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Le richieste ad Apple e Google sulle app fraudolente per criptovalute

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Un parlamentare statunitense ha inviato una lettera a Apple e Google chiedendo lumi su come impediscono la diffusione di app fraudolente per le criptovalute su App Store e Play Store.

La lettera è stata inviata dal senatore Sherrod Brown – che preside il Comitato del Senato su banche, alloggi e urbanistica – indirizzata al CEO di Apple, Tim Cook, e al CEO di Google, Sundar Pichai.

Nella lettera, il senatore Brown chiede di conoscere dettagli sui provvedimenti che le aziende hanno intrapreso per prevenire attività fraudolente sugli app store. “Negli ultimi anni, le piattaforme di trading e scambio crypto hanno registrato un aumento della popolarità, con milioni di investitori che scaricano app mobili per fare trading e investire in asset digitali”, scrive il senatore Brown. “Milioni di americani usano le app mobile per investire in asset digitali non regolamentati, incluse le criptovalute”.

Nello specifico, il senatore Brown sembra essere preoccupato di indiscrezioni che riferiscono di “finte app crypto che hanno permesso di truffare migliaia di investitori”.

La lettera del senatore arriva in concomitanza di un report dell’FBI che evidenzia app fraudolente di criptovalute e wallet, presentate come solide opportunità d’investimento, evidenziando come 244 investitori siano stati truffati con app fraudolente di questo tipo per 42,7 milioni di dollari.

Bozza automatica

Nella lettera, Brown chiede a Apple e Google dettagli sulle procedure di revisione delle app presentate sugli store, le prassi adottate per impedire la diffusione di fraudolente app crypto e altri dettagli, chiedendo a tutte e due le aziende di rispondere entro il 10 agosto.

Falsi exchange crypto vengono spesso pubblicizzati anche su Youtube e i truffatori online sfruttano ogni metodo possibile per separare gli investitori di criptovalute dai loro preziosi bitcoin.

Non mancano siti di fake news e promesse di accesso a cryptowallet, che altro non sono che trappole perfette per allocchi, attirati ad esempio verso falsi exchange che consentirebbero di sfruttare “bug” a proprio vantaggio, con tanto di commenti finti di utenti che ringraziano il sito per essere stati informati di questo bug. Altre ruffe prevedono annunci ad hoc, per attirare gli utenti su un falso exchange di criptomonete, con la promessa di Bitcoin o Ethereum gratis.

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