NASCE APPLE I
Avevamo lasciato il Woz nella precedente puntata alle prese con un processore 6502 acquistato ad un prezzo speciale: era il primo mattone per la costruzione del primo computer Apple ma c’era tantissimo da fare.
La prima cosa che Wozniak iniziò a scrivere fu il linguaggio di programmazione.
Il Basic era una delle cose più apprezzate all’Homebew Computer Club e “The Woz” sapeva che avrebbe potuto stupire tutti facendolo girare sulla sua macchina. In poche settimane riuscì a realizzare una piastra madre (con la CPU 6502) completa d’interfacciaU di collegamento per una tastiera, uscita video per il monitor e Basic incorporato. Quando Wozniak portò il suo risultato all’Homebrew e iniziò a distribuire fotocopie del suo progetto (in modo che gli altri potessero duplicarlo), tutti gli altri membri del club rimasero stupiti. Wozniak chiamò questa sua creatura “Apple”.
L’ORIGINE DEL NOME APPLE
L’origine del nome Apple non è stata mai del tutto completamente chiarita. Secondo Steve Jobs la decisione fu del tutto casuale: lui e Woz erano seduti con alcuni amici e propose di chiamare il computer “Apple” a meno che qualcun altro non avesse avuto un idea migliore. Secondo altri, Jobs s’ispirò all’etichetta della casa discografica Beatles (la Apple, appunto) essendo Jobs un grande appassionato della musica dei quattro baronetti. Altri ancora dicono che la scelta del nome deriva dal fatto che Jobs aveva in passato lavorato nei meleti dell’Oregon.
In ogni caso vi rimandiamo per una storia completa del nome e del logo Apple ad una lunga serie di articoli che Macitynet ha pubblicato qualche anno fa basandosi sull’originale di Macnyt.
L’Apple I in versione “finita” |
IL FIUTO DI JOBS
L’Apple I era dotato dei soli componenti essenziali: non c’era custodia, tastiera, alimentatore.
Era una macchina essenzialmente dedicata agli hobbysti: bisognava collegarlo ad un trasformatore per farlo funzionare e per montarlo serviva un bel po’ di lavoro e pazienza.
Wozniak, in effetti, passava molto tempo aiutando i suoi amici a montare l’Apple I. Steve Jobs, però, vide in quella macchina un’ottima occasione per fondare una società. Wozniak era sfavorevole: l’idea di trasformare il suo passatempo in un business gli dava un po’ fastidio. Grazie all’insistenza di Jobs, alla fine Wozniak cedette, ma non volle però abbandonare il suo lavoro alla HP.
UN FURGONCINO E UNA CALCOLATRICE
Per costituire la società e pagare qualcuno che creasse il circuito stampato dell’Apple I, dovettero vendere i loro due beni più preziosi: il furgoncino Volkswagen Jobs e i suoi due calcolatori HP Wozniak.
Nella società entrò al 10% anche Ron Wayne, il terzo oscuro socio che fu l’autore del primissimo logo e a cui dedichiamo una scheda all’interna della storia. Abbiamo raccolto la sua testimonianza durate il nostro viaggio a San Francisco del 2009.
Chi è Ron Wayne? Mentre Jobs e Wozniak sono passati alla storia come i fondatori di Apple, il ruolo di co-fondatore di Ron Wayne, classe 1934 è stato dimenticato a causa della repentina uscita di Wayne avvenuta poco dopo la nascita di Apple e soprattutto prima che la società si trasformasse in una vera impresa commerciale ad opera di Mike Markkula. Il ruolo di Wayne, tutt’altro che marginale, è tornato alla luce solo recentemente, anche grazie al grande successo riscosso da Apple. Tuttavia il contributo di Wayne non è passato inosservato agli autori di diversi libri sulla storia della Mela, inoltre un profilo sintetico è reperibile anche in Wikipedia. Jobs conobbe Wayne quando entrambi lavoravano per Atari e lo introdusse al Woz per diverse ragioni. Innanzitutto rispetto ai due Steve, Wayne era più maturo per età ed esperienze di lavoro, più pacato e sufficiente flessibile da essere in grado di potersi occupare dei numerosi aspetti legati alla nascita di una nuova impresa. Prima ancora che Apple diventasse l’ennesima azienda-garage della Silicon Valley, quindi nei suoi primissimi giorni di vita, Ron Wayne era un vero e proprio factotum. E’ di pugno di Wayne il contratto un po’ ampolloso che sancisce la nascita di Apple Computer Company, sottoscritto dai tre soci il primo aprile del 1976. I tre si accordarono attribuendo a Wayne il 10% della nascente società con il compito di gestire le componenti meccaniche e la documentazione. Il restante 90% equamente diviso tra Jobs e il Woz, il primo con il ruolo di Electrical Engineering e Marketing, mentre a Wozniak responsabilità completa per la progettazione. Il contratto fu firmato proprio nella casa di Wayne in Mountain View con testimone Randy Wigginton, amico del Woz. Jobs volle Wayne in Apple anche per un ruolo meno documentato, quello di pacere tra i due Steve nelle non infrequenti occasioni in cui i due non erano in grado di accordarsi. Vale la pena ricordare che sono stati creati da Wayne il primo logo di Apple, quello con la mela di Newton, e che è stato scritto da Wayne il manuale di Apple I. E’ facile attribuire a Wayne un errore imperdonabile, quello di essersi accontentato di 1700 dollari per cedere il suo 10% di Apple, quando, come vedremo in seguito, Markkula convinse i due Steve a riassorbire la quota, escludendo così qualsiasi problema futuro. La nuova Apple, quella che nel giro di pochi anni si è proiettata da un garange e poi da un piccolo ufficio, fino a diventare una vera e propria multinazionale è nata poco dopo, il 3 gennaio del 1977, con una spesa complessiva di circa 5mila dollari, di cui 1700 destinati a Wayne. Per giudicare obiettivamente la scelta di Wayne è necessario scavare nelle sue esperienze pre-Apple. Ai tempi era quarantenne, decisamente più anziano e anche più saggio (o meno coraggioso) dei due Steve, inoltre alle spalle aveva già un insuccesso commerciale. Mentre i due Steve, meno che ventenni, vivevano con i genitori, Wayne era ossessionato dalle spese e dalla possibilità di fallire un’altra volta, una possibilità non così remota per la Apple di quei giorni. |
Torniamo ai due Steve e al loro primo computer: l’idea di realizzare il circuito stampato della scheda madre dell’Apple I, avrebbe risparmiato loro un sacco di tempo e, inoltre, Jobs pensò che avrebbero potuto cominciare a vendere le schede alla Homebrew e nei negozi d’elettronica.
