Studenti e insegnanti di New York City non possono più accedere dagli istituti a ChatGPT, il chatbot basato su intelligenza artificiale e machine learning sviluppato da OpenAI che continua a suscitare clamore per i risultati che consente di ottenere.
Lo riferisce il sito Chalkbeat spiegando che l’accesso alla chatbot è impedito dai dispositivi collegati alla rete del dipartimento di istruzione. Il dipartimento ha bloccato l’accesso citando “ripercussioni negative nell’apprendimento degli studenti, preoccupazioni riguardanti la sicurezza e l’accuratezza dei contenuti”.
Jenna Lyle, portavoce del dipartimento di educazione delle scuole pubbliche di New York, spiega che, “benché questo strumento possa fornire risposte rapide e facili alle domande, non sviluppa il pensiero critico e capacità di problem solving essenziali in ambito accademico e il successo duraturo”.
La semplicità del funzionamento di ChatGPT può portare lo studente a ritenere superflue le ricerche, ottenendo velocemente risposte che sembrano convincenti su numerose domande (anche in italiano), tenendo conto anche di vincoli quali la lunghezza del testo da produrre. Oltre al rischio di delegare i compiti al bot, c’è il pericolo che gli studenti si cullino di risposte già pronte senza rendersi conto della loro effettiva affidabilità o riflettere su determinati argomenti.
Pur essendo i risultati sorprendenti, ChatGPT può restituire risposte che potrebbero essere ingannevoli, con affermazioni che non sempre corrispondo al vero. Il co-fondatore e CEO di OpenAI, Sam Altman, ha poco tempo addietro definito il servizio «incredibilmente limitato ma abbastanza buono in certe cose da creare un’erronea impressione di magnificenza». Due anni addietro, poco dopo la presentazione di GPT-3, aveva definito esagerate le aspettative legate alla tecnologia, evidenziando i difetti e i molti errori compiuti. Il fine è per ora quello di generare risposte dotate di senso compiuto non quello di essere un oracolo in grado di fornire sempre e comunque risposte precise e corrette.
Le scuole di New York hanno scelto di bloccare l’uso di questo chatbot dai loro sistemi, salvo deroghe quando si tratta di studiare il suo funzionamento e i testi che genera. La limitazione è soprattutto simbolica poiché gli studenti hanno ovviamente la possibilità di usare ChatGPT dai loro smartphone o computer.
Un insegnante di storia, interrogato sulla questione, ritiene ad ogni modo controproducente il blocco, tracciando un parallelo con l’epoca della comparsa dei motori di ricerca: «La gente diceva la stessa cosa su Google 15 o 20 anni fa quando gli studenti potevano ‘trovare risposte online’». L’insegnante in questione suggerisce che lo strumento potrebbe essere interessante in alcuni casi, ad esempio quando si vuole ottenere un testo che servirà come base per rielaborarlo, arricchirlo, ecc.
L’arrivo di ChatGPT sta facendo scalpore ed è visto da alcuni come un potenziale sostituto dei motori di ricerca. Google lo vede come una minaccia, Microsoft sta invece pensando di integrarlo in Bing.
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