Chi scrive sta componendo questo articolo usando iA Writer, un software per la scrittura in markdown nato originariamente su iPad nel 2010, e un iPad Pro 11 2018 aggiornato all’ultima versione di iPadOS 13.4. Quella che permette, nell’attesa che Apple rilasci a maggio la sua nuova Magic Keyboard con trackpad, di usare mouse e trackpad esterni. E infatti l’abbiamo collegato alla Magic Keyboard 2 e al Magic Trackpad 2 che di solito usiamo quando colleghiamo il MacBook al monitor esterno, e lo stiamo usando in tutto e per tutto come se fosse la versione definitiva. Grazie alla possibilità di suddividere lo schermo per visualizzare sino a tre finestre (due appaiate e una flottante) scriviamo rileggendo gli appunti e cercando nel database di Macity i nostri ricordi.
Sì perché, nella ventennale storia da cronista del mondo Apple di chi scrive e nella quasi venticinquennale storia di Macitynet, il venerdì di Pasqua del 2010 è indimenticabile come forse pochi altri giorni, incluso il giorno della presentazione dell’iPad, il 27 gennaio del 2010
Se a gennaio di quell’anno avevamo assistito alla presentazione di un oggetto che avrebbe cambiato il mondo, l’ultimo grande evento con Steve Jobs vivente, seduto su una sedia di Le Corbusier con le gambe accavallate a dimostrare che questo nuovo apparecchio richiedeva una postura completamente diversa e molto più rilassata del precedente, ad aprile del 2010 la musica è stata completamente diversa.
Alla mattina presto, verso le 6, il sottoscritto assieme al collega Daniele Piccinelli era in coda davanti al cubo della Quinta Strada, a New York, in attesa che venisse messo in vendita il primo iPad. Un modello che, a guardarlo oggi (e chi scrive ce l’ha ancora, purtroppo con lo schermo non più funzionante), fa ancora una bellissima figura. Robusto, di alluminio solido e piacevole, bordi squadrati, schermo da 9,7 pollici non retina (la risoluzione era 1024 per 768 pixel), il pulsante home, il pulsante di accensione, la regolazione del volume. Un oggetto essenziale, in cui c’era già tutto quello che sarebbe venuto dopo, inclusa la connessione all’epoca 3G.
E l’evoluzione la possiamo riassumere in poche righe. È l’evoluzione della fotocamera posteriore, sino ad arrivare al sensore Lidar dell’iPad Pro 2020, la scomparsa del tasto home (che solo successivamente avrebbe accolto anche il sensore per le impronte digitali) e il potenziamento dei sensori e fotocamera anteriore. Cambiamenti significativi ma non troppo, come non sono stati enormi neanche i cambiamenti del fattore di forma: modello mini da 7,9 pollici, modello maxi da 12,9, modelli intermedi da 10,5 e poi 11 pollici. Cornici sempre più sfilate per dare spazio alla magia della tavoletta, cioè quello schermo quasi liquido in cui si può toccare il contenuto, che sembra uscito da un film di Miyazaki.
La storica spedizione di Macitynet permise di realizzare al volo un unpacking del primo iPad “mostrato” all’Italia, farlo vedere in tutti i suoi dettagli cosa che ci consente di sapere ancora oggi, a distanza di un decennio, cosa ci fosse in quella scatola che fa ancora bella mostra di sé nello scaffale delle cose memorabili del vostro cronista.
C’è chi è letteralmente nato dopo l’iPad e già lo usa con profitto, o chi era proprio un bebé. O chi non ha mai avuto un computer personale prima, e magari in terza età proprio con l’iPad ha scoperto un modo per rivoluzionare la propria vita. Come la madre del vostro cronista, che superata la soglia dei settanta ha ricevuto in regalo un iPad mini e che da allora tiene sempre in borsa, complemento di mobilità per le dita e la vista di una persona che non sarebbe più a suo agio con uno smartphone troppo complicaato, ma che su iPad mini riesce a gestire la posta, vedere gli album condivisi con le foto dei nipoti aggiunte in tempo reale anche da un’altra città, preparare documenti con Pages e fare disegni usando una penna di terze parti. Il frammento di una storia che è comune a chissà quante persone in tutta Italia, in tutto il mondo.
