Anche le startup coreane alzano la voce e chiedono l’avvio di una indagine antitrust sulle commissioni richieste da Apple e Google nei rispettivi negozi di app. Apple chiede una commissione pari al 30% sugli acquisti che passano per l’App Store praticamente da quando sono stati introdotti gli acquisti in-app, quindi dal 2011.
Nessuno se ne è mai lamentato, o almeno non pubblicamente, fino ad arrivare in questi giorni in cui si sta scatenando una vera e propria battaglia legale dopo che Epic Games si è vista rimuovere il proprio gioco di punta, Fortnite, perché aggirava il regolamento facendo passare gli acquisti tramite il proprio negozio ed eludendo così l’elargizione dei costi ad Apple.
Spalleggiata da Spotify e approvata da Microsoft, che hanno richiesto agli antitrust di indagare a fondo per vederci chiaro, ora al coro si aggiungono anche le startup coreane presentando una petizione alla Korea Communications Commission in cui si chiede di avviare una indagine per accertare se aziende come Apple e Google possano violare le leggi del paese concernenti gli acquisti in-app e i comportamenti anti-concorrenziali.
Apple – spiegano – costringe gli sviluppatori a utilizzare il proprio sistema di acquisto in-app dal quale ricava una commissione pari al 30%. Google fa lo stesso, anzi peggio, perché aggiunge una commissione extra anche per i soli videogiochi distribuiti attraverso la propria piattaforma. «Oltre al fatto che questa percentuale è davvero troppo alta, è anche peggio il fatto di essere costretti a utilizzare un sistema di pagamento specifico» ha sentenziato Choi Sung-jin, presidente del Korea Startup Forum.
Sebbene generalmente le società sviluppatrici più grandi sono in grado di negoziare ottenendo tassi di commissione inferiori, i pesci piccoli non se lo possono permettere, temendo anzi che il solo provarci possa danneggiarli avviando persino un aumento delle commissioni per gli acquisti all’interno delle applicazioni.
Insieme il colosso di Cupertino e quello di Mountain View rappresentano l’87,7% del mercato di applicazioni coreano (dato risalente al 2019, ndr) ed è su questo dato che si appellano le startup coreane richiedendo una indagine su Apple e Google. Indagine che, a questo punto, rischia di ampliare ulteriormente il fronte di battaglia, estendendolo su scala globale o quasi.
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