L’Amministrazione statale cinese per il cyberspazio ha ordinato agli operatori degli app store di iscriversi immediatamente all’autorità di regolamentazione al fine di “promuovere il sano e corretto sviluppo dell’internet mobile”. Molti dispositivi nel paese, spiega BCC, sfruttano Android ma Google non ha un suo Play Store locale e gli utenti scaricano app e software da vari servizi disponibili online, con ovvie conseguenze in termini di diffusione dei malware.
Cheetah Mobile Security, una società di Pechino specializzata in sicurezza, evidenzia che a gennaio del 2016 oltre 1,4 milioni di utenti di dispositivi mobili in Cina sono stati colpiti da infezioni di malware rendendo, di fatto, la nazione quella con il più alto numero di “infezioni”, seguita da India e Indonesia. “Il motivo per il quale queste nazioni sono le peggiori è l’uso prevalente di app store di terze parti, mercati contaminati da malware a causa di deboli misure di controllo” spiega un portavoce di Cheetah. Secondo l’amministrazione cinese per il cyberspazio il registro è inteso altresì per affrontare la pubblicazione di “informazioni illegali”.
Recentemente le autorità hanno chiesto ad Apple di rimuovere dall’App Store cinese l’app del New York Times ma simili richieste sono state fatte anche ad altre aziende per app su diversi store. A causa dell’assenza del Play Store in Cina, gli utenti tipicamente scaricano app da store gestiti da operatori e produttori locali quali Tencent, Xiaomi, Baidu e Huawei. Trend Micro, altra società specializzata in sicurezza, spiega che molti di questi store sono intrinsecamente insicuri, in particolare quando propongono app non disponibili in altri luoghi virtuali.
Recentemente l’Amministrazione statale ha reso nota la Strategia statale per la sicurezza del cyberspazio; nel documento si evidenzia come lo sviluppo approfondito delle tecnologie informatiche stia rendendo sempre più complicato il quadro della sicurezza informatica, con vari fenomeni che potrebbero interferire negli affari interni degli altri paesi, che riguardano il monitoraggio e l’intercettazione di segreti su vasta scala, con conseguenti danni per la sicurezza politica.
Il vice direttore dell’Amministrazione, Wang Xiujun, ha osservato: “Il monitoraggio informatico, l’attacco informatico, l’infiltrazione informatica e il terrorismo informatico costituiscono una minaccia alla sicurezza del nostro Paese”. “La cybersicurezza è diventata una questione strategica che influenza lo sviluppo economico e sociale, la stabilità a lungo termine del Paese e il benessere del popolo, rendendo quindi urgente un piano per la gestione dall’alto della sicurezza”. L’obiettivo è in qualche modo tutelare le strutture chiave, rafforzare la cultura della sicurezza, e intensificare le collaborazioni internazionali in merito a questione di sicurezza informatica. “Verranno adottate tutte le misure giuridiche, amministrative, economiche, diplomatiche, tecnologiche, militari e in ogni altro ambito a tutela della sicurezza del cyberspazio del nostro Paese”.