Apple e 67 altre aziende hanno firmato una lettera in qualità di amicus curiæ a supporto del Dipartimento di Giustizia che sta cercando di fermare l’applicazione della HB2 (House Bill 2), legge del Nord Carolina che obbliga le persone a utilizzare i bagni in base al sesso registrato alla nascita.
Il nome di Apple appare nella lettera presentata lo scorso venerdì insieme con Human Rights Campaign (organizzazione pro LGBT), Google, PayPal, Facebook, Bank of America (il più grande datore di lavoro dello stato) e altre importanti realtà statunitensi.
Solo a Charlotte, la città più grande dello stato, le polemiche e le manifestazioni, si calcola siano costate 285 milioni di dollari di perdite e 1.300 posti di lavoro in meno. La comunità LGBT si batte sin dall’inizio per bloccare il provvedimento, e ha coinvolto varie aziende che hanno deciso di bloccare investimenti e ritirare quelli già esistenti.
L’House Bill 2 soprannominata “Hate Bill 2” dagli oppositori, è stata approvata a marzo di quest’anno dal parlamento del North Carolina con conseguenti polemiche senza fine. Sulla carta lo scopo della legge è di garantire la privacy e sicurezza nei bagni pubblici; gli oppositori spiegano invece che si tratta di una pratica discriminatoria, non molto diversa da leggi sulla segregazione.
Il Dipartimento di Giustizia si è schierato contro il North Carolina chiedendo ai giudici di bloccare la legge, al momento ancora in vigore nello Stato. La pressione di privati e aziende si sta ad ogni modo facendo sentire ma il governo non sembra intenzionato a mollare. Intanto pare che a breve potrebbe essere chiamata a esprimersi anche la Corte Suprema. Aziende come PayPal e altre hanno minacciato di ritirare gli investimenti, compromettendo il sogno della Carolina del Nord di diventare nuovo “business hub” degli USA.