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La storia di Apple dal garage al Mac: quinta e ultima puntata.

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Quinta Puntata

LA SFORTUNA DELL’APPLE III

Nel settembre del 1979 le vendite dell’Apple II salirono a 35.100 unità, una vendita quattro volte superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Alla Apple iniziarono a pensare che era arrivato il momento di progettare una nuova macchina: l’Apple II poteva restare in testa alle vendite al massimo per un’altro anno o due. Era necessario creare qualcosa di nuovo.
Venne assunto Tom Whitney, ex capo di Wozniak alla HP per sovraintendere e dirigere l’ufficio tecnico. Wozniak lavorò ad una prima versione riveduta dell’Apple II con un altro ingegnere ma non portò a termine il progetto: non vi s’impegnò con la stessa tenacia con la quale si era dedicato all’Apple II o alla interfaccia per il floppy disk drive.

I dirigenti discussero molto sulla opportunità di far lavorare Wozniak ad un altro progetto: un supercomputer, inizialmente pensato per il mondo scientifico a cui venne dato il nome Lisa e che lentamente, con il tempo subì varie trasformazioni..
A Wendell Sander, uno dei dipendenti di maggior fiducia, fu affidato il compito di progettare il nuovo Apple III. Wozniak aveva progettato l’Apple II pensando cosa avesse desiderato lui da un computer. Sander doveva progettare il computer in base alle generiche direttive dello staff esecutivo.
Ben presto Sander si rese conto che non era facile rispettare alcune direttive (maggiore capacità di memoria, miglioramento grafica, gestione caratteri minuscoli e maiuscoli) senza perdere la compatibilità con tutto il software per Apple II.

Per aggirare questo problema, inizialmente si pensò di ricorrere all’emulazione, sfruttando un processore, il 6502 ma gli ingegneri e i programmatori solleverarono molte perplessità sull’emulazione ma lo staff marketing, considerava, l’emulazione un incentivo per le vendite.
L’emulazione pose molti limiti a Sander e ad un certo punto si pensò di aggiungere un secondo processore da affiancare al 6502, anche se una macchina con due processori sarebbe costata troppo.
Ad ogni modo Sander continuò a progettare l’Apple III per tutto il 1979 consultandosi di tanto in tanto con Wozniak e individuando varie tecniche per aggirare il problema della memoria (il 6502 vedeva solo 64K di memoria) e trovando il sistema per migliorare la grafica.

Le difficoltà incontrate da Sander iniziarano ad accumularsi ed il progetto dell’Apple III era sempre più in ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista: il problema principale era che l’Apple III era uno strano collage messo insieme a più mani, si voleva una macchina compatibile con il passato, ma nello stesso tempo nuova, ogni giorno veniva richiesta o eliminata una caratteristica da implementare e spesso dopo una direttiva dell’esecutivo, arriva una controdirettiva da un’altro reparto a cui non piaceva quello che si stava realizzando.

Anche se nel 1980 le vendite dell’Apple II erano raddoppiate ed erano arrivate a quota 78.000 unità, i vertici dell’ufficio marketing erano preoccupati: bisognava annunciare l’Apple III.
Anche se Sander pensò che era ancora troppo presto, accettò di presentare il nuovo prodotto nel maggio del 1980 alla National Computer Conference in California: c’erano alcuni prototipi pronti e il software di sistema era a buon punto. In quell’occasione Apple annunciò anche il software che sarebbe stato dato insieme con la macchina: un programma di elaborazione testi, un foglio elettronico, un Basic migliorato e un sistema operativo migliorato. I responsabili marketing volevano far capire che il nuovo Apple III, era un computer “serio”, che poteva e doveva essere utilizzato anche in un ufficio.
Alcuni mesi dopo, sfruttando il momento favorevole, Apple annunciò la sua prima offerta publica di azioni, accolta con favore da analisti e dai più importanti quotidiani finanzari.

Appena iniziate le consegne dell’Apple III, nell’autunno del 1980, subito cominciò a diventare evidente che le macchine erano difettose: gli utenti riportavano indietro i loro computer ai rivenditori lamentadosi che il software si bloccava improvvisamente. I rivenditori iniziarono a lamentarsi con Apple.

Era evidente che il prodotto non era stato sufficientemente testato: avevano avuto eccessiva fiducia in se stessi.

Ad un certo punto, quando i difetti dell’Apple III divennero di pubblico dominio, la Apple allentò la campagna pubblicitaria.
Tutti i problemi dell’Apple III furono individuati in modo completo nel gennaio del 1981.
La vendita dei computer difettosi era durata ormai da troppi mesi: la reputazione di Apple era offuscata; fino ad allora Apple non aveva mai commesso errori.

