Tutti i Mac da vent’anni a questa parte, e oramai anche buona parte dei computer Windows, usano una App per la musica che tutti conosciamo. Si chiama semplicemente Musica nella sua recente versione per macOS Catalina, ma i più la ricordano ancora con il nome di iTunes (e qualcuno ancora ne ricorda la precedente incarnazione, nota come SoundJam, noi ne abbiamo parlato qui).
Musica maestro
Il candidato ideale
Un prodotto che indubbiamente ha fatto la storia dell’intrattenimento, grazie sopratutto alla sua simbiosi con l’hardware di Apple, iPod prima e iPhone/iPad poi, senza dimenticare la rivoluzione che ha portato l’intera industria audio a passare da una fruizione via CD ad una interamente digitale prima e in streaming poi.
Ma oggi Musica/iTunes è ancora il miglior prodotto per ascoltare il nuovo brano degli Evanescence o una delle sinfonie di Hans Zimmer, così come l’ultimo album di Lady Gaga?
La domanda è ardua, perché il mercato è florido tanto per Mac quanto per iOS (e Android), dato che la torta in palio è molto importante: non è ovviamente solo una questione di player ma anche di servizi correlati e di piattaforme, di praticità e di versatilità, come di costi.
Dopo vent’anni di onorata carriera, Musica/iTunes è ancora sulla cresta dell’onda e come vedremo per certi versi indispensabile, ma c’è spazio per altri, molto spazio sotto alcuni punti di vista, ed è un aspetto importante, perché la concorrenza ha sempre portato grandi risultati, in tutti i campi.
Quindi eccovi un piccolo excursus di app per la riproduzione musicale su Mac, locale o in streaming, con servizi e bonus collegati, per farvi una idea delle possibilità.
Non sono tutti: abbiamo preso in considerazione i più interessanti o quelli più promettenti escludendo a priori quelli che non funzionavano con Catalina, la versione più recente di macOS, ma il gruppo è bello folto.
Mettetevi comodi, le cuffie bene allacciate e partiamo alla scoperta di soluzioni che non vi cambieranno la vita, ma è probabile che per qualche minuto la miglioreranno o la renderanno più dolce.
Unica nota tecnica: abbamo qui esaminato quelle che secondo noi sono le migliori app per Mac per ascoltare la musica, non per crearla o editarla, quelli sono altri campi con diverse necessità.
iTunes, sangue blu
Il primo prodotto della nostra carrellata non può che essere Musica/iTunes: basato sulle librerie di QuickTime (come lo era all’epoca SoundJam) l’app è sostanzialmente un database a favore dell’utente, con una interfaccia semplice e pulita in grado di creare una libreria e suddividerla in liste (statiche o dinamiche), riproducendo poi i brani nell’ordine preferito.
La compatibilità è con brani Mp3, AAC, MP4, Apple Lossless ma, se il Mac ha anche un lettore CD collegato, ne può leggere l’interno e gestirne i brani al volo, scaricando i metadati da internet in modo automatico.
Anche se nell’ultima versione Musica è stata sgravata dalla gestione dei Podcast e dei film (come avevamo suggerito noi qualche mese prima) restano alcune particolarità come la possibilità di gestire tutti i metadati dei brani e, capacità unica, gestire la sincronizzazione con tutti i Device iOS (direttamente come iTunes, indirettamente come Musica, ma con lo stesso risultato).
Ricordiamo che una versione di iTunes è disponibile anche per Windows 10 (direttamente da Microsoft Store) e come tale si propone come app di default per l’ascolto dei brani in locale o in streaming.
Proprio lo streaming sembra diventata la nuova mecca per prodotti come questo: prima con iTunes Match poi con Apple Music, Musica offre la capacità di suonare musica anche con brani non locali, un mercato dominato dal concorrente Spotify a cui ad oggi sembra difficile sottrarre il trono.
Ma con tutte queste capacità, oltre al fatto di essere preinstallato su Mac e necessario per iPhone e iPad, perché gli utenti dovrebbero cercare altro? Perché come tutti i prodotti che fanno molto, iTunes fa bene tutto, ma poco in modo eccellente.
