Molte multinazionali tecnologiche, inclusa Apple, hanno sanzionato digitalmente la Russia tagliandola fuori dalla fornitura di hardware, software e servizi; è stato persino constatato che con questi ritmi tra due mesi il paese avrà esaurito tutto lo spazio di archiviazione cloud a sua disposizione. Secondo il Massachusetts Institute of Technology, se questa situazione di costante pressione dovesse protrarsi oltre, potrebbe sfociare in una frammentazione di Internet.
L’istituto ha parlato per la precisione di splinternet, termine usato per la prima volta da Clyde Wayne Crews, un ricercatore del Cato Institute, per descrivere il suo concetto di una “Internet parallela che sarebbe stata gestita come universi distinti, privati e autonomi”. Questa parola venne usata in quell’occasione in senso positivo ma oggi viene sempre più impiegata, al contrario, per parlare di “minaccia allo status di Internet” indicando una frammentazione della rete che vede nelle sue cause vari fattori inclusi politica, nazionalismo, commercio e interessi nazionali divergenti, come sta per l’appunto accadendo in questo momento storico.
Un’avvisaglia di questo processo c’è già stata quando il governo cinese a suo tempo ha eretto quello che chiama il “Great Firewall” per ragioni politiche, oppure quando la Russia qualche anno fa ha emanato la Sovereign Internet Law che le consente di separarsi dal resto di Internet. Sta di fatto che con l’invasione russa dell’Ucraina, molte aziende tecnologiche hanno abbandonato il paese e, in risposta, il governo russo ha bloccato l’accesso ad una serie di servizi online come Twitter, Facebook e Instagram. Questo crescente isolamento digitale della Russia – scrive il MIT Technology Review – potrebbe comportare la sua separazione da Internet per come lo conosciamo.
Sono in programma divisioni più profonde, provocate dall’azione su entrambi i lati. La Russia ha dichiarato che Meta è una “organizzazione estremista” e si sta ritirando dagli organi di governo internazionale come il Consiglio d’Europa, oltre ad essere stata sospesa dall’European Broadcasting Union. Se tali azioni fossero replicate con gli organi di governo di Internet, i risultati potrebbero essere catastrofici.
Tutto ciò ha sollevato il timore di una spinternet, dove anziché l’unica Internet globale che abbiamo oggi, avremo un certo numero di reti nazionali o regionali che non si parlano tra loro e che forse opereranno anche utilizzando tecnologie incompatibili.
Ciò significherebbe la fine di Internet come unica tecnologia di comunicazione globale, e forse non solo temporaneamente. Cina e Iran utilizzano ancora la stessa tecnologia Internet di Stati Uniti ed Europa, anche se hanno accesso solo ad alcuni dei suoi servizi. Se tali paesi istituissero organi di governo avversari e una rete concorrente, solo il reciproco accordo di tutte le principali nazioni del mondo potrebbe ricostruirla. L’era di un mondo connesso sarebbe finita.
Resta da vedere se le due parti andranno avanti su questa strada. Nel frattempo, il paese potrebbe incappare in problemi digitali più immediati, come nell’esempio citato in apertura relativo al ritiro dei servizi cloud occidentali dalla Russia, la quale adesso corre il rischio concreto e reale di esaurire lo spazio di archiviazione cloud necessario per far funzionare i suoi servizi online.