Quando il suo compagno di scuola la chiamò per un lavoro in Californa, la designer Susan Kare amava New York e pensava che i modi per esprimersi fossero tanti ma non così tanti. E invece, se il compagno di scuola è Andy Hertzfeld, il futuro datore di lavoro Apple Computer e Steve Jobs vuole rivoluzionare il mondo con una interfaccia ancora grezza e abbozzata, rifinendola con un tratto che creerà letteralmente una nuova arte dal niente, quella delle icone, ecco che si spalanca un universo nuovo.
Susan Kare è figura atipica anche tra gli atipici di Apple e gli atipici informatici in generale rispetto alle generazioni che li hanno preceduti. Un talento che trova nella macchina informatica la capacità di esprimersi, un’arte che non ha altri fondamenti che i bit e che, in un gioco infinito di richiami, li cita e dà loro forma. Una cosa straordinaria, struggente, insolita. Disturbante, certo, ma anche fondamentale per capire il nostro panorama sociale e il mondo visivo in cui viviamo. Susan Kare, lavorando alle icone del Macintosh originale nel 1984 e poi a quelle di Windows 3.11 e delle successive prime versioni di molte cose, ha un ruolo straordinario, poco ricordato, sicuramente centrale.
Adesso esce un suo libro, testimonianza del lavoro fatto in tanti anni, che raccoglie 80 delle sue icone favorite. È quasi un gioco a schede, da un lato l’icona a dimensione “naturale”, dall’altra la versione zoomata, con tutti i pixel in vista. Queste icone sono frutto di un lavoro e di una passione intellettuale e artistica altrimenti sconosciuta. Ma Susan Kare con il suo “Susan Kare Icons” testimonia un viaggio che ha contribuito a dare forma al mondo così come lo conosciamo oggi. Straordinario e intenso lavoro di un artista che si potrebbe definire concettuale se non fosse ammantata di un segno grafico di estremo naturalismo in maniera alternativa, nel mondo digitale.
Per ulteriori informazioni sulle opere di Susan Kare e sul libro Susan Kare Icons è possibile visitare il sito Web ufficiale.