La spinta che Apple propone al suo servizio Apple Music è palese, spesso un po’ invadente (specie su iPhone, dove la divisione non è proprio netta), così come per i brani locali è talvolta seccante la necessità di usare il database per un ascolto al volo e manca completamente la possibilità (gratuitamente) di sincronizzare due librerie locali.
L’interfaccia con Musica si è resa più semplice e pulita, ma manca di quello spunto che si vede nei prodotti alternativi e sostanzialmente Musica è tanto ottimale per chi ascolta la musica senza troppe pretese, quanto poco elastico per chi invece fa della musica la propria vocazione.
Spotify
Nonostante la potenza commerciale, tecnica e commerciali dei grandi del mondo IT, ad oggi quando si parla di musica in streaming si parla soprattutto di Spotify, brand svedese nato nel 2008 che ha sviluppato un modello Freemium, accanto a quello a pagamento (doppia anima che stranamente non ha avuto seguiti importanti).
L’intero catalogo di musica è usufruibile tramite Spotify direttamente in streaming via internet, non ci sono brani scaricati, se non sotto forma di cache (memoria temporanea) e con due tipi di sottoscrizione: a pagamento attraverso un abbonamento, che da accesso a tutto il catalogo senza limitazioni, oppure gratuitamente, grazie ad annunci pubblicitari che intervallano la riproduzione dei brani (come una specie di carosello, per chi è abbastanza maturo da ricordarlo).
Esiste una App per praticamente tutte le piattaforme, anche mobili, ed è fruibile anche via browser il che rappresenta una soluzione molto interessante per tutti quelli che hanno Device con memoria limitata.
Anche su Spotify è possibile creare playlist, con attività social interne che si intrecciano con Facebook: la possibilità di usare la modalità Freemium lo ha reso popolare ai giovanissimi, che lo hanno reso di fatto uno standard nell’intera industria.
Amazon Music
Noi ne abbiamo parlato qui e il servizio è sostanzialmente molto simile a Spotify: solo musica in streaming, anche se il questo caso è possibile usare il servizio anche tramite assistente vocale “Alexa, fammi ascoltare i migliori brani dei Metallica”.
Prezzi e possibilità sono molto simili a quelli di Apple e Spotify ma manca la modalità freemium tramite annunci pubblicitari seppure, con un contratto Amazon Prime, è possibile usare una parte limitata dell’intero catalogo in modo gratuito.
Vox
Abbiamo parlato prima di iTunes Match e della possibilità di poter ascoltare i propri brani (quindi non tutti, solo quelli realmente posseduti) non solo in locale ma anche in streaming. Vox permette lo stesso servizio di Apple ad un costo inferiore con maggiori servizi inclusi.
L’App, disponibile per Mac, iOS e Android, permette la riproduzione dei brani in locale in una finestra minimale dal look molto moderno: volendo, non è legata ad un database predefinito e basta trascinare una cartella sopra la finestra per riprodurre all’istante tutti i brani o metterli in coda a quelli presenti nella playlist in primo piano.
In modalità gratuita le possibilità dell’App sono limitate: c’è un equalizzatore di base, una gestione elementare dei brani, la compatibilità con SoundClud e le playlist di iTunes e un supporto maggiore del player di Apple per quanto riguarda i brani ad alta risoluzione (FLAC, ALAC, DSD, PCM e APE).
Con una sottoscrizione si sbloccano molte altre funzionalità, oltre al fatto di poter caricare sul cloud l’intera libreria del Mac e riascoltarla da qualsiasi altro Device in streaming.
Ma al di la dell’abbonamento, Vox si fa notare su Mac per il player minimalista e il coraggio degli sviluppatori nel design.
Plexamp (Plex)
Quando si parla di musica in streaming si pensa sempre per primo al cloud, senza contare che al giorno d’oggi le infrastrutture sono in grado di operare anche con un archivio locale.
