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Lavorare per Facebook e vivere in un garage

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Mark Zuckerberg è in tour negli Stati Uniti per rispettare i buoni propositi che si era prefisso in vista del nuovo anno, quando aveva spiegato di voler “ascoltare le voci” di tutti e 50 gli stati americani (una mossa, secondo alcuni osservatori, che lascia intendere che stia preparandosi a scendere in politica), “imparare dalle speranze e sfide che affrontano ogni giorno le persone”.

Nicole, una dipendente che lavora in una delle caffetterie di Facebook, si chiede se il sig. Zuckerberg arriverà anche a casa sua. Perché di cose da fargli capire ne avrebbe molte. La donna vive a pochi chilometri dalla casa di Mr. Facebook a Palo Alto e a qualche isolato dal quartier generale di Menlo Park. Qui, spiega The Guardian, su una silenziosa strada con tante modeste unità abitative, vive Nicole e suo marito Victor (anche lui lavora alla caffetteria di Facebook), sistemati all’interno di un garage per due posti auto, insieme ai loro bambini di nove, otto e quattro anni.

“Non c’è bisogno che vada in giro per il mondo” dice Nicole parlando di Zuckerberg; “dovrebbe capire cosa sta accadendo in questa città”. La famiglia in questione vive da anni in tale situazione, impossibilità a trovare una sistemazione migliore per via di paghe che impediscono di vivere meglio.

 Victor, 29 anni, e Nicole, 26 anni, con i figli. Foto: Andrew Burton - The Guardian
Victor, 29 anni, e Nicole, 26 anni, con i figli. Foto: Andrew Burton – The Guardian

Nicole guadagna 19.95$ l’ora, il marito 17.8$, ben oltre i 15$ l’ora garantiti da Fecebook per questo tipo di lavori. Possono sembrare tanti ma in una regione dove gli ingegneri software guadagnano quattro volte tanto, è in pratica impossibile arrivare alla fine del mese.

Come se non bastasse, guadagnano troppo per avere diritto al’l’assistenza sanitaria statale e troppo poco per permettersi un’assicurazione sanitaria. Affermano di avere spesso problemi per necessità base quali il cibo e il vestiario per i bambini al punto di aver dovuto chiedere un prestito per festeggiare l’ultimo compleanno di una delle figlie.

“Un tempo” dice Victor, “la paga sembrava alta, ma da quando è arrivata Facebook tutto è più caro. A volte devo ricorrere agli anticipi sullo stipendio; riusciamo a malapena ad andare avanti”.

Prima che arrivasse Facebook a Menlo Park, Victor ricorda che suo padre era riuscito con suoi guadagnai da giardiniere a comprare una piccola casa. Prima della loro relazione i due guadagnavano 12$ l’ora lavorando per Chipotle (una catena di ristoranti) e potevano permettersi un appartamento.

“Mi sentivo più sicura con il mio altro lavoro” dice Nicole; “le persone non ti guardavano dall’alto in basso. Ora lavora in caffetterie che hanno nomi quali “Epic” e “Living the Dream”, ma sente come “immense” le distanze tra lei e le altre classi di lavoratori dell’azienda. “Ci guardano come se fossimo inferiori, come se non contassimo nulla”. «Noi non “viviamo in un sogno”, i dipendenti del settore tecnologico, vivono il sogno, è un motto che fa al caso loro».

Le piccole umiliazioni sono numerose. Alla fine di ogni turno, Nicole guarda grandi quantità di cibo abbandonato da buttare nel bidone del compost e che non può portare a casa. I dipendenti della Caffetteria non hanno diritto all’ambulatorio e non fanno parte dei dipendenti che, al contrario di altri, possono portare i loro figli al lavoro.

Una portavoce dell’azienda ha spiegato che nessuno dei lavoratori temporanei o con contratto a tempo determinato ha accesso a strutture quali: cliniche, palestre, ha la possibilità di portare i figli in azienda e che altre misure sono decise tra appaltatori e lavoratori.

“Non voglio attaccare l’azienda” dice Nicole “ma voglio capire perché dobbiamo vivere in questo modo se l’azienda per la quale lavoro ha risorse per farci vivere meglio?”. “Non chiediamo milioni di dollari, voglio solo non essere preoccupata quando ho bisogno di andare da un medico, ed è per questo che stiamo ricorrendo ai sindacati”. La coppia è solo l’ultima che ha scelto questa mossa; 500 dipendenti delle caffetterie di Facebook si sono iscritte al sindacato “Unite Here Local 19”, nella speranza di ottenere migliori condizioni di lavoro.

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