La perspicacia e la sicurezza di Jobs, permisero di piazzare in breve tempo diversi computer tra cui cinquanta già montati presso Byte Shop, uno dei primi rivenditori del settore. Jobs e Wozniak non avevano i soldi per poter fare questo lavoro, ma l’ordine d’acquisto del byte Shop, gli permise d’ottenere un credito netto a trenta giorni (all’inizio Jobs non sapeva neppure che cosa significasse). Erano entrati nel mondo degli affari.
La prima persona che iniziò a lavorare per la Apple era la sorella di Jobs, che venne pagata per inserire i chip sulla scheda dell’Apple I. Subito dopo venne in aiuto un suo amico, Dan Kottke (nella foto a fianco con Jobs mentre mostrano la scheda madre di un Apple I), che si trovava da quelle parti per le vacanze estive:
Kottke fu di fatto il primo dipendente Apple e iniziò a lavorare quando ancora l’operazione di montaggio non avveniva nel garage ma nel salotto di casa. Dan lavorò ancora 8 anni in Apple fino a poco dopo il lancio del Mac ed era nella squadra che si occupava della parte hardware del progetto.
In breve tempo i due riuscirono a piazzare i 50 computer al Byte Shop e altri duecento Apple I attraverso alcuni negozi di computer della Baia di S. Francisco.
L’APPLE II E L’ARRIVO DI MARKKULLA
Alla fine dell’estate del 1976, Wozniak aveva iniziato a progettare un altro computer, l’Apple II. Un computer molto più avanzato del precedente: avrebbe avuto di serie l’alimentatore, tastiera, Basic e grafica a colori oltre ad un bel contenitore. L’output poteva avvenire su un comune televisore. L’Apple II era il computer che Wozniak avrebbe da sempre voluto per se. Quando tutte le caratteristiche furono ben definite, i due si misero a discutere sul prezzo: Jobs voleva vendere la sola scheda per 1.200 dollari; Wozniak diceva che con un prezzo così alto non avrebbe voluto averci niente a che fare. Alla fine si accordarono e decisero di chiedere 1.200 dollari per la scheda e il contenitore.
Per la prima volta, avevano definito un prodotto realmente commerciabile. Steve Jobs voleva a questo punto costituire una grande società e chiese consiglio a Nolan Bushnell (fondatore dell’Atari). Quest’ultimo lo presentò a Don Valentine, un affermato capitalista di Silicon Valley che lo fece parlare a sua volta con un suo giovane amico in pensione (autoimposta e volontaria): Mike Markkula, un ex dirigente che aveva ottenuto buoni risultati durante il suo lavoro con due dei piùù importanti produttori di chip statunitensi: la Fairchild e la Intel.
Jobs e Markkula Markkula era andato in pensione volontariamente a soli 34 anni: grazie ai diritti di opzione dell’Intel era diventato miliardario e non aveva più alcun incitamento per continuare a lavorare. |
Ad ogni modo, nel 1976, si recò nel garage di Jobs e Wozniak: non pensava di rimettersi al lavoro ma gli faceva semplicemente piacere dare qualche consiglio a quei due bravi ragazzi. D’altra parte, Jobs e Wozniak non si potevano permettere di pagare nemmeno un decimo di quello che normalmente un esperto del genere richiede per questo tipo di consulenze. Markkulla, però, fiutò che quello che i due ragazzi pensavano aveva un senso: offrire un computer per la casa e per lavoro che tutti avrebbero potuto acquistare a basso prezzo.
Nel giro di pochi mesi Markkulla decise di entrare nella società di Jobs e Wozniak: calcolò che il capitale di Jobs e Wozniak potesse ammontare a circa 5.000 dollari e vi aggiunse 91.000 dollari di tasca propria, partecipando ad un terzo nella società. Markulla decise di fidarsi di quei due ragazzi in blue jeans: sentiva che erano in grado di fare qualcosa di grandioso ed era convinto che in meno di cinque anni la Apple sarebbe potuta diventare una delle cinquecento società più importanti degli Stati Uniti.
D’allora in poi, Markkulla diede un’impronta più professionale alla società: aiutò Jobs con il piano di sviluppo, ottenne un credito presso la Bank of America e assunse Mike Scott (un maturo dirigente che aveva lavorato con Markkulla alla Fairchild) come presidente: né Jobs, ne Wozniak erano allora in grado di dirigere una società. Mike Scott, abituato a lavorare in ambienti tradizionali e professionali, ebbe dei problemi ad adattarsi ai metodi di lavoro di Jobs e Wozniak.
Markkulla decise di mantenere il nome Apple: gli piaceva l’accostamento contraddittorio tra i due termini “apple” e “computer”, sono poche le persone a cui non piacciono le mele e poi c’era il grande vantaggio di poter essere i primi nell’elenco telefonico: avrebbe funzionato alla grande.