Il 2025 è un anno speciale per Leica Camera: l’azienda tedesca celebra il centenario della produzione delle sue iconiche fotocamere. Per l’occasione, Leica partecipa alla Milano Design Week con un’esposizione che racconta la sua storia prima di trasferirsi nel quartier generale di Wetzlar. In questo contesto abbiamo incontrato Stefan Daniel, vicepresidente Photo & Design, che ci ha raccontato la filosofia che ha reso Leica una leggenda.
Lo incontriamo in esclusiva per Macity negli uffici italiani dell’azienda, e ci accoglie scattando una foto a pellicola con una Leica. È una Leica Ia, un apparecchio con obiettivo fisso identico al primo modello in produzione, senza telemetro (“Ma volendo di là ho l’aggiuntivo dell’epoca”) che nel caso di quetso esemplare ha poco meno 100 anni. “La cosa incredibile è che ieri sono andato in un normale negozio di fotografia a comprare un rullino prodotto oggi, l’ho caricato, scatto e quando finisco lo lascio a loro per lo sviluppo. Questo apparecchio funziona ancora adesso come se niente fosse. Come se non fosse passato più di un mese dalla sua produzione, eppure anche lui si avvicina al secolo di vita”.

L’intervista a Stefan Daniel
Da dove nasce l’idea rivoluzionaria che ha portato alla prima Leica?
“Tutto viene da un bisogno pratico dell’inventore Oskar Barnack, che lavorava per l’azienda dal 1911. Il suo compito professionale era sviluppare proiettori cinematografici, ma era appassionato di fotografia. Era completamente frustrato dal dover usare grandi camere di legno con lastre di vetro, pesanti e ingombranti, che rendevano difficile fotografare il mondo reale. Nel 1914 realizzò il prototipo che chiamò ‘Lilliput’, dalle terre dei viaggi di Gulliver, che gli permise di filmare e fotografare allo stesso tempo. Non sono sicuro che avesse capito l’importanza di ciò che aveva inventato.”
Come si passò dal prototipo alla produzione?
“Dopo la Prima Guerra Mondiale l’economia andava male. Ernst Leitz II era un imprenditore etico, ci teneva ai suoi dipendenti e cercava nuovi business per salvare l’azienda senza licenziamenti. Chiese a Barnack di sviluppare l’idea e lui realizzò la serie Ur-Leica. Il modello numero 112, che andrà all’asta quest’estate, è uno di questi. Erano fotocamere pensate per fotografi professionali. Un fattore chiave per il successo fu creare non solo la fotocamera, ma un sistema completo per scattare, sviluppare e ingrandire le foto con obiettivi dotati di lenti di qualità, capaci di estrarre il massimo dai piccoli negativi.”
Quali sono state per lei le innovazioni più rivoluzionarie di Leica?
“Innanzitutto aver creato un sistema, non solo una fotocamera. Poi il telemetro, perché senza è difficile scattare bene. E non abbiamo mai smesso di innovare nel design delle lenti, sempre migliori: quando le pellicole diventavano più fini per potere di risoluzione servivano sempre obiettivi migliori, e oggi con i sensori digitali è la stessa cosa. Un’altra pietra miliare è stata la M3 nel 1954, che rappresentò un gigantesco salto in avanti mantenendo però la compatibilità con quanto c’era prima. Per noi questo è sempre un’ispirazione: rendere i modelli più compatibili possibile, il che porta al fatto che i prodotti mantengono il loro valore nel tempo.”
Come riuscite a mantenere la produzione di fotocamere analogiche al giorno d’oggi?
“Siamo fortunati perché non abbiamo mai smesso di produrle. Se avessimo interrotto e buttato via tutte le attrezzature, oggi non sarebbe possibile nemmeno per noi riprendere. Nei momenti peggiori, nel 2012-2013, vendevamo una fotocamera analogica al giorno in tutto il mondo. Adesso la domanda è cresciuta tantissimo. La M6 attuale è intercambiabile con le vecchie, l’elettronica è diversa ma circa il 65% è comunque lo stesso.”

