell’attentatore) non era a quanto pare molto attivo online e finora non sono stati riscontrati contenuti da far pensare a un soggetto a rischio.
Resta da esaminare il telefono. Il sito statunitense The Verge riferisce che l’iPhone dell’attentatore è sotto esame da parte dell’FBI e che finora l’’agenzia governativa di polizia federale degli Stati Uniti non è riuscita ad accedere al dispositivo. L’iPhone è stato inviato a un laboratorio dell’FBI di Quantico (Virginia) nella speranza di riuscire a bypassare la password che protegge il telefono.
La vicenda ricorda quando accaduto nel 2016, nell’ambito della cosiddetta strage di San Bernardino (una sparatoria avvenuta in un centro sociale per disabili a San Bernardino, in California, il 2 dicembre 2015): all’epoca Apple si era rifiutata di fornire aiuto alle indagin (sbloccare l’iPhone dell’attentatore) i e Trump stesso aveva criticato la Mela per questa scelta.
Tim Cook (CEO di Apple) all’epoca rispose con una lettera, spiegando che il governo voleva “qualcosa che semplicemente non abbiamo, e qualcosa che consideriamo troppo pericoloso creare” (una backdoor nell’iPhone). L’iPhone dell’attentatore di San Berardino fu sbloccato grazie ad una società australiana. Alla fine, non si ricavò nulla di rilevante.
Aggiornamento. Non è cjhiaro se il telefono sia un iPhone (alcune fonti parlano di iPhone, altee di un dispositivo Android).L’FBI ha riferito di essere riuscita ad avere accesso al telefono (non è chiaro se sfruttando qualche strumento dedicato di “hacking” o semplicemente perché i genitori di Crooks conoscevano il codice di sblocco). Sembra che – almeno finora – l’accesso allo smartphone non sia servito a ottenere dettagli utili per capire il perché del gesto.