L’INCIDENTE DI WOZNIAK

Il 7 febbraio del 1981 Stephen Wozniak si schiantò con il suo aereo monomotore nell’aereoporto di Scotts Valley, a poca distanza dalla Apple mentre stava esercitandosi in atterraggi di emergenza con la fidanzata e due amici. Wozniak rimase ferito, riportando dei tagli sul viso ma il resto sembrava tutto a posto.
In realtà il colpo era stato così forte da provocargli una grave amnesia.
La famiglia e gli amici di Wozniak in un primo tempo non si resero conto del problema. Wozniak sembrava soltanto un po’ più lento del solito, poteva ricordare tutto fino al giorno prima dell’incidente ma non riusciva a risalire più indietro nel tempo.

Wozniak non riuscì a tornare subito a lavorare alla Apple, un po’ alla volta si ritirò dalle attività della società che aveva fondato insieme a Jobs, anche perché ad un certo punto lavorare con la Apple non era più così divertente come un tempo.
C’erano da prendere decisioni globali, effettuare previsioni finanziarie, gestire patrimoni da milioni di dollari, pianificare campagne di marketing: Wozniak non era tagliato per fare il manager.
Una delle ultime cose che fece per Apple (prima dell’incidente) fu la creazione di alcune procedure matematiche che aiutarono Randy Wigginton a creare lo spreadsheet che bisognava includere nel nuovo computer.
Successivamente Wozniak tornò a Berkley per terminare gli studi (s’iscrisse sotto falso nome per non attirare l’attenzione di studenti e professori) e poi si occupò di un nuovo progetto: un festival di musica rock chiamato US.

steve wozniak con Apple II

IL DOPO-WOZ

Dopo sole tre settimane dell’incidente capitato a Wozniak , il “capitano” Mike Scott decise di ristrutturare completamente Apple: capì che era necessario affrontare le tempeste ancora prima che si presentassero all’orizzonte. Il giorno di quella decisione, viene ricordato come il “mercoledì nero” della Apple: 40 dipendenti vennero licenziati in un colpo solo e numerosi progetti hardware vennero bloccati, perché, secondo lui, stavano facendo perdere troppo tempo e troppi soldi alla società.

Jobs fece di tutto per difendere alcuni progetti e ricorda: “non ho mai gridato così con nessuno in vita mia”. Si racconta che Jobs uscì umiliato e in lacrime dall’ufficio di Scott.
Ad ogni modo, quando Chris Espinosa andò da Jobs il giorno dopo i licenziamenti spiegandogli che era “un modo assurdo di dirigere un azienda”, Jobs difese il licenziamento in massa anche se Espinosa si rese conto che lo stesso Jobs era demoralizzato.
In effetti Mike Scott aveva agito in modo illeggittimo e un mese dopo, Markkula e Jobs decisero di retrocederlo. Scott da parte sua decise che questo stato di cose era intollerabile, e si dimise il
17 luglio.
Malgrado i problemi dell’Apple III, l’amnesia di Wozniak, il licenziamento di massa e le dimissioni di Scott, l’Apple era ancora una società prospera e fiorente.
Ancora una volta il merito era dell’Apple II, il computer che Wozniak aveva inziato a progettare per puro divertimento.

Nel 1980 le vendite erano ancora raddoppiate rispetto all’anno passato e continuarono a salire per tutta la prima metà del 1981.
Ad aprile del 1981 la Apple aveva più di 1.500 dipendenti e aveva aperto alcuni impianti di produzione anche a Los Angeles e Dallas oltre che a Cupertino. Per far fronte alle richieste che venivano dall’Europa, fu aperto anche uno stabilimento a Cork, in Irlanda. Le vendite mondiali aumentavano ad un ritmo vertiginoso, del 186 per cento all’anno, superando i 300 milioni di dollari. Il numero di rivenditori Apple era arrivato a 3000.
Markkulla divenne presidente dell’Apple e Jobs (a 26 anni) divenne presidente del consiglio d’amministrazione.
Avevano deciso di creare un nuovo prodotto e stavano investendo milioni di dollari in ricerca e sviluppo per creare un prodotto che avrebbe dovuto meravigliare il mondo intero.
Avevano bisogno di dimostare di aver imparato la lezione dell’Apple III che, infatti, fu ripresentato ufficialmente e adesso comprendeva un hard disk e un software di sistema decisamente migliore.
Ad ogni modo non fu mai un successo: il numero 3, fu per molto tempo temuto a Cupertino.

Xerox
Xerox

LA VISITA AL PARC

Qualche tempo prima (nella primavera del 1979), Steve Jobs era andato a vedere il PARC (Palo Alto Research Center), un laboratorio di ricerche sull’alta tecnologia finanziato dalla Xerox. Durante la visita, a Jobs fu mostrato un nuovo linguaggio per computer, lo SmallTalk, ma quello che attirò di più la sua attenzione fu una interfaccia che era controllata tramite un mouse. Il mouse poteva essere utilizzato dall’utente per muovere una freccia sullo schermo e per far effettuare particolari operazioni al computer.
Jobs rimase talmente colpito dalla cosa che decise che anche la Apple avrebbe dovuto adottare un sistema simile: incontrò non poche resistenze e nessuno era inizialmente entusiasta dell’idea.