Quanto tempo richiede la produzione di una Leica oggi?
“Per una M11 digitale servono 11 ore e 15 minuti. Per una M6 analogica più di 19 ore, solo per l’assemblaggio di quanto produciamo internamente. L’integrazione verticale è fondamentale: se hai una produzione efficiente, ci sono vantaggi in termini di costi e hai il controllo totale senza dipendere dai fornitori. Facciamo l’assemblaggio a Wetzlar e una piccola produzione, ma la maggior parte viene dal Portogallo, dove realizziamo internamente buona parte dei componenti.”
Come si sviluppa una nuova generazione di fotocamere?
“Accade in momenti diversi con velocità diverse e persone diverse. Le tecnologie chiave vengono sviluppate indipendentemente: prima si verifica che si possano realizzare, poi quando sono abbastanza mature, si passa allo sviluppo del prodotto. Ci sono 3-4 tecnologie fondamentali che mettiamo in ogni nuovo modello, ma devono seguire processi di pre-sviluppo separati. Il prodotto stesso viene sviluppato in 2-3 anni al massimo.”
Parlando di design, cosa rende così speciali le Leica?
“Non c’è nessun elemento senza funzione, solo ornamentale. Barnack era un ingegnere, un meccanico di precisione, con un approccio tipicamente tedesco: costruire uno strumento ottico-meccanico in modo che sia funzionale. Doveva avere anche un grande senso dell’ergonomia, perché l’impugnatura è arrotondata e al tempo stesso è calibrata esattamente per lo spazio del film. La cosa straordinaria è che possiamo ancora usare questi strumenti dopo quasi un secolo.”
Infine, un’ultima domanda: M5, la fotocamera del 1971 che i critici di Leica ritengono sia stata un passo falso. Cosa ne pensa?
È stata sicuramente un fallimento anche perché era in anticipo sui tempi. Ma è stata anche una occasione per imparare. Nel mio gruppo facciamo delle esercitazioni per capire come si sviluppano i nuovi prodotti analizzando quelli del passato: sono stati fallimenti o successi e perchè? Abbiamo scoperto che il successo arriva con innovazioni incrementali di livello e il mantenimento di determinati requisiti. La M5 ha fatto due errori: è arrivata nel momento in cui il mercato chiedeva SLR, cioè fotocamere reflex, e lei era una telemetro, e poi era più grande e più pesante rispetto alle altre. Non abbiamo risposto alle richieste di mercato e abbiamo fatto cambiamenti non richiesti e non necessari. Ma non è stato un fallimento, è stata una opportunità per imparare.

Il testimone del secolo
La mostra Leica 100 Witness to a Century presente nello store in piazza Duomo di Leica rimane per tutta la Milano Design Week, che poi proseguirà a Wetzlar, rappresenta secondo lo stesso Daniel “un viaggio attraverso il tempo, un’esperienza che invita le persone a esplorare e scoprire”. In esposizione ci sono pezzi storici, inclusi alcuni dei primissimi prototipi, che testimoniano come in un secolo di storia Leica sia riuscita a mantenere la propria identità unendo tradizione e innovazione. Un patrimonio che continua a vivere nelle mani dei fotografi di tutto il mondo.
Intanto Leica ha anche presentato la versione in tiratura limitata a 100 pezzi numerati della Leica M11 “Milan Italy”, venduta in esclusiva dallo store meneghino dell’azienda, che è presente in Italia anche a Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Ci saranno anche una serie di talk e la possibilità di visitare gratuitamente la mostra, che è un percorso esperienziale emozionante. Leica ha allestito anche dei dimostratori sia per i suoi videoproiettori Laser che per la nuova collezione di orologi Leica ZM, sigla che sta per Zeit Meister.