Hewlett-Packard individua e comunica al quartier generale numerosi dati su ciò che l’utente stampa, quando stampa e come stampa. È quanto ha scoperto Rob Heaton, un ingegnere specializzato in sicurezza, dopo avere installato una stampante multifunzione HP a casa dei suoceri.
Anziché accettare, come fanno tutti, termini e condizioni proposte durante l’installazione, Heaton ha cominciato a leggere in dettaglio quanto indicato dopo ogni passaggio.
“Dopo aver rimosso pezzi di cartone e nastro azzurro dai vari cassetti del dispositivo, mi sono accorto che il passaggio finale richiedeva lo scaricamento di un’app di qualche tipo nel telefono o nel computer. Questo ha fatto scattare i miei sensi per il crapware”, spiega l’ingegnere nel suo blog. “Ovviamente si tratta di un modo per convincere le persone a registrarsi a servizi che offrono costosi abbonamenti per ottenere gli inchiostri e ottenere l’indirizzo mail. L’ingegnere indica questo passaggio come un tentativo “deplorevole ma non inatteso”. Del tutto inaspettato, invece, la quantità di dati “trangugiatati” dal software della stampante.
Riportando le policy sulla privacy di HP, Heaton spiega che nell’accettare le condizioni che prevedono la raccolta dati, si permette all’azienda di acquisire numerosi dati sull’utilizzo dei prodotti:
“…raccogliamo dati sull’utilizzo dei prodotti quali pagine stampate, modalità di stampa, supporti utilizzati, marca di inchiostro o toner, tipo di file stampato (.pdf, .jpg ecc.), applicazione utilizzata per la stampa (Word, Excel, Adobe Photoshop ecc.), dimensioni dei file, indicazione di data/ora e utilizzo e stato di altri materiali di consumo della stampante”.
Non manca l’invio con la raccolta automatica di dati sul dispositivo: “..raccogliamo informazioni su computer, stampante e/o dispositivo, quali sistema operativo, firmware, memoria, area geografica, lingua, fuso orario, numero di modello, data di primo avvio, età del dispositivo, data di produzione del dispositivo, versione del browser, produttore del computer, porta di connessione, stato della garanzia, identificatori univoci del dispositivo, identificatori di pubblicità e informazioni tecniche aggiuntive variabili in base al prodotto“.
Nella privacy policy si legge ad ogni modo che “Non acquisiamo né raccogliamo i contenuti di qualsiasi file o informazione che potrebbero essere visualizzati da un’applicazione”. Le stampanti aziendali memorizzano ad ogni modo copie dei documenti stampati su una memoria interna, un problema – spiega The Register -che aveva già fatto discutere tempo addietro.
Alcuni anni addietro HP aveva distribuito un aggiornamento che impediva la stampa sui dispositivi nei quali erano installate cartucce compatibili di terze parti. L’azienda fu condannata al pagamento di milioni di dollari al termine di vertenze giuridiche. Nel 2016 fece scalpore un diverso problema: cartucce che scadevano senza motivo ad una precisa data.