La digitalizzazione dei rapporti sociali ha dato vita ai social network: piattaforme digitali che rispondono all’umana esigenza di stringere relazioni, comunicare, scambiare idee e pensieri. Ma, anche, litigare, diffondere notizie fasulle, ingannare il prossimo.
The Great Hack: social network e privacy
Dopo un periodo di crescita inarrestabile, i social hanno affrontato profonde crisi legate ai temi della privacy e della sicurezza dei dati dei loro iscritti, arrivando a scandali legati alla vendita di questi dati o al loro uso non sempre cristallino. Ciò è avvenuto, per citare un episodio su tutti, con lo scandalo Cambridge Analytica, al quale Netflix ha recentemente dedicato il documentario “The Great Hack”.
Proprio a partire dai temi dei rischi sulla sicurezza dei propri dati e della centralità che i social network rivestono sempre più nelle nostre vite, abbiamo voluto proporre una riflessione, utile alle aziende private, ma anche e soprattutto alle Pubbliche Amministrazioni che, emanazione dello Stato, non possono esimersi dall’essere presenti sui social network nel rispetto dei dati e delle informazioni dei cittadini.
Pubblica Amministrazione e Social Network: consapevolezza e complessità a confronto
Perchè una PA sia presente in modo adeguato sui social network e non corra rischi sulla sicurezza dei dati, è bene che parta da una solida base di consapevolezza e dallo studio delle strategie e degli strumenti del mondo social.
Proprio per questo motivo, la nostra proposta formativa (corsi e workshop in materia di social network e social media) per le Pubbliche Amministrazioni si incentra attorno al duplice nucleo di opportunità e responsabilità, che non possono essere scisse.
Durante gli incontri in aula (o presso l’ente interessato) si parla di strategie e di strumenti, ma anche di storia dei social network, con approfondimenti anche molto pratici volti a rendere i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni consapevoli del loro agire in strutture la cui complessità e profondità spesso trascende l’utilizzo di intrattenimento diffuso nella vita privata, condividendo foto, pensieri, gif (e, purtroppo, talvolta anche fake news).
Il caso di una Università di Milano
La nostra più recente esperienza ci ha visti in aula con i dipendenti di una storica Università di Milano.
I docenti di Web Atlas – Sapere Integrato – selezionati per parlare di “Social Media Marketing per la Pubblica Amministrazione” – si sono trovati di fronte ad un pubblico di persone motivate, ma molto eterogenee dal punto di vista delle conoscenze teorico-pratiche sui social network più diffusamente impiegati dalle PA per relazionarsi con i cittadini o, nel caso specifico, con gli studenti, con le loro famiglie, con i ricercatori e Direttori di Dipartimento, i docenti e tutte le altre figure che orbitano attorno ad una struttura vasta e complessa come quella di una grande Università.
Durante gli incontri del corso di formazione sui Social Media appositamente progettato sono cresciuti, di pari passo, la consapevolezza e l’entusiasmo:
– la consapevolezza di come si muovano le informazioni, di quali siano i rapporti tra follower e Pagina e di quali confini reali esistano tra “privato” e “pubblico”
– l’entusiasmo soprattutto quando si è lavorato alla produzione creativa di testi, video, e immagini che, pur parlando la “lingua dei social”, fossero comunque adeguati all’autorevolezza istituzionale dell’emittente (in questo caso, appunto, la Pubblica Amministrazione) ma al contempo semplici e accattivanti per il destinatario (personale interno, docenti, ma anche studenti e potenziali nuovi iscritti).
Il corso di Social Media per le Pubbliche Amministrazioni si è configurato in questo caso come un vero e proprio viaggio alla riconquista di una consapevolezza perduta.
La consapevolezza di quelle cose che usiamo ogni giorno, che sempre più spesso hanno implicazioni profonde su rapporti umani e lavorativi e che, pure, ci sono così sconosciute: le reti sociali nell’era dei dispositivi mobili.
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