Nel film “Lei” (Her) del 2013 scritto e diretto da Spike Jonze, si immagina un uomo solo e introverso, che riesce a creare un legame emotivo con “Samantha”, voce di un sistema operativo basato su un’intelligenza artificiale in grado di evolvere, adattandosi alle esigenze dell’utente. L’uomo resta affascinato da “Samantha”, assistente con la quale instaura un legame sempre più forte; l’IA e l’uomo condividono entrambi le nuove esperienze sperimentate, un rapporto che diventa sempre più intimo, fino a sfociare in una vera e propria relazione d’amore.
12 anni dopo “Her”, una startup specializzata in AI e denominata Sesame, propone qualcosa di simile a quanto visto nel film, un assistente definito affascinate e inquietante da chi ha avuto modo di provarlo.
“Ho provato il demo ed è stato sorprendente quanto sembra umano”, scrive sul sito Hacker News un utente che ha avuto modo di provare il sistema. “Sono un po’ preoccupato, comincio a sentirmi emotivamente legato a un assistente con la voce di livello umano”.

A fine febbraio, Sesame ha presentato un demo del nuovo Conversational Speech Model (CSM) caratterizzato da elementi che sembrano convogliare quelli che molti considerano la “valla arcana” del parlato generato con l’AI; alcuni tester hanno riferito di coinvolgimenti emotivi con gli assistenti con la voce maschile o femminile (“Miles” e “Maya”).
Un redattore del sito Ars Technica riferisce di una prova di 28 minuti con un assistente con voce maschile, un test nel quale si è parlato della vita in generale, e su come l’AI decide cos’è “giusto” e cos’è “sbagliato” tenendo conto dei dati con i quali è stata addestrata. La voce sintetizzata è indicata come espressiva e dinamica, in grado di imitare respiri, risate, interruzioni, a volta anche di mangiarsi leggermente le parole e correggersi, piccole imperfezioni intenzionali.
«Il nostro obiettivo è ottenere la “presenza vocale” – la qualità magica che fa sembrare reali, implicite e di valore, le interazioni parlate» con gli assistenti AI, scrivono gli sviluppatori di Sesame in un post sul blog aziendale. “Stiamo creando partner conversazionali che non solo elaborano le richieste ma si dedicano al dialogo autentico, quello che permette di sviluppare nel tempo un clima di fiducia. Nel farlo, la speranza è di sfruttare il potenziale inutilizzato delle voci come interfaccia definitiva per l’istruzione e la comprensione”.
Tra i commenti degli utenti di Hacker News si è aperto un dibattito sulle potenzialità e il pericolo di simili sistemi; alcuni hanno riferito di conversazioni coinvolgenti e un genitore ha riferito che la figlia di 4 anni aveva iniziato a sviluppare un legame emotivo con l’assistente AI e si è messa a piangere quando le è stato detto che non poteva parlarci di nuovo.
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