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La saga dell’iPhone [5]

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Immaginatevi un signore che ogni cinque o sei mesi sale su un palco, sorride a una platea di qualche migliaio di persone, si raccoglie su se stesso ed effettua all’improvviso, da fermo, un salto carpiato all’indietro. Immaginate gli applausi, la contentezza, i commenti favorevoli.
Poi immaginate che sei mesi dopo torni e di carpiati all’indietro ne faccia due. E mezz’anno dopo, rieccolo lì che ne deve fare tre. E via a seguire. Sareste di fronte alle sempre crescenti aspettative di molti degli appassionati di Apple, dei giornalisti, degli analisti finanziari, alla performance su palco di Steve Jobs. Se vi pare che la cosa non sia necessariamente corretta, perché come cantava Francesco De Gregori “un giocatore non si giudica da questi particolari”, dovreste allora cercare di immaginare di nuovo e meglio cosa succede durante i keynote di Steve Jobs.

A gennaio del 2007, come abbiamo visto nella prima delle nostre puntate dedicate alla saga dell’iPhone, il vostro cronista era rimasto impressionato dall’ampiezza e dalla velocità  del gesto atletico di Steve Jobs sul palco del Moscone Center. Un telefono cellulare che è anche navigatore web e iPod!
E per di più con una interfaccia semplice, elegante e talmente avanzata rispetto a quelle della concorrenza da sembrare fantascientifica e da definire un intero nuovo modo di immaginare la relazione uomo-telefono. Touch. Multitouch. Certo, non una invenzione di Apple, ma una esecuzione straordinaria ad un livello a cui nessuno era mai giunto commercialmente prima. A rimanere colpito non erano stato ovviamente solo il vostro cronista ma anche tutto l’establishment della stampa e degli analisti, osservatori, appassionati e curiosi. Tanto che l’esplosione di commenti e osservazioni ed entusiasmo sul rivoluzionario passo in avanti che Apple stava per fare con l’introduzione dell’iPhone stavano drammaticamente spostando verso l’alto la stanghetta delle aspettative del popolo della mela.

Acceleriamo rapidamente in avanti, soffermandoci solo una frazione di secondo sul boato di applausi e di risate di felicità  ed approvazione durante lo scorso gennaio 2008, mentre da una busta Manila usciva il computer più sottile in commercio, del quale abbiamo abbondantemente parlato e che è stato – dopo l’iPhone – una specie di carpiato al metadone. Uno straordinario ed efficace succedaneo della rivoluzione dell’iPhone. E arriviamo alla WWDC, al keynote, allo smunto Steve Jobs affetto dal male di stagione con tutti i suoi uomini e gli ospiti che illustravano, come l’anno prima e due anni prima, le novità  e le possibilità  di un mondo fatto di che cosa? Insomma, l’aspettativa di un nuovo carpiato è andata delusa?

Apple aveva annunciato che a metà  di quest’anno sarebbe arrivato il telefono cellulare in versione Umts, cioè 3G. Il ragionamento era chiaro: il blocco radio dei 3G a gennaio 2007 consumava troppo, in un mondo che ogni 18 mesi riesce a raddoppiare la densità  di transistor su un chip (abbatendo i consumi), ma a metà  2008 sarebbe stato pronto. Oltretutto, a non essere ancora pronta era la rete 3G di At&T. E ancora: l’iPhone non è un telefono con un semplice firmware, quindi a contare sono anche gli aggiornamenti del sistema operativo, proprio come accade per il Mac quando si passa da Mac Os X 10.4 a 10.5.
E inoltre, dopo nove mesi di sperimentazione operativa sul mercato, il pragmatismo di Apple (e di Steve Jobs in particolare) spinge a fare cambiamenti al modello di business con il quale vengono venduti gli iPhone, aggiungendo (finalmente) quei servizi MobileMe che possono fare la differenza nella vita di un utente Mac o Pc che abbracci lo stile di vita digitale di Apple. Delusione del pubblico pagante e degli ospiti o straordinario carpiato “carsico”, sotterraneo, capace di essere ancor più rivoluzionario del semplice annuncio di prodotto e tecnologia?

Andiamo con ordine. Il nuovo iPhone è identico e al tempo stesso diverso dal primo. Ha un “motore radio” più veloce, è maggiormente ottimizzato dal punto di vista dei consumi, ha uno chassis ridisegnato con alcune piccole novità  estetiche e funzionali (l’auricolare può essere anche di terze parti) ma è sostanzialmente lo stesso telefono. Stesso display, stesso processore. E questa è una buona notizia: un’ottima notizia. Perché vuol dire che la seconda delle novità  presentate da Apple, cioè iPhone 2.0 (il nuovo sistema operativo per iPhone e iPod touch) funzionerà  non solo sui nuovi telefoni cellulari ma anche su quelli vecchi. Pare cosa da poco, e forse irrilevante per chi ancora non ha il telefono di Apple, ma in realtà  è fondamentale perché i sei milioni di possessori di iPhone prima versione entreranno dentro lo stesso mondo di servizi e funzionalità  dei nuovi acquirenti. Non sembra poi così importante, vero?
Ma non vi è venuto in mente di pensare agli acquirenti di Nokia, ad esempio, che spendono cinquecento o seicento euro per un nuovo telefono salvo poi vederne uscire un nuovo modello con nuove funzionalità  sei mesi dopo, totalmente diverso dal loro?
Dopotutto, Steve Jobs aveva spiegato con grande chiarezza al momento del lancio del primo iPhone come stavano le cose: schermo touch perché se ci si accorge che servono nuove funzioni dopo aver lanciato il prodotto con la tastiera di gomma non sarebbe possibile.

