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Le campagne anti-pirateria digitale… incoraggiano la pirateria

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Le campagne anti-pirateria possono portare all’effetto opposto, incoraggiando la pirateria.

È quanto affermano esperti in cybercrime dell’Università di Portsmouth (Inghilterra), che hanno studiato cosa accade quando si attivano campagne di marketing per scoraggiare la condivisione e lo streaming illegale dei file.

I ricercatori hanno mostrato a 962 persone adulte i tipici messaggi presentati nelle campagne anti-pirateria, scoprendo un divario nel comportamento tra uomini e donne: l’intenzione di commettere un atto di pirateria è diminuita nel 52% delle donne intervistate, e invece cresciuta nel 18% degli uomini.

“Dalla ricerca emerge che i messaggi anti-pirateria possono inavvertitamente incrementare la pirateria, un fenomeno noto come resistenza psicologica”, spiega l’autrice principale dello studio Kate Whitman. “Da un punto di visto di psicologia evolutiva, gli uomini sviluppano una reazione più forte a minacce che riguardano la loro libertà, portandoli a fare l’esatto contrario di quanto si cerca di imporre”.

I messaggi mostrati erano copie esatte di quelli usati in reali campagne anti-pirateria; uno di questi era simile a un annuncio di Crimestoppers, no-profit che ha creato una campagna per evidenziare rischi derivanti dalla pirateria quali: virus, frodi, furti di dati e hacking; un diverso messaggio replicava una campagna pubblicitaria del governo francese che minaccia di chiudere l’accesso a internet dei trasgressori recidivi.

Whitman riferisce che era già nota la diversa percezione della pirateria tra uomini e donne, con i primi che la considerano più accettabile e qualcosa a basso rischio; la ricerca mirava ad ogni modo a capire se i messaggi per disincentivare la pirateria avessero un effetto diverso su uomini e donne, differenze che sono state dimostrate.

Sono stati testati anche messaggi educativi: non minacce di pericoli ma testi per sottolineare danni della pirateria sui creator e sull’economia in generale, invogliando gli utenti a visitare piattaforme legali quali Netflix e Spotify, e anche questi sembrano avere avuto maggiore effetto sulle donne.

Whitman spera che da quanto emerso dallo studio possano tenere conto legislatori, creatori di contenuti, e chi si occupa di iniziative anti-pirateria., evidenziando la necessità di approccio su misura in tali tipo comunicazioni, e sottolineando che l’attuale modo di scoraggiare questo fenomeno, deve essere sicuramente rivisto.

In Italia la Piracy Shield, la piattaforma nazionale anti-pirateria che dovrebbe oscurare siti illegali per lo streaming, ha portato al blocco di alcuni siti che non hanno fatto nulla di illegale.

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