Aubrey Johnson, ex dipendente di Lala e Color, ha raccontato sul suo blog personale alcuni interessanti retroscena sulla acquisizioni da parte di Apple delle sue due società. Tutto iniziò con il lancio del servizio musicale in streaming Lala, che nonostante gli scarsi successi economici emerse per una particolare caratteristica ovvero godere di un eccellente posizionamento nei risultati di ricerca di Google per i brani, spesso superando lo stesso iTunes. Posizionamento che gli consentì di diventare uno dei partner principali di Google al lancio della versione beta di Google Music.
Nel 2009 Bill Nguyen, fondatore di Lala, ricevette da Nokia un’offerta di acquisizione: l’azienda finlandese voleva rivitalizzare il suo OS e offrì 11 milioni di dollari a Nguyen, offerta che per l’imprenditore era eccessivamente bassa, nonostante Lala non se la passasse bene al momento. Così Nguyen si rivolse a Google per sondare il terreno e capire se Mountain View fosse interessato all’affare, indicando una cifra ben precisa per la quale Nguyen sarebbe stato disposto a vendere Lala. Google volle testare la veridicità della richiesta del fondatore e, sperando nella disperazione e sconforto di quest’ultimo per l’andamento poco entusiasmante del suo business, rilanciò con una cifra molto più bassa.
Nguyen non ci pensò due volte: chiamò Cupertino e spiegò la situazione, ottenendo un incontro con alcuni dirigenti Apple, fra cui Steve Jobs, Tim Cook ed Eddie Cue, che avevano subito intuito l’importanza strategica di Lala, a questo punto da considerarsi forse più legata ad una tattica atta a prevenire una potenziale concorrenza per Apple, piuttosto che ad un piano di espansione dell’azienda sul web.
Jobs disse:
Bill sto per passarti un numero e, se ti piace, facciamolo e chiudiamo subito tutta questa faccenda. Va bene?
Passò così a Nguyen un foglio con un cifra; Nguyen lo guardò e annuì: Google e Nokia restarono a bocca asciutta ed Apple acquistò Lala per una cifra di 80 milioni di dollari più altri 80 milioni in compensi di fidelizzazione per i dipendenti che avrebbero accettato di restare nell’azienda. Fortunatamente per Apple alcuni impiegati lasciarono l’azienda seguendo Nguyen nella successiva avventura in Color, e rinunciando quindi a buona parte dei bonus. Un affare per Apple che in seguito avrebbe “messo le mani” su quegli stessi impiegati, molto più esperti, assumendo l’intero team di Color per una cifra sensibilmente inferiore.