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L’innovazione stagna? Il transistor non diventa più piccolo? Il chip non è più potente? Dimenticate la corsa dei MegaHerz, quella del consumo, dei “core” e dei nanometri di lavorazione. Intel va all’attacco con una nuova strategia: le “ondate” di nuovi prodotti, una ondata all’anno per colpire le spiagge del mercato. Abbandonando la storica strategia di rinnovo dei chip Tick Tock, un rinnovo di processo e un rinnovo di architettura alternati, impiegata per tanti anni. Cosa sta succedendo?
Non è un argomento banale da trattare, non si tratta solo di marketing, perché Intel è un colosso, il più grande produttore di chip al mondo. E la sua strategia di produzione, legata alla legge di Moore (l’osservazione empirica che ogni due anni raddoppia la densità dei transistor) è il motore che fa correre il mondo dell’informatica oltre al business di Intel stessa. Con questa legge si regolano gli obiettivi di produzione e le ondate di nuovi prodotti.
La mossa di Intel prende il via dalla concorrenza che sta per lanciare chip da 10 nanometri di lavorazione, mentre Intel è ferma agli attuali 14nanometri. Gli altri vanno più veloci? No, ci fa sapere Intel. Bisogna innanzitutto rimettere le metriche a posto. Quella della dimensione, così come quella dei MegaHerz, non è giusta. Conta la densità dei transistor, gli interruttori che arriveranno ad essere cento milioni per millimetro quadrato tra pochi mesi nei futuri chip a 10 nanometri. Bisogna misurare i transistor, che sono di almeno due tipi diversi (Nand e FlipFlip) per poter dire quanta roba c’è su un millimetro quadrato di un chip. Poi, se questo si riduce perché i transistor sono più vicini (hyperscaling) oppure perché sono più piccoli, è un altro discorso, meno importante.
La densità dei transistor infatti per Intel soprattutto scala, anzi, iper-scala, grazie alle nuove strategie che le consentono di realizzare versioni da 14 nm, 14+ nanometri e 14++ nanometri. Ogni “+” rappresenta una nuova generazione del prodotto nella stessa lavorazione ma con iperscalarizzazione delle componenti. Che diventano più dense. E possono essere “mescolate” con componenti di dimensioni diverse per scopi differenti (chip per la IoT, chip per il mobile, chip per i computer, con più prestazioni, con meno consumi e e così via).
La nuova strategie delle ondate dunque è quella che apre la strada a un cambiamento profondo del mercato dei chip, difficile da spiegare per il suo alto grado di tecnicità ma particolarmente ricco di suggestioni se si pensa a quello che mirano i produttori di Intel: dare ancora più spazio ai propri chip potenziando le lavorazioni. Anche se c’è chi dice che il problema non sono i processi ma le architetture, che Intel non si decide a cambiare, perdendo il treno dei telefonini smart e dei tablet, dove Apple, Qualcomm e altri invece prosperano.
Chissà che le ondate non si possano trasformare in uno tsunami che travolga mercato e concorrenza.