Tre media statunitensi (l’agenzia Associated Press, il quotidiano USA Today e l’azienda di broadcasting e media digitali Vice media), vogliono sapere chi c’è dietro lo sblocco dell’iPhone 5c dell’attentatore di San Bernardino.
Come noto il dispositivo in questione era di proprietà dell’attentatore che lo scorso 2 dicembre ha ucciso 14 persone in una clinica californiana; l’FBI ha fatto di tutto per sbloccare il telefono, chiedendo anche ad Apple di scrivere un firmware ad hoc; al rifiuto di questa (che ha rifiutato di collaborare evidenziando la possibilità di un pericoloso precedente) si è rivolta a mai identificate con certezza terze parti che sono riuscite a sbloccare il dispositivo perché su questo era presente una vecchia versione di iOS ma anche perché il 5c non integra le protezioni integrate nei dispositivi più recenti.
L’ente investigativo di polizia federale USA non ha fornito dettagli su come è stato eseguito lo sblocco (che ora si scopre poteva essere fatto senza tutto il bailamme intorno al caso) e i media in questione hanno presentato una citazione in tribunale per avere dettagli e sapere il prezzo esatto pagato per l’assistenza ricevuta. James Comey, direttore dell’FBI, ha genericamente parlato di una cifra intorno al milione di dollari ma il sospetto è che l’ente abbia speso molto di più.
La richiesta del gruppo (qui in PDF) è possibile in base al diritto di accesso all’informazione regolato da norme conosciute in campo internazionale come “Freedom of Information Acts” (FOIA). In base queste norme, la pubblica amministrazione ha l’obbligo di fornire informazioni complete, e i cittadini hanno diritto a chiedere ogni tipo di dettaglio in possesso amministrazioni che non contrastino con la sicurezza nazionale o la privacy.