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Le policy di abbonamento Apple nel mirino dell’Antitrust EU e USA

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Gli enti antitrust in USA ed Europa stanno tenendo sotto controllo le nuove policy per gli abbonamenti annunciate da Apple il 15 febbraio. Per il momento non si tratta di indagini formali: l’attenzione dei regolatori è tesa a valutare la situazione e soprattutto a verificare se le nuove condizioni rappresentino per Cupertino lo sfruttamento di una posizione dominante.

Ricordiamo che con le nuove policy di Apple gli editori non possono inserire link all’interno delle App per rimandare gli utenti ai servizi di abbonamento esterni su Web, in ogni caso nel suo complesso le nuove policy risultano meno ristrettive di quanto atteso perché con esse Cupertino non impedisce agli editori di offrire opzioni e offerte anche fuori dall’app e direttamente sui propri siti web. La condizione posta da Apple prevede però che in caso di offerte speciali proposte tramite carta o web, le stesse siano rese disponibili anche per gli utenti via App, a prezzi uguali o migliori. Il veto ai link esterni e l’imposizione di offerte uguali o migliori sembrano essere i due dettagli che più suscitano preoccupazione tra i regolatori ai due lati dell’Atlantico.

Occorre tenere presente che in molti casi le indagini e le osservazioni preliminari degli enti Antitrust spesso non si trasformano in vere inchieste formali. Il passaggio ovviamente dipende dai risultati degli esami ma anche dalle possibili manovre di correzione che Apple potrebbe intraprendere di sua iniziativa, prima cioè che l’Antitrust intraprenda una azione formale.

Le complicazioni sono numerose ed evidenti anche in questa fase di indagine preliminare: per dimostrare l’eventuale comportamento anti-concorrenziale di Apple l’Antitrust deve certificare non solo la posizione dominante sul mercato ma anche politiche che mirano ad abusarne. Nonostante il grande successo riscosso sul mercato iPhone rappresenta una percentuale contenuta di tutti gli smartphone in commercio. Il discorso è diverso per i tablet, mercato in cui si stima che Apple detiene almeno il 75%. In entrambi i casi però si tratta di settori soggetti a repentini cambiamenti e concorrenza serrata: potrebbe risultare difficile se non impossibile attribuire a Cupertitno una posizione dominante e anche la condanna per comportamento anti-concorrenziale.

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