Il VU meter è il classico strumento di misura dell’intensità del segnale negli apparecchi audio che mostra il valore in Volume Units (VU). La storia di questo semplice strumento è raccontata da sito Hackaday spiegando che, com’è facile immaginare, affonda le radici in tecnologie del ventesimo secolo che hanno portato alla diffusione del telefono e della radio: era per la prima volta possibile trasmettere la voce umana a grandi distanze usando segnali elettrici ed era necessario trovare un modo per quantificare questo segnale con valori che in qualche modo permettevano di rappresentare il livello del volume percepito rispetto a suono originale.
Per via della natura delle reti di allora, i pionieri della telefonia avevano pensato a un meccanismo di misurazione del suono basato sulla perdita della linea su un cavo lungo un miglio.
Con la diffusione della radio, era possibile sfruttare valvole termoioniche in grado di amplificare il segnale di potenza, compensando la perdita, elemento che aveva più alcun nesso con la lunghezza dei cavi. Negli anni ’20 ingegneri elettronici che si occupavano di radio e telefonia iniziarono ad accordarsi per l’adozione di una soluzione di misurazione migliore. Nel 1924 Bell ideò la Transmission Unit (TU) – una misura logaritmica in grado di indicare il rapporto di una quantità fisica con un livello specifico di riferimento – utilizzabile per misurare qualsiasi frequenza e non solo l’attenuazione del segnale elettrico per miglio di cavo telefonico. Dagli sforzi combinati dei laboratori Bell e dalle emittenti CBS e NBC (in precedenza non esistevano standard di riferimento per la misura dei segnali audio) si arrivò alle Volume Units, in grado di mostrare la risposta logaritmica con la deflessione di un indicatore (ago, barra, ecc.) in modo proporzionale al volume percepito, e successivamente ai moderni sistemi che consentono di effettuare misurazioni usando LED e display grafici, molti dei quali imitano ancora i vecchi strumenti di misura dell’intensità del segnale negli apparecchi audio.