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L’app Immuni arriva nei primi giorni di giugno

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Contagi e decessi rallentano in tutto il Paese: l’app di tracciamento dell’esposizione a Coronavirus, considerata uno degli strumenti essenziali per la Fase 2, subisce però un altro leggero ritardo: Immuni dovrebbe arrivare nei primi giorni di giugno. Nel frattempo si amplia il numero degli stati dell’Unione Europea che hanno deciso di adottare le API create congiuntamente da Apple e Google.

Ricordiamo che anche l’app Immuni, selezionata in aprile dal Ministero della Salute, sfrutta il codice e le API di Apple e Google che tracciano la possibile esposizione a Coronavirus senza impiegare il GPS, quindi senza localizzare gli utenti. Lo smartphone iPhone o Android rileva solamente tramite Bluetooth quando l’utente si trova in prossimità di un altro utente infetto, tutelando sempre la privacy. All’inizio di maggio il lancio era stato fatto slittare a fine mese per i nodi da sciogliere riguardanti sicurezza e privacy. A metà di maggio sono state pubblicate anche le prime schermate, mentre Apple e Google hanno rilasciato le API il 20 maggio.

Immuni, ecco le schermate di come sarà l’app per contenere COVID-19L’annuncio di un altro ritardo arriva dal viceministro della salute Pierpaolo Sileri che ha indicato l’arrivo di Immuni entro 10-15 giorni, quindi indicativamente entro i primi 10 giorni di giugno, come segnala Repubblica.it. Nelle scorse ore lo sviluppatore Bending Spoons di Milano ha pubblicato l’ultima parte del codice sorgente di Immuni su Github, una procedura richiesta per rendere pubblico il codice del software per la massima trasparenza possibile sul funzionamento interno e il trattamento dei dati.

Il dibattito sulle app per tracciare l’esposizione a Covid-19, sulla privacy e riservatezza dei dati, sulle API e le tecnologie da utilizzare è stato intenso non solo in Italia ma anche in moltissime altre nazioni. Apple ha annunciato che le API di tracciamento Coronavirus sviluppate in collaborazione con Google sono state adottate da 22 paesi dell’Unione europea. Le ultime in ordine di tempo sono Germania, Svizzera, Lettonia ed Estonia, come segnalato da Reuters. Ricordiamo che inizialmente sia la Germania che il Regno Unito avevano deciso di adottare app e una soluzione tecnologica diversa, salvo poi ritornare sui propri passi adottando le API di Apple e Google.

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