L’esempio più calzante è quello di Plex, un servizio client/server estremamente interessante che si propone tanto per la musica quanto per foto e (soprattutto film). La parte server può essere installata in un Mac o PC, ma diventa più interessante quando usata via NAS, mentre per i client ci sono per tutte le piattaforme.
Plex è usabile anche gratuitamente via browser o App (gratuita per Apple TV, a pagamento sulle altre piattaforme) ma il vero potenziale si sblocca attivando Plex Pass, sia tramite sottoscrizione mensile che con un acquisto unico: Plex pass rende gratuite tutte le App su tutte le piattaforme, apre a tutte le statistiche, l’ascolto offline, la Live TV e molto altro ma sopratutto permette di usare l’App Plexamp, un prodotto nuovo ma molto promettente.
Plexamp cattura tutto l’archivio di Plex e lo riproduce in streaming (quindi come Vox e iTunes Match) con una interfaccia estremamente moderna, minimalista ma coraggiosa in molte forme, come ad esempio per la possibilità di attivare i visualizer.
Qui in redazione si sta usando Plexamp da poco, perché ripetiamo il prodotto è molto giovane, ma ha già sbaragliato la concorrenza: ammettiamo che prima la parte musicale di Plex era un po’ incerta, specie nel mobile, dove l’app non era molto chiara, mentre plexamp sembra davvero matura nonostante la giovane età.
Elmedia
Non è espressamente pensato per la musica, ma è chiaro che Elmedia Player funziona benone anche per i brani audio, oltre che per i filmati.
Dalla sua ha la possibilità di suonare brani anche in alta risoluzione e in surround, offre controlli precisi e playlist dedicate ed è capace di funzionare come lettore di YouTube.
Funziona anche in modalità gratuita, ma se lo adottate davvero meglio pensare alla versione Pro, che sblocca tutte le funzionalità.
VLC
Al pari di Elmedia Player anche VLC non è pensato espressamente per la musica, tuttavia è impossibile non nominare quella che è da molti anni il coltellino svizzero per la riproduzione audio e video su Mac e su altri sistemi operativi.
VLC nasce come progetto open source trasversale su tutte le piattaforme, è capace di leggere qualsiasi documenti multimediale, gestisce le playlist e l’equalizzatore ed è gratuito.
Il lato negativo? L’interfaccia è sensibilmente datata e il progetto soffre della mancanza di un reparto marketing che ne segua le gesta, oltre ad essere un po’ macchinoso nelle funzioni più avanzate.
Bello, da avere ma forse come player principale c’è ben altro.
Il campione
Tutti qui? No, ne abbiamo saltati diversi, come Clementine (che non ci è parso granché), cmus (che funziona solo da terminale), Musique e altri che pur interessanti o promettenti, non mostravano funzioni degne di nota e capaci di farli emergere rispetto a quelli sin qui nominati.
A fronte di questa insindacabile selezione, se dovessimo giocoforza nominare un vincitore diremmo… Musica (o iTunes per chi ha macOS Mojave e precedenti) per il fatto di essere del tutto autonomo, mostrare il maggior numero di funzioni integrate, la capacità di gestire i Tag dei brani locali e una arbitraria affinità con Apple Music. Ma più di tutto il fatto che sostanzialmente risulta fondamentale per la sincronizzazione della musica su iPhone e iPad.
A meno di non usare solo servizi online come Spotify, Apple Music o Amazon Music, con i quali la musica locale è sostanzialmente ridondante, anche grazie ai gestori mobile che oramai garantiscono Gigabyte di dati al mese a prezzi molto contenuti.
Oppure, per chi ha un NAS (o un Mac sempre acceso), sottolineiamo la bellezza di Plexamp, un progetto nato da poco ma già davvero importante e promettente così come Vox, soprattutto per la parte su abbonamento, che garantisce l’ascolto in streaming dei propri brani da qualsiasi dispositivo.
Gli altri sono da avere o da provare, per scoprirne le caratteristiche singole e le potenzialità: perché la cosa più bella non è trovare il player migliore in assoluto, ma averne tanti da sperimentare, anche gratuitamente.