La storia è semplice: un test indipendente condotto da analisti tecnici per verificare quanti videogiochi realmente funzionino con la nuova architettura Arm-Qualcomm dei Pc stanno incontrando una piccola Caporetto.
La maggior parte dei giochi per Pc Windows, compresi i popolari giochi multiplayer come “League of Legends” e “Fortnite”, non vanno affatto bene. Il problema non è la storia, ma come leggerla.
La storia di una transizione difficile
Potrebbe essere la storia di una transizione difficile. Microsoft ci ha già provato ma non ci ha mai messo molta convinzione, perché il suo grande partner storico, Intel, ha sempre remato contro. L’architettura Arm usata da Qualcomm (e da Apple con l’Apple Silicon) è modificabile ma non interessa all’azienda di Santa Clara, che ha una sua traiettoria completamente diversa.
E poi Microsoft ha sempre avuto difficoltà a staccarsi dal passato, perché insiste nell’offrire compatibilità all’indietro che moltissimi suoi grandi clienti aziendali soprattutto le chiedono.
La storia di una morte inevitabile
Oppure questa storia potrebbe essere raccontata come un altro chiodo sulla bara di Intel, colosso che è in difficoltà per diversi motivi e che con l’attuale leadership sembrava essere sul punto di riprendersi, ma che negli ultimi giorni ha visto un ulteriore aggravarsi della sua situazione, al punto da rischiare lo spezzatino con relativa vendita e la non apertura della fabbrica dei microchip promessa alla Germania. E meno male che non l’avevano destinata all’Italia come all’inizio sembrava: sai che delusione sarebbe stata.
Oppure potrebbe essere una semplice storia di tecnologia e di architetture, quale è superiore e quale no: Intel vs Arm, cioè Risc contro Cisc, ammesso che abbia ancora senso questa distinzione nei processori 64 bit attuali: il problema è più quello delle tecnologie litografiche.
Il problema con i giochi
Oggi intanto scopriamo che ci sono giochi che sono realizzati per funzionare con l’architettura x86 di Intel, il chip che è stato di fatto lo standard dei personal computer Microsoft per decenni (talmente tanto standard che Amd ha più volte dovuto lottare anche in tribunale per riuscire a far avanzare la sua specifica idea di processore per Windows) che non riescono a girare sull’altra architettura che Microsoft sta portando avanti.
Per far sì che alcuni di questi programmi funzionino sul sistema Qualcomm-Arm, occorrono gli emulatori. Nel mondo Mac si chiama Rosetta 2, in quello Intel-Qualcomm la cosa non cambia: i programmi per x86 devono comunque essere eseguiti attraverso uno strato di software che traduce il linguaggio Intel in quello Arm. Gli esperti di chip affermano che questo approccio non è perfetto e può causare bug, errori o semplicemente il mancato funzionamento dei giochi.
Scelte strategiche e costi di transizione
Possiamo leggere la storia anche così: attenzione, c’è un problema con i videogiochi. Il problema è molto diffuso. Circa 1.300 giochi per PC sono stati testati in modo indipendente per vedere se funzionano sui nuovi PC con processore Qualcomm e solo circa la metà ha funzionato senza problemi.
Lo dice James McWhirter, analista della società di ricerca Omdia, che ha fatto i test e non abbiamo motivi per non credergli. McWhirter ha citato un sito web indipendente raccomandato da Microsoft per verificare la compatibilità. Molti altri giochi meno popolari non sono stati testati.
Ma il risultato non cambia: i videogiochi sono da sempre una delle principali leve all’adozione di una nuova generazione di processori. La mancata compatibilità (per quanto temporanea, si pensa) è comunque causa di mancato acquisto e quindi di minore penetrazione di mercato e quindi di minori incentivi per gli sviluppatori a realizzare versioni native dei loro software o comunque ad aggiornare quelli esistenti.
Cosa aveva fatto Apple nel tempo
Tutto va all’indietro nella storia di Apple, che per decenni è stata insignificante dal punto di vista dei volumi. Ma il tema qui è la strategia. Mentre Windows continuava a girare imperterrito con gli stessi processori, avendo di fronte solo il relativo problema dell’aggiornamento dei registri di memoria per passare da 16 a 32 e poi a 64 bit, e poi a implementare un cambiamento di kernel (da Windows 95-98-ME a quello di NT e 2000 che è stata la base di XP) il mondo Mac di transizioni architetturali ne ha viste un po’. E le ha provate tutte.
Il passaggio da Motorola 68k (68000 con le varianti 20, 30 e 40) a PowerPC (601, 603, 604 e poi G3, G4 e G5) e poi a x86 con 15 differenti generazioni di processori Intel (che è sempre stata prolifica, almeno dal punto di vista del marketing: da P6 a Penryn fino a Comet Lake e Ice Lake), per poi transitare nuovamente ad Apple Silicon le diverse generazioni, ha mostrato praticamente tutti i possibili approccio alla risoluzione di questo problema strategico, tecnologico, commerciale e di comunicazione e marketing.
La risposta? Un taglio secco e netto con il passato (evitare la doppia linea di prodotti) investendo moltissimo su uno strato di compatibilità software (Rosetta) e mantenendo una doppia versione del sistema operativo per un numero ragionevole di anni.
La farfalla e la lumaca
Siamo arrivati quasi a cinque (l’esordio degli M1 è del 2020) e presto vedremo la fine delle versioni del sistema operativo macOS anche per Intel, mentre Rosetta rimarrà a giro forse un po’ più a lungo ma non moltissimo: saluteremo anche quella. Apple tratta i suoi computer come delle farfalle: bruco, crisalide, farfalla e via per un altro ciclo. Sempre veloce nelle singole fasi ma complessivamente di media durata: in questo modo assorbe sia il problema tecnologico che quello commerciale.
Microsoft invece sta muovendo i primi passi in questo nuovo mondo come una lumaca. Un’unica forma e va avanti pianissimo. Forse spera che il pubblico si dimentichi dei problemi? Chissà. Intanto, ha già ha inanellato i primi errori: la transizione non è netta, la linea di prodotti sul mercato è frammentata e ibrida, l’investimento sullo strato di compatibilità è insufficiente e il sistema operativo “a doppia compatibilità” sembra pensato per restare moltissimo tempo. Il futuro a quanto pare è diventato più complicato e solo un evento traumatico per Intel (o per Qualcomm) avrebbe la possibilità di sbloccare la situazione. Chissà.