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Oltre alla possibilità di visionare i contenuti del proprio Paese di origine anche da altri Paesi UE, la Commissione Europa vorrebbe imporre a Netflix, Amazon e a tutti gli attori del mercato dello streaming video una sorta di “quota UE”: dedicare almeno il 20 per cento dei loro contenuti a opere e produzioni europee, così da assicurare la presenza di materiale regionale ed evitare l’invasione e il monopolio di prodotti solo statunitensi.
Al momento la disposizione, anche se applicata, potrebbero non aver alcuna influenza sul catalogo di Netflix e degli altri servizi di streaming video: ad oggi, secondo i dati di Reuters, i film europei già rappresentano il 27 per cento dei film disponibili sul totale dei servizi di streaming – secondo uno studio realizzato per la Commissione – mentre rappresentano il 21 per cento dei film di Netflix.
Esiste però anche un’ulteriore possibilità, che avrebbe conseguenze ben più significative per le aziende coinvolte: gli Stati membri dell’UE avranno anche la possibilità di richiedere ai servizi di streaming che non hanno sede nel Paese ma che vogliono raggiungerne il pubblico, di contribuire finanziariamente alla produzione di opere europee, come ad esempio investendovi direttamente o con il pagamento a fondi nazionali. Secondo la Commissione, le emittenti televisive oggi investono circa il 20 per cento delle loro entrate in contenuti europei, mentre la quota scende a solo 1 per cento per i fornitori on-demand.
Non tutti sono d’accordo con tali proposte, come ad esempio Daniel Dalton, membro del parlamento britannico secondo cui “La Commissione Europea non è ancora riuscita a capire come funziona il mondo digitale. I servizi in abbonamento come Netflix e Amazon dovrebbero prendere in considerazione solo una cosa durante il posizionamento di contenuti sulle loro piattaforme: quello che i loro spettatori vogliono vedere.”
La UE dovrebbe presentare al sua proposta il prossimo 25 maggio.