Innovare nel mondo dei PC? Impossibile. Questa l’opinione espressa da Samuel J. Palmisano, ex AD e attuale presidente di IBM in una intervista al New York Times con la quale si spiegani le ragioni che hanno portato Big Blue ad abbandonare alcuni settori, incluso quello dei personal computer, venduto nel 2004 ai cinesi di Lenovo.
Secondo Palmisano l’abbandono del mondo dei personal computer è stata la conseguenza obbligata della volontà di riportare IBM al ruolo centrale che avuto fino agli anni ’70 eliminando le attività che a lungo termine non avrebbero avuto più alcun senso e altre alle quali l’azienda credeva poco o per nulla. In base allo stato attuale dell’azienda, la mossa si è rivelata giusta e l’azienda è diventata un punto di riferimento tra i big mondiali nel settore delle innovazioni e delle tecnologie (la società ha annunciato di aver raggiunto il numero record di 5.896 brevetti statunitensi nel 2010, occupando per il 18° anno consecutivo il vertice della classifica delle aziende più inventive del mondo; questi risultati sono il frutto d’investimenti in Ricerca e Sviluppo pari ogni anno a 6 miliardi di dollari).
Nel settore PC secondo Palmisano, non è più possibile innovare e guadagnare alti margini. Con il senno di poi non è difficile dargli ragione: cambiano le CPU, i dischi rigidi diventano più grandi e veloci, le schede video sempre più performanti, ma le grandi innovazioni dove sono? IBM preferisce investire in tecnologie che nel giro di pochi anni potrebbero cambiare il modo di vivere e lavorare.
[A cura di Mauro Notarianni]