In una scena ormai entrata nella leggenda di un vecchio film con John Belushi e Dan Aykroyd intitolato Blues Brothers, Jake Blues (interpretato da Belushi) cerca di giustificarsi con la ex fidanzata interpretata da Carrie Fisher per non essersi presentato al loro matrimonio, inanellando una serie di scuse entrate nella leggenda di almeno tre generazioni con il nome di “monologo delle cavallette”:
Non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero… rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!
Inutile dire che finisce malissimo per Belushi, che rischia di prendersi una raffica di pallottole sparate con un M16. Beh, lasciatecelo dire, leggere l’ultima notizia sulle ragioni per cui un altro anello della logistica mondiale si è incastrato e forse non si sbloccherà più per molto tempo nella sua drammaticità fa pensare un po’ al tono surreale dei film diretto nel 1980 da John Landis.
L’ultima (per adesso) è la siccità
Anziché essere straripato, il fiume si è inaridito. Anzi, al plurale: si sono abbassati oltre i livelli di guardia. Danubio e Reno sono ai minimi storici e questo sta creando moltissimi problemi diversi tra i quali uno che giunge imprevisto ai più: con poca acqua nei fiumi molte merci in Europa non si spostano perché vanno su chiatte che ora rischiano di essere arenate. E questo sta bloccando un’altra fetta dei trasporti mondiali dopo che la pandemia del 2020 aveva bloccato ingranaggi centrali.
Ma c’era stato prima anche il doppio blocco che Donald Trump aveva fatto alle merci prodotte in Cina e ai componenti e tecnologie americane verso la Cina. E poi decine di altri problemi, non ultimo quello della guerra che si è scatenata alle porte dell’Europa e che sta costringendo gli aerei che portano carichi di materiale dall’Asia in Europa ad allungare le rotte o a seguire altri itinerari. Il risultato è un disastro per tutti i settori dell’economia ma per l’elettronica e il settore tecnologico in generale anche di più.
Le aree calde in Europa
Secondo Eurostat, l’ente per la statistica dell’Unione Europea, dice l’agenzia Bloomberg, stiamo assistendo a un blocco di dimensioni inedite. Il sistema di canali dell’Europa continentale permette di trasportare l’equivalente di una tonnellata di merce per ogni cittadino europeo, con un impatto sull’economia continentale di circa 80 miliardi di euro.
Tutto questo si è improvvisamente bloccato a causa della siccità. A incassare il colpo è soprattutto la striscia che viene disegnata dal Danubio: Baviera, Austria ed Europa orientale sino al Mar Nero. Ma anche il Reno, che blocca parte dei commerci per Paesi Bassi, Francia, Germania e Svizzera. Il precedente del 2018, quando una grave secca aveva rallentato la navigazione fluviale bloccandola per alcuni giorni, è allarmante: il colpo all’economia tedesca costò al paese un punto di PIL.
Il lucro cessante e il danno emergente
La limitazione del traporto fluviale però non è una scusa dei Blues Brothers: sta succedendo veramente e questo porta a blocchi nella navigazione, cosa che ha conseguenti ripercussioni sul costo dei servizi. Dal carbone, che oggi è critico per via del taglio delle forniture di gas causate dalla Russia in guerra con l’Ucraina, ma anche per le merci deperibili: lungo le grandi vie d’acqua europee passano materiali edili ma anche derrate alimentari, materie prime per la produzione e distribuzione di mangimi per gli animali.
Inoltre l’impatto della carenza d’acqua è enorme anche sulle centrali idroelettriche, che permettono con le dighe di accumulare anche attivamente energia elettrica e che adesso vedono questo processo svuotato: manca l’acqua per azionare le turbine e questo porta alla riduzione della produzione con un conseguente aumento dei costi dell’energia alla centrale.
Infine, irrigazione dei campi, uso domestico, turismo: sono tantissimi i motivi per cui la mancanza d’acqua ha un impatto negativo sull’economia e sui beni comuni, i “commons”, che portano allo stato di emergenza che conosciamo anche noi (nelle scorse settimane è stato più volte dichiarato in varie parti del territorio italiano).
Il futuro
Tuttavia, il nodo della logistica fluviale sta diventando molto importante. Questo accade in un’epoca in cui anche i treni soprattutto in Europa settentrionale stanno subendo dei problemi a causa delle elevate temperature che deformano i binari tenuti in sicurezza oggi purtroppo insufficiente da traversine di legno anziché di cemento, come invece facciamo da tempo nel sud dell’Europa per contrastare la spinta maggiore della dilatazione del ferro dei binari causato dal caldo.
Mentre spostare i container dalle chiatte ai treni è difficile, movimentare le merci con i camion è altrettanto complicato non solo per la natura degli interporti lungo Reno e Danubio, ma anche per via dell’impatto ambientale: spostare su gomma il contenuto di una chiatta fluviale equivale a mettere su strada più di 110 camion.
Mancano da mesi e mesi gli autotrasportatori: è una carenza endemica dovuta al tipo di lavoro, ai bassi stipendi e alle regolamentazioni che non permettono di inserire nuovi guidatori. Senza contare che in Germania e nell’Europa dell’est moltissimi guidatori sono ucraini, e adesso sono tornati nel loro paese.