L’adozione di Apple Pay in Australia è boicottata dalla banche. È questo quanto sostiene Ed Husic, portavoce dei laburisti per quanto concerne l’innovazione digitale. Il problema era già emerso a livello di indiscrezioni nel mese di agosto, quando dal settore creditizio erano emerse perplessità circa le commissioni richieste da Apple, in linea con i margini e commissioni USA ma molto più esosi nel contesto australiano.
Ora il problema è ufficializzato, infatti secondo il portavoce dei laburisti “Ai consumatori australiani non dovrebbe essere negata la possibilità di effettuare scelte di pagamento che sono ampiamente disponibili ai consumatori a livello globale”, come riporta Sydney Morning Herald, subito precisando che “Non c’è dubbio che alcuni sosterranno che questa mossa da parte della banche è anti concorrenziale. Sono preoccupato che neghi l’accesso ai consumatori a una piattaforma di pagamento efficiente e sicura”.
Nel messaggio la Reserve Bank del Paese è invitata ad effettuare indagini e di considerare l’introduzione di miglioramenti nel sistema di pagamenti che possa incoraggiare una maggiore neutralità tecnologica per migliorare la scelta dei consumatori. Da quanto emerso fino a oggi sembra che Apple richieda 15 centesimi su ogni 100 dollari di transazione tramite Apple Pay ma, mentre in USA la percentuale delle banche è di 1 dollaro, in Australia sarebbe solo di 50 centesimi, così la commissione di Apple incide in modo sostanziale.
Vale infine la pena notare che fino a oggi non sono emerse indiscrezioni sulla possibile introduzione di Apple Pay nel nostro paese, lasciando ipotizzare che anche per l’Italia possa esistere un problema simile a quanto emerso in Australia.