L’eccezione diventa regola, la fotografia in bianco e nero made in Leica si è fatta una famiglia con l’introduzione di Leica Q2 Monochrom.
La casa di Wetzlar, anche durante il lockdown, continua a presentare novità e, dopo la M10-R, la versione ad alta risoluzione del suo long-seller a telemetro, lancia una versione “economica” (relativamente parlando) della fotocamera a sensore monocromatico. Quella Leica Monochrom che ha già tre generazioni sulle spalle e adesso vedere arrivare una sorella minore: Q2 Monochrom.
Identica alla Q2, tanto da condividerne anche le batterie (che sono usate anche dalla Q e dalla SL ed SL2) la Q2 Monochrom è identica alla sorella a colori con poche, sostanziali differenze: il sensore Cmos full-frame 24×36 adesso da 47,3 milioni di pixel non ha più il filtro di Bayer e permette quindi di scattare solo immagini in bianco e nero ma con microcontrasto e risoluzione maggiore dell’equivalente a colori.
Ovviamente la nuova macchina non ha profili colori per i file jpg, ma acquisisce tre profili per il bianco e nero (seppia, blu e selenio) che echeggiano le lavorazioni delle pellicole tradizionali in bianco e nero. Le caratteristiche dell’apparecchio sono le stesse della Q2: obiettivo non intercambiabile con autofocus Summilux f/1.7 da 28mm.
La macchina non è una telemetro ma una vera mirrorless, anche se il mirino OLED da 3,4 megapixel permette di vedere le classiche cornicette delle telemetro e lavorare in modalità crop con focali prestudiate da 35, 50 e 75mm. Con 47 megapixel a disposizione questo zoom digitale permette di ottenere immagini di ottima, buona e normale qualità (rispettivamente di 47, 30, 15 e 7 megapixel) anche con la focale simulata più lunga.
La Leica Q e poi la Q2, essendo sistemi compatti (senza cambio di ottica) permettono di avere certificazioni migliori per la tropicalizzazione e un approccio più facile e immediato alla fotografia, che piace agli appassionati perché ricorda le telemetro ma è meno impegnativo per chi non vuole “studiare” la tecnica dei campioni come Capa e Cartier Bresson e scattare foto con un feeling più simile a quello di una mirrorless tradizionale. I comandi super semplificati, ma la presenza di modi automatici per tutto, consentono un uso più tradizionale. Il costo più contenuto (6.500 euro) rispetto a una M-10 Monochrom solo corpo) permette di dire che, nel mondo Leica, questa è una macchina più “economica”. Sicuramente un investimento per il lungo periodo.
La macchina con il sensore monocromatico acquista una notevole sensibilità. I 14 bit di profondità sul sensore Made in Europe pilotato dal processore Maestro II portano ad avere 13 stop di apertura con l’ISO di base, che su questo apparecchio è a 200 poiché il sensore è molto più “sensibile” dell’equivalente con filtro di Bayer. La gamma dinamica è molto estesa, quindi (ed è il dato più interessante), e così anche la sensibilità, che va da 100 a 100mila ISO, con i 50mila perfettamente usabili.
Inoltre, la macchina registra video (ovviamente solo in bianco e nero) da 4K a 30 fps con 24 bit al secondo o full HD fino a 120 B/s. Una sola scheda SD e la batteria, entrambe alla base della macchina. Leica consiglia l’uso di card di tipo UHS II.
Una nota infine ancora sull’obiettivo: si tratta di una versione leggermente più “buia” del Summilux tradizionale, che nel gergo di Leica indica obiettivi di focale diversa con apertura da f/1.4. Questo f/1.7 da 28 millimetri capace di scatto anche macro e ovviamente di autofocus, è stato in parte rinnovato, adesso infatti ha 11 elementi in 9 gruppi con tre elementi aseferici.
La resa di questo, come gli altri obiettivi Leica, che vengono anche “aiutati” da microlenti poste sul sensore per avere una perfetta correzione ottica anziché computazionale delle immagini, è strabiliante. Se è vero che si ottengono risultati simili dal punto di vista della resa apparente dell’immagine anche con obiettivi di altri produttori, quello che rende unici gli obiettivi Leica è il superiore potere di risoluzione.
Misurato in linee accoppiate per millimetro, un test standard del settore che risale all’epoca analogica, il potere di risoluzione di un obiettivo è il vero collo di bottiglia di una fotocamera. Se l’obiettivo non “vede” bene, non c’è sensore o algoritmo che possano compensare. E nel caso di questo come degli altri obiettivi Leica il potere di risoluzione è di 60 coppie di linee per millimetro, con una base di 40 coppie di linee per millimetro dei “vecchi” obiettivi. Per intendersi, a parte un obiettivo Zeiss che arriva a 40 coppie, tutto il resto del mercato è sotto le 30 coppie di linee per millimetro.
Sull’autofocus, infine, una nota: non c’è la funzione di tracking perché questa si basa su sistemi digitali che seguono il colore e non è possibile averla su una macchina che “vede” in bianco e nero. Non è tuttavia una funzionalità molto usata su Q2, dicono quelli di Leica, perché viene usata di più dai fotografi professionali con la SL2 per scene di sport o comunque movimentate. Invece, Leica Q2 Monochrom secondo l’azienda sarà la macchina digitale per gli artisti, i creativi, gli appassionati, il secondo corpo dei professionisti e soprattutto i grandi dilettanti.
Un segmento, questo, affascinante anche perché popolato da alcune delle figure più intense della storia della fotografia. Il bianco e nero come foto d’arte e come foto artistica al suo meglio, insomma. Il mercato dirà se Leica Q2 Monochrom sarà in grado di seguire il successo di Leica M-10 Monochrom, che vende al di sopra di qualsiasi aspettativa. Su 10 Leica M vendute infatti 3 sono Monochom. Un mercato da cannibalizzare prima che lo facciano altri, come sostiene la teoria della innovazione radicale predicata da tanti ma praticata solo da poche aziende, tra le quali Leica.
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