Uno dei problemi delle tante varianti Linux più diffuse è l’abbondanza di formati per la distribuzione delle applicazioni (o meglio, “pacchetti”). La complicazione per sviluppatori e utenti è tecnicamente dovuta alla gestione di dipendenze non univoche e all’utilizzo di differenti formati d’impacchettamento che in alcuni casi non garantiscono la possibilità di sfruttare gli stessi archivi persino a parità di architettura hardware. Più e più volte si è provato a risolvere il problema e l’ultimo tentativo è stato fatto presso l’ufficio di Norimberga di SUSE, dove si sono riuniti alcuni sviluppatori delle più note distribuzioni (Fedora, Debian, Ubuntu, openSUSE, Mandriva e Mageia) per cercare di stabilire definitivamente un sistema unificato per la distribuzione delle applicazioni, simile all’App Store di Apple.
Il sistema che più ricorda il negozio virtuale di Apple (per lo meno come interfaccia) è certamente l’Ubuntu Software Center, un programma per installare e rimuovere applicazioni nella distribuzione Linux denominata Ubuntu; questo, però, da solo non basta e l’idea che sembra essere scaturita dall’incontro tra i guru Linux è di sfruttare: Bretzn (un tool per la creazione di pacchetti), Xapian (motore di ricerca per le app), Open Collaboration Services (un meccanismo che consente agli utenti di inserire commenti e valutazioni), PackageKit (un tool per la gestione dei pacchetti in locale), tecnicamente unificando in qualche modo gli strati più alti o stack.
Oltre a questi tool sarà necessario predisporre server con le informazioni dettagliate sui pacchetti (percorso, icone, schermate, ecc.), server per la creazione dei repository, l’estrazione e la creazione dei file XML, ecc. Il vantaggio per gli sviluppatori sarebbe indubbio: non sarà più necessario ripensare alle varie distribuzioni ma a pacchetti conformi e univoci utilizzabili senza problemi sulle varie distribuzioni.
[A cura di Mauro Notarianni]