Se non accetti i nuovi termini di utilizzo entro trenta giorni non potrai più utilizzare il servizio. Con questo messaggio Whatsapp avrebbe praticamente indotto i propri utenti ad accettare integralmente le novità per poter continuare a chattare con l’app di messaggistica più diffusa al mondo, omettendo la possibilità di negare il consenso alla condivisione dei dati con Facebook.
Starebbe infatti qui l’inghippo: gli utenti avrebbero potuto anche decidere di tenere separati chat e social network, ma nei nuovi termini si insisteva sulla «Necessità di tale accettazione, pena l’interruzione per la fruizione del servizio». Un dietrofront che all’Autorità garante della concorrenza e del mercato europeo non è andato a genio: sì, perché il giorno in cui Facebook acquisì WhatsApp assicurava anche di tenere le due piattaforme separate. Effettivamente è stato così per i primi due anni al termine dei quali, avendo raggiunto un importante bacino di utenza – Whatsapp è attualmente utilizzato da più di un miliardo di utenti – ha cambiato le proprie priorità: ecco quindi che cambia l’informativa sulla privacy permettendo il passaggio di informazioni per la pubblicità a Facebook.
Come dicevamo, questo comportamento scorretto aveva spinto l’Antitrust ad avviare due istruttorie ad ottobre per capire se WhatsApp avesse violato il Codice di Consumo (la seconda giudicava «Vessatoria» la formulazione dei termini di utilizzo del servizio) e che si chiudono oggi, con una multa – si legge sul comunicato – che alle casse della società di Zuckerberg pesa tre milioni di euro.