Jobs iniziò a fare opera di convincimento e ritornò al PARC insieme a Bill Atkinson che aveva creato tempo prima il Pascal per la Apple e che aveva sostituito Wozniak nel progetto “Lisa”.
Atkinson rimase rimase entuasiasta quanto Jobs per le innovazioni viste al Parc: in pochi mesi, il progetto Lisa venne radicamente cambiato e da computer multi-processore che doveva essere si pensò a un computer monoprocessore (si sfruttava il nuovo Motorola 68000) e la sua interfaccia divenne una rappresentazione “alla Apple” di quanto visto al PARC.
Jobs assunse uno dei più importanti scienziati del PARC, Larry Tessler, facendolo lavorare al progetto: il suo compito era quello di progettare il sistema di elaborazione più avanzato disponibile sul mercato.
Nel frattempo, Jobs teneva sotto controllo un altro progetto di ricerca indipendente, il cui nome in codice era Macintosh avrebbe dovuto utilizzare un’avanzata tecnologia hardware e software a costi inferiori rispetto al progetto “Lisa”.

Nel 1981 la Apple triplicò i suoi investimenti e spese 21 milioni di dollari nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti.
L’azienda doveva continuare a crescere e affermarsi come leader tecnologico: le voci dell’imminente entrata di IBM nel campo dei personal computer erano prese in seria considerazione da Steve Jobs.

Ad ogni modo qualunque cosa avesse da offire IBM, la Apple avrebbe risposto con il suo “Macintosh”.
Il 12 agosto del 1981, l’IBM annunciò in effetti il suo primo computer destinato alle masse. IBM non credeva più di tanto al successo di questo tipo di computer tanto da utilizzare una tecnologia aperta, processori di terze parti (Intel), cosa che consentì più tardi di far nascere i “compatibili IBM” copiati a man bassa senza che IBM se ne preoccupasse più di tanto. Jobs era tutto sommato soddisfatto: l’IBM non aveva presentato un prodotto tecnologicamente più avanzato del loro e poi, sapeva, che l’arrivo di IBM avrebbe in qualche modo portato alla ribalta del grande pubblico il mondo dei computer. “Benvenuta IBM” annunciava la Apple a piena pagina sul “Wall Street Journal”. L’influenza di IBM fece nascere alcune riviste, nuovi rivenditori, e nuovi canali di distribuzione.
Verso la fine del 1983, l’IBM annunciò il suo secondo personal computer denominato “PCjr”, niente di tecnologicamente avanzato rispetto a quanto avevano in cantiere Jobs & soci ma un importante riconoscimento verso un mercato vasto e ancora vergine, nel quale IBM intendeva porsi in maniera determinante.

1984: ARRIVA MACINTOSH

L’Apple stava preparandosi alla lotta all’ultimo sangue con IBM e fece alcune mosse molto importanti. Nel 1983 venne nominato presidente John Sculley, ex dirigente della Pepsi Cola che doveva affrontare la battaglia contro IBM e nel 1984 la Apple presentò il suo Macintosh (“Lisa”, molto simile a Macintosh ma molto più potente dovette essere abbandonato: era troppo costoso per la maggiorparte degli utenti dell’epoca).
A detta di Jeff Raskin, uno dei progettisti originari del sistema operativo del Mac, il nome “Macintosh” deriva da una varietà di mele coltivate in California. Jobs aveva lavorato e partecipato attivamente allo sviluppo del
Mac: dopo la sua visita al PARC riuscì a creare una squadra di programmatori, progettisti e disegnatori senza precedenti.
Randy Wigginton lavorò sul programma di elaborazione testi, Chris Espinosa si occupò della documentazione, Atkinson che era stato insieme a Jobs al PARC, creò alcuni programmi che sfruttavano le capacità grafiche della macchina macchina.
Furono ingaggiati decine di progettisti e programmatori e tutti erano invogliati a lavorare ai massimi livelli.
Il Macintosh riscosse in breve tempo un successo straordinario: il suo design, la sua interfaccia innovativa, il mouse, il processore a 32 bit fecero parlare del Mac in tutto il mondo.

Tre anni dopo il suo incidente, ritornò alla Apple anche Wozniak che subito, fedelissimo agli utenti Apple II, si mise al lavoro per progettare una scheda che permettesse di fornire alcune caratteristiche del Mac anche all’Apple II.
Anche la Microsoft dei due giovannissimi Bill Gates e Paul Allen (che qualche anno prima erano riusciti a vendere un sistema operativo, l’MS-DOS a IBM) iniziò a produrre software per Macintosh.
Tra i più importanti software per Mac creati dalla Microsoft, ci furono Word e Excel, software che solo molti anni dopo potevano vantare la stessa semplicità e usabilità anche su PC, grazie a quel “Windows” troppo sottovalutato inizialmente dai dirigenti Apple; ma questa è un altra storia…

Riparti dalla prima puntata….

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