Sino all’ultimo, quando John Mayer è salito sul palco per suonare con una sorta di piattaforma semovente apparsa da dietro le quinte, e dopo i ringraziamenti accorati di Steve Jobs a tutti quelli che – presenti in sala o in ufficio a Cupertino – in questi ultimi mesi hanno lavorato come matti per finire l’iPhone e Apple Tv, ci si aspettava “one more thing”. Ma non è arrivata.
Cosa mancava? C’è chi parla di iTablet (oramai, dopo aver dimostrato che nuove interfacce e flessibilità di MacOsX sono assodate, l’esercizio di realizzarne uno è “trivial”, come dicono gli americani), chi di fantomatici hardware come modelli di MacBook Pro da 12 pollici o altro. Soprattutto, però, molti si aspettavano un’altra cosa. Una bella dimostrazione semi definitiva delle meraviglie di MacOs X 10.5, nome in codice Leopard. Che invece è completamente mancata.
Certo, con l’attenzione concentrata su una presentazione eccezionale in termini di attesa e natura del prodotto come quella dell’iPhone, sostanzialmente il protagonista indiscusso delle due ore di keynote, il tempo per mettere a cuocere sul fuoco anche un altro tema era forse troppo poco e avrebbe distratto l’attenzione dalla mossa considerata più importante. Tuttavia, neanche una nota su come sarà la versione definitiva di MacOs X del futuro a così pochi giorni dal lancio della versione “consumer” di Microsoft Vista lascia un po’ perplessi.
Come procede lo sviluppo? A che punto sono le funzionalità ? Steve Jobs aveva detto la scorsa estate che avrebbe praticamente fatto vedere il minimo indispensabile di Leopard prima del rilascio di Vista, per evitare che gli ingegneri di Microsoft si lanciassero in “copie” dell’ultimo minuto. Copie che, alla fine, potranno sempre essere fatte grazie al sistema di download di nuove applicazioni integrato all’interno di Vista stesso (cosa diversa, giova ammetterlo, dall’aggiornamento di sistema studiato da Apple, che si concentra sulle versioni di mantenimento delle applicazioni già aggiornate e sulle patch di sicurezza). Insomma, un motivo ci sarebbe. Ma rimane lo stesso sospesa nella sala stampa e tra gli appassionati convenuti qui al Moscone Center la domanda: ma qualcosina non si poteva far vedere lo stesso? Pare di no…
Ps: nota a posteriori. Come al solito, il vostro umile cronista ripete uno sbaglio che ormai è diventato quasi un divertente (per gli altri) gioco: confondere il nome di Leopard con Tiger. A questo punto, non mi resta che sperare che lo rilascino il prima possibile e si possa passare al prossimo felino…