Ma non c’è solo iPhone 2.0, c’è anche MobileMe, cioè un insieme di servizi che sono un po’ di più di quello che serve all’iPhone e basta. Sono molto di più. Sono un sistema completo per la gestione professionale dei dati (l’email, i contatti, gli appuntamenti, ma anche foto e documenti da trasferire) che passa in maniera “push” e senza limitazioni di computer.
Funziona per iPhone e iPod touch, funziona per Mac con Mail e gli altri programmi Apple oltre ad Entourage, ma anche per Pc con Outlook e Outlook Express.
E se non bastasse, ci sono anche le versioni online con le applicazioni web 2.0 fatte in Ajax. Praticamente: come avere tutto il pacchetto delle GApps e molto di più. L’iPhone diventa compatibile con una serie di documenti e funzioni in più (iPhone 2.0) mentre gli utenti Apple possono passare senza problemi da un computer all’altro, tra casa e lavoro, scuola e tempo libero, senza doversi chiedere come fare a passare i dati da un computer all’altro. Carpiato irrilevante? Chi scrive aspettava con ansia molto meno da molti anni.

Steve Jobs ha anche portato l’attenzione indirettamente sull’evoluzione di Mac Os X, cioè il futuro 10.6 Snow Leopard. Un sistema che, ribadisce Jobs come sta facendo con coerenza da almeno due anni, non cambierà  in maniera rivoluzionaria la sua interfaccia ma invece evolverà  profondamente per quanto riguarda le funzionalità . Una rivoluzione nel motore. Una rivoluzione nel modo di uso in rete e in collegamento con il resto del mondo. Una rivoluzione nel calcolo parallelo, in attesa che aumentino come stanno aumentando i “core” dei processori.
Una frontiera che non viene neanche presa in considerazione dal marketing estetico di Microsoft, ad esempio, che sogna di mettere il multitouch scopiazzato da tutte le parti e poi non riesce a risolvere problemi di usabilità  e di stabilità  e compatibilità  elementari né con Windows Xp né con Vista.

Cosa rimane fuori dal keynote di Steve Jobs per il lancio alla WWDC delle novità  dell’iPhone, una delle tre gambe del business Apple (le altre due sono il Mac e la musica più film e telefilm, cioè iTunes Store, con l’aggiunta di un hobby in via di definizione cioè Apple Tv). che non abbiamo ancora detto?

Rimane fuori un aspetto fondamentale, che non deve essere trascurato. Le applicazioni delle terze parti. L’ecosistema degli sviluppatori. La nascita di una nuova piattaforma. Apple vuole imporre sul mercato il suo “sistema”: i programmatori che vogliono realizzare software gratuito o a pagamento per iPhone hanno a disposizione strumenti molto potenti per realizzarli e un sistema di distribuzione e riscossione del prezzo straordinario e incapsulato all’interno dell’apparecchio stesso.
Addirittura, un venture capital dedicato, iFund, che si mette a valutare quali progetti sulla carta sono molto buoni e a finanziarli. Quale altra piattaforma fa altrettanto? Quale altra piattaforma ha lavorato per rendersi comoda ed accogliente a chi realizza software? Quale altra piattaforma ha operato la distinzione fra tre mercati di possibili utenti di applicazioni, cioè quelli consumer, quelli professionali in ambito aziendale e quelli accademici nel settore della formazione? Chi altri ha cercato sinora di semplificare la vita e il modo di realizzare innovazione non solo da parte sua ma anche per chi lo fa in maniera accessoria?

La rivoluzione del personal computer, concordano gli storici dell’informatica, è nata grazie alla nascita di alcuni standard che hanno consentito la diffusione di applicazioni di terze parti in maniera trasversale nel mercato. Nella fattispecie, si trattava di Lotus 1-2-3, il trisavolo di Excel. Una nuova generazione di manager alla fine degli anni Settanta aveva scoperto di poter usare il computer non del centro di calcolo aziendale ma sulla propria scrivania.
L’elaborazione dei dati diventava critica nella costruzione del business e nella sua performance. Quel primo mercato, simmetrico anche se meno conosciuto rispetto a quello dei videogiochi per gli home computer di quellla generazione (pensate al Commodore 64) e ai sistemi di desktop publishing e fotoritocco, è stato il volano della crescita esponenziale dei Pc (Mac e Windows/Dos). Nei telefoni cellulari? Le macchine chiuse ed eterogenee a quali obiettivi di diffusione, a quali funzioni, a quali killer application si appoggiano adesso? Passato il momento della telefonata per la telefonata e dell’email, quale nuova killer application arriverà  per rivoluzionare il mondo della convergenza in mobilità  su questa nuova piattaforma.
Quando Steve Jobs è uscito dal cono d’ombra del backstage del Moscone Center solo lui sa che cosa stava pensando. A noi piace credere che pensasse questo: «Seduto qui di fronte a me c’è lo sviluppatore che inventerà  la killer application della piattaforma mobile. Chissà  chi è, chissà  come sarà  la sua applicazione. Ma voglio che sia nell’ecosistema della piattaforma iPhone».

Quello dello scorso 8 giugno 2008 non è stato, a ben guardare, un keynote smorto. E la raffica di carpiati per intenditori forse non tutti li hanno capiti, ma ci sono stati. Ragazzi, se ci sono stati!

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