Le nonne ci avvertivano da piccoli: l’invidia è una brutta bestia. Stai lontano da quelli che sono rognosi, lamentosi e soprattutto negativi, che parlano sempre male degli altri. Anche perché oggi parlano male di altri con te, ma domani probabilmente parleranno male di te con gli altri. Insomma, le nonne ci avevano visto giusto: la vita e breve e non vale la pena sprecarla con i miserabili, come avrebbe detto Victor Hugo.
La zampata di negatività, quella che sporcherebbe il karma di un santo tibetano, conseguenza della fuga di notizie, cioè dell’invio dei link della versione golden master di iOS 11 pochissimi giorni prima del keynote Apple per il semplice piacere di “mostrare” e “bruciare” tutte le sorprese, è andata a vuoto.
Certo, sapevamo già che ci sarebbero stati due classi di telefoni, un orologio che telefona stile Dick Tracy e varie altre cose desumibili dalle stringhe di codice rinvenute nella golden master, incluso il riconoscimento Face ID. Ma vederli all’opera, vedere le nuove modalità di scatto delle fotocamere degli iPhone vedere linea e design degli apparecchi, vedere la strategia di integrazione ad esempio anche solo per la ricarica di tutti i prodotti senza fili di Apple, è stato un piacere.
E Apple Watch Series 3? Le novità della versione LTE, che purtroppo non vedremo in Italia ancora per un po’ per via dei nostri pigri operatori, sono molte più che non la semplice connessione radio: c’è il nuovo software per la gestione delle attività, per il monitoraggio del battito cardiaco, per la gestione dei comandi con una Siri completamente rinnovata, c’è l’accesso a 40 milioni di canzoni in un colpo solo.
Pensateci: 40 milioni di canzoni al vostro polso. Ci emozionavamo, pochi anni fa, per mille canzoni nella nostra tasca e adesso il mondo è diventato un altro mondo. Con molti più contenuti e opportunità. Apple ha dimostrato di saper portare avanti la sua narrazione, di riuscire ad emozionare anche quando tutto o presumibilmente tutto viene mostrato in anteprima perché l’azienda ha la perizia e la determinaziozne di creare prodotti che sono “fatti bene” davanti e dietro, come gli armadi che il padre di Steve Jobs faceva con il cofondatore quando era bambino, e gli insegnava che un lavoro fatto bene è un lavoro fatto bene anche dove non si vede.
La festa del keynote Apple non è stata rovinata anche per un altro motivo: perché la cornice della nuova sede di Apple e del nuovo strepitoso Steve Jobs Theater è veramente unica, qualcosa di non immaginabile e non immaginato. Dieci anni di lavoro, partendo dall’idea di Steve Jobs di costruire un pezzetto di futuro, di immaginare con anticipo e lavorare per realizzare il posto di lavoro del futuro. Un posto che spiega, mostra e racconta chi è Apple e perché. Non c’è leak che tenga: da lassù Steve Jobs è orgoglioso della “sua” Apple.