Mentre in USA e diversi paesi sono in corso indagini antitrust su Apple per App Store, vedi sopratuttto il caso Fortnite, ora anche nel Bel Paese l’antitrust italiano ha avviato sei istruttorie sui servizi cloud nei confronti di Apple, Google e Dropbox per presunte pratiche commerciali scorrette nonché per clausole vessatorie nelle condizioni contrattuali e per violazione della Direttiva sui diritti dei consumatori.
Nello specifico sono finiti nel mirino dell’antitrust italiano, presieduto da Roberto Rustichelli, Google Drive e iCloud per mancata o inadeguata indicazione dell’attività di raccolta e utilizzo dei dati degli utenti per fini commerciali e il possibile indebito condizionamento nei confronti dei consumatori che non sarebbero in condizione di esprimere o negare il proprio consenso a riguardo.
Lo stesso per Dropbox che, in più, fornirebbe in maniera poco chiara e accessibile le informazioni relative ai termini e alle condizioni d’uso del servizio, nello specifico per recedere il contratto e per esercitare il proprio diritto di ripensamento «Inoltre, di non consentire all’utente l’agevole ricorso a meccanismi extra-giudiziali di conciliazione delle controversie, cui il professionista sia soggetto, con le indicazioni necessarie per accedervi».
In definitiva l’indagine dell’antitrust italiano sui servizi cloud di Apple, Google e Dropbox muove dalla presunzione che l’utente non sarebbe tutelato a sufficienza. Come annunicia AGCM i procedimenti per clausole vessatorie riguarderebbero invece alcune condizioni contrattuali, ad esempio la facoltà da parte dell’operatore di sospendere e interrompere il servizio e l’esonero di responsabilità anche in caso di perdita dei documenti conservati sullo spazio cloud dell’utente.
Viene anche contestata la prevalenza della versione in inglese del testo del contratto rispetto a quella in italiano. Caratteristiche, queste, che sarebbero state sufficienti a far partire l’indagine da parte dell’antitrust italiano. Ricordiamo che in Italia Apple è già nel mirino dell’antitrust con altre due indagini: una su Apple e Amazon per verificare se abbiano siglato una intesa restrittiva della concorrenza per la vendita dei prodotti Apple e Beats, tuttora in corso, mentre AGCOM ha multato Apple per il rallentamento negli iPhone con batteria degradata.
Ormai da mesi Apple e i principali colossi della tecnologia USA sono presi sempre più di mira dagli organismi antitrust in diverse nazioni nel mondo. In USA (e non solo) il caso più clamoroso è quello di Fortnite rimosso da App Store perché ne violava il regolamento. Da qui infatti Epic Games ha portato la questione in tribunale per presunto abuso di posizione di dominante da parte di Apple, attirando l’attenzione dei governi e degli antitrust dei vari paesi in cui Apple opera. Indagini sono in corso anche in Russia e Giappone.
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