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Laurene Powell, moglie del defunto co-fondatore di Apple, Steve Jobs, ha incontrato il Presidente USA Donald Trump per parlare di politica in materia di immigrazione. L’incontro alla Casa Bianca, spiega Bloomberg, è arrivato dopo che il presidente ha diramato il secondo ordine esecutivo con il quale vieta l’ingresso in America ai cittadini di sei Paesi a maggioranza musulmana. Il nuovo bando, lo ricordiamo, sarà attivo dal 16 marzo e vieta l’ingresso per tre mesi ai cittadini di Iran, Siria, Sudan, Yemen, Somalia e Libia. Questa volta sono stati esclusi i cittadini dell’Iraq, Paese definito dal segretario di Stato, Rex Tillerson, “un importante alleato”.
Le critiche alle scelte di Trump spesso usano Steve Jobs come esempio di persona della quale la nazione ha beneficiato (il papà biologico di Jobs, Abdul Fattah Janda, era un siriano emigrato negli USA nel 1952).
L’Emerson Collective, organizzazione filantropica della Powell, si è schierata contro la decisione di Trump su questa faccenda. In una pagina del sito web dell’organizzazione è presente un articolo dal titolo: “Sette cose che potete fare ora per aiutare immigrati e rifugiati colpiti dall’ordine esecutivo di Trump”. L’attuale CEO di Apple Tim Cook lo scorso mese ha detto di stare valutando di intentare un’azione legale contro il primo ordine esecutivo di Trump fermato ad ogni modo da un gruppo di giudici di Corte d’Appello.
Non è dato sapere di cosa abbiano parlato la Powell e Trump ma non è difficile immaginare argomenti contro le discriminazioni nei confronti dei musulmani e l’intolleranza. Laurene Powell in passato si è espressa favorevolmente a riforme sull’immigrazione, con politiche che a suo dire dovrebbero garantire lo status giuridico per le persone come i bambini che arrivano negli USA senza documenti. “Sono stata risucchiata inesorabilmente da questo dramma della riforma sull’immigrazione perché è una tale spreco di vite umane, di potenziale, di intelligenze che potrebbero fare tanto bene alla nostra nazione e a loro” aveva dichiarato in una intervista del 2013 a NBC News. “Non è soltanto questione di umanità, di generosità, di giustizia nel riconoscere che non possiamo punire i figli per quello che i loro genitori hanno fatto immigrando illegalmente. È questione di interesse nazionale”. E ancora: “La mia citazione preferita è di un uomo politico che disse: non potrò mai votare leggi che avrebbero impedito a mio nonno di diventare americano”.
La Powell non ha alcun interesse diretto, né ruolo, nell’azienda creata da suo marito ma è stata vista a tutti i keynote di Apple.
This action against immigration and refugees will go down in history as a source of national shame. Speak up, speak out. Do not accept hate. https://t.co/1hLKiZ6bU1
— Laurene Powell (@laurenepowell) January 26, 2017