Per farsi comprendere meglio da Siri e dagli altri assistenti vocali gli utenti tendono ad appiattire linguaggio e pronuncia, evitando parlate locali e accenti tipici della zona. Alan Black, computer scientist e professore del Language Technologies Institute dell’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh, fa notare che le persone tendono a cambiare voce quando parlano con Siri e altri assistenti vocali simili.
Ne parla The Guardian spiegando che gli assistenti vocali stanno un po’ facendo scomparire toni e accenti regionali poiché gli utenti adattano il loro modo di parlare affinché questo sia comprensibile agli assistenti vocali.
«Molte persone» dichiara Black che tra l’altro è di origine scozzese, regione celebre per un inglese con accento e cadenze molto peculiari, «tendono ad usare quella che chiamiamo “voce segreteria”, spiegando che gli utenti parlano alle macchine in modo diverso da come fanno normalmente con altre persone. «Usano un diverso registro. Se vi trovate accanto a qualcuno in aeroporto, a una fermata dell’autobus o simili, è facile capire se questi al telefono stanno parlando con altre persone o macchine”.
Uno dei motivi per i quali le persone cambiano tono, ipotizza Black “È che Siri è fondamentalmente progettata per essere educata e utile; non è un’amica, ma lavora per te, incoraggiando le persone a essere in qualche modo gentili e a esprimersi chiaramente anziché avviare conversazioni colloquiali. È sempre complicato farsi capire dai sistemi di riconoscimento vocale se si usano colloquialismi”.
Apple e altre società che integrano sistemi di riconoscimento vocale nei propri dispositivi, hanno dovuto ad ogni modo affrontare il problema degli accenti. Ne sanno qualcosa gli utenti australiani, del Regno Unito, Nuova Zelanda, India e altri paesi nei quali si parla inglese, ma per i quali è stato necessario integrare specifici sistemi di riconoscimento.
Negli Stati Uniti utenti texani lamentano la necessità di cambiare inflessione, un problema che non è sentito dalle generazioni più giovani. Lars Hinrichs, sociolinguista ad Austin, all’Università del Texas, dice che non ha mai sentito particolari accenti texani conversando con i suoi studenti, cadenze che probabilmente sentono a casa ma che i ragazzi di Dallas o Houston, ormai non hanno più, giacché si spostano in giro con maggiore frequenza e sono connessi costantemente con il mondo intero.
Di fatto – ma gli assistenti non hanno nulla a che fare con tutto ciò – la verità è che per loro stessa natura tutte le lingue evolvono in fretta, cambiamenti che si evidenziano con maggiore frequenza anche per l’anarchia linguistica dei mass media. Problemi nuovi? No: già la comunità greca nel periodo alessandrino si chiedeva quale dovesse essere la lingua ufficiale, preoccupata da dialetti e diversi modi di dire…