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L’Europa vuole fermare il riconoscimento facciale per strada

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Il Parlamento europeo ha invitato i legislatori dell’Unione Europea ad evitare l’impiego del riconoscimento facciale automatizzato negli spazi pubblici e di salvaguardare, invece, un uso più rigoroso dell’intelligenza artificiale da parte della polizia. I deputati hanno votato a favore della risoluzione non vincolante.

I deputati hanno affermato che i cittadini dovrebbero essere monitorati solo quando sono sospettati di un crimine, e non senza motivo quando circolano per strada. I votanti hanno espresso preoccupazioni per gli algoritmi di riconoscimento facciale automatizzato, sostenendo che occorre comunque la supervisione umana, anche al fine di evitare discriminazioni. I politici hanno fatto notare la presenza di prove che suggeriscono come i sistemi di identificazione basati sull’intelligenza artificiale incappano in errori più frequenti quando si tratta di gruppi etnici minoritari, persone LGBTI, anziani e donne.

51 organizzazioni chiedono all’UE il ban di sistemi di riconoscimento facciale usati per spiare i cittadini

Di conseguenza, affermano i deputati, “gli algoritmi dovrebbero essere trasparenti, tracciabili e sufficientemente documentati”, con l’utilizzo di opzioni open source ove possibile.

Secondo il diritto dell’UE, “una persona ha il diritto di non essere sottoposta a una decisione che produca effetti giuridici che la riguardano o che incida nella sua sfera in modo significativo e si basi unicamente su un trattamento automatizzato di dati”.

Inoltre, i deputati hanno invitato i funzionari dell’UE a vietare le banche dati private di riconoscimento facciale, così come l’impiego di “polizia predittiva basata su dati comportamentali”.

Hanno anche esortato la Commissione europea a vietare l’adozione di punteggio sociale o sistemi di credito sociale.

Ricordiamo che ad aprile scorso la CE ha proposto un disegno di legge chiamato Artificial Intelligence Act, che introdurrebbe un ampio quadro normativo per l’IA. Tra le misure vi è il divieto di identificazione biometrica a distanza (come il riconoscimento facciale) negli spazi pubblici a meno che non venga utilizzata per contrastare reati gravi, tra cui terrorismo e rapimenti.

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