Torniamo alla postazione di lavoro di quest’oggi. Non è l’unica, ovviamente, perché chi vive nell’ecosistema Apple usa il Mac e l’iPad per cose diverse o complementari, magari dettate da dove ci si trovi in un particolare momento. Questo che ricorre adesso è uno stranissimo decennale di quella volta in cui i vostri cronisti hanno attraversato l’oceano per andare a mettersi in coda e comprare la prima generazione di iPad ad aprile (quella per l’Italia arrivò a maggio e passare poi la Pasqua a New York City prima di rientrare, il giorno dopo Pasquetta a Malpensa (alla faccia del giro fuori porta, verrebbe da dire). Questa volta siamo invece tutti chiusi in casa per via della quarantena causata della pandemia del coronavirus. Non sappiamo neanche quando finirà e molti si chiedono peraltro come finirà, quale sarà il ritorno alla vita dopo.
L’iPad di oggi è prezioso ancora più di quello di ieri. Ci accompagna in casa, terzo schermo assieme al Mac e all’iPhone, che permette di guardare un film, rispondere alla mail, seguire le notizie sui canali Telegram e leggere i giornali in abbonamento, scrivere articoli ma anche avere un accesso più “casual” al tempo libero, con giochi fantastici che adesso si possono anche pilotare con un joypad.
L’iPad è diventato un fantastico strumento di editing video, foto e audio, perché nel frattempo il tablet di Apple è profondamente cambiato dal punto di vista della potenza di calcolo, rendendolo sostanzialmente molto più potente del MacBook usato dal vostro cronista. Certo, l’iPad si connette ancora troppo timidamente al monitor esterno, dove semplicemente “raddoppia” e non “sdoppia” per estendere lo schermo (e di lavorare a schermo spento proprio non ne vuol sapere. Però sta facendo dei progressi enormi.
E ancora ci chiediamo, come ci siamo chiesti in passato, se in futuro l’iPad sostituirà il computer oppure no. Intanto, se vogliamo usare “il grande schermo” magari per rivedere una presentazione o apprezzare i contenuti di una app in famiglia, in sinergia con Apple Tv e il televisore di casa si può usare tranquillamente AirPlay. Le nostre AirPods Pro ci permettono di fare videchiamate su videochiamate, sia per lavoro che per restare in contatti con i nostri cari, passando senza un tentennamento dalla connessione con iPhone a quella con iPad. L’ecosistema Apple non è mai stato così integrato.
Scriverlo sembra strano, come se si volesse fare pubblicità ma vi garantiamo, dopo quarant’anni di uso di tecnologie di tutti i generi, che quello che Apple offre sul mercato oggi è genuinamente un pezzo di futuro, un insieme di oggetti connessi fatti “come dovrebbero essere fatti”, se l’avessimo chiesto a noi stessi nel 1984.
Infatti, questi dieci anni di iPad sono stati una delle due rivoluzioni di Apple più significative (assieme a quella dell’iPhone), in un certo senso addirittura superiori a quella originaria del Macintosh. E che chi scrivere ha potuto testimoniare sin dall’inizio: una traiettoria fantastica che non si è interrotta con la scomparsa prematura di Steve Jobs nell’ottobre del 2011. Invece, ha proseguito, sviluppando e arricchendo la storia di questo apparecchio. Creando un secondo e ricchissimo ecosistema di app che oggi è sull’orlo della trasformazione, con la possibilità che sta arrivando di integrare tutti e tre i filoni di software made for Apple, e cioè iPhone, iPad e Mac, in un unico store e con un unico modo di acquisto.
Per questo emoziona ancora staccare un attimo le mani dalla tastiera e osservare l’oggetto iPad di oggi come se fosse la prima volta. In dieci anni è cresciuto senza tradire la sua anima, ma si è trasformato in uno strumento potentissimo e affilato, bello e ancora magico. Una magia che, per chi scrive, è indimenticabile.