La scorsa estate la californiana KoBold Metals ha annunciato di avere individuato in Zambia una delle miniere di rame più grandi e di maggior qualità del mondo, scoperta impiegando algoritmi di intelligenza artificiale AI.
Le tecnologie AI hanno permesso di analizzare immagini satellitari, risultati di perforazioni e altri dati ancora, tutta una serie di elementi sfruttati per creare mappe della crosta terrestre e ottenere un elenco di potenziali depositi di rame, cobalto, nichel e litio e altri minerali fondamentali per la transizione energetica.
Una scoperta con metodologie simili arriva da una diversa startup denominata Earth AI. Lo spiega il sito TechCrunch riferendo di depositi di minerali fondamentali individuati in alcune zone dell’Australia, aree ignorate per decenni dai tradizionali impianti minerari.
Non è chiaro se i depositi individuati in Australia siano grandi quanto quelli scoperti in Zambia da KoBold (finanziata, tra l’altro da Jeff Bezos e Bill Gates) – o paragonabili in termini di dimensioni e qualità alla miniera di rame Kamoa-Kakula della Repubblica democratica del Congo. Ma sembra di comprendere che futuri approvvigionamenti di minerali critici saranno possibili grazie a modelli AI che passano in rassegna dati sul campo.
“L’attuale, reale frontiera (nel settore minerario) non è tanto una questione geografica ma tecnologica”, riferisce Roman Teslyuk, fondatore e CEO di Earth AI. Quest’ultima ha giacimenti di rame, cobalto e oro nel Territorio del Nord e argento, molibdeno e stagno in un diverso sito nel Nuovo Galles del Sud, a circa 500km a nord di Sydney.

L’idea alla base di Earth AI nasce da studi universitari di Teslyuk, originario dell’Ucraina, mentre lavorava per un dottorato all’Università di Sydney, e dove ha acquisito familiarità con l’industria mineraria. In Australia il governo possiede i diritti sui giacimenti minerari e offre accordi di locazione con mandati di sei anni.
In passato il partner commerciale più importante dell’Australia per l’acquisto delle proprie risorse minerarie è stata la Cina, un legame che nel tempo si è ridotto, con il Paese del Dragone che ha deciso di adottare una policy di maggiore autosufficienza e ridurre le importazioni di materie prime.
Anche in questo settore le tecnologie AI assicurano notevoli risparmi per “mettere in piedi” un’industria di sfruttamento, con conseguenze nelle esportazioni, aumentando la competitività della produzione nazionale e quindi delle esportazioni.
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