Samsung ha sospeso i rapporti con un fornitore sospettato di sfruttamento di lavoro minorile. La società Dongguan Shinyang Electronics Co è stata ispezionata tre volte lo scorso anno e l’ultima volta il 25 giugno di quest’anno. Solo quatrro giorni dopo l’ultima ispezione, il subappaltatore avrebbe assunto minori costringendo i sud coreani ad annullare il contratto che la li legava a Dongguan Shinyang.
A scoperchiare l’ennesimo caso di sfruttamento di minori è ancora una volta hina Labor Watch (CLW), associazione con sede a New York che in passato più volte ha scoperto problemi simili tra i fornitori di Apple, Samsung, Dell e atri grandi big dell’elettronica e informatica.
Nell’ultimo report di CLW, Samsung è accusata di essere coinvolta e di aver riferito nei suoi rapporti annuali di “non aver trovato indizi di lavoro minorile nelle fabbriche cinesi”, situazione che sarebbe realmente diversa da quanto constatato dall’associazione. CLW ha individuato 15 casi presso Dongguan Shinyang segnalando straordinari non pagati, eccessiva durata dell’orario lavorativo, assenza di assicurazioni, mancato addestramento pre-impiego, mancato utilizzo del’equipaggiamento di sicurezza (es. occhiali, caschi insonorizzati) sul luogo di lavoro e sfruttamento del lavoro minorile.
Nel rapporto 2014 di Samsung si afferma che il 90% della produzione avviene in fabbriche controllate con la sua diretta supervisione, mentre il 10% avviene in luoghi nei quali non ha controllo diretto. I sud coreani ammettono la necessità di sforzi nel settore e affermano di essere pronti a intervenire “per prevenire qualsiasi caso di sfruttamento minorile da parte dei nostri fornitori, così come prevedono le nostre politiche di tolleranza zero”.