Il governo russo ha approvato una nuova legislazione protezionistica che potrebbe interessare direttamente le aziende tecnologiche e dei media, tra cui Apple, Google, Netflix, Samsung e altre ancora. A partire dal prossimo 1 luglio 2020, tutti i computer, smartphone, tablet e altri dispositivi venduti in Russia dovranno disporre di software russo preinstallato.
Uno dei nuovi requisiti previsti dalla nuova legge è che tutti i dispositivi dovranno aver installato per impostazione predefinita il browser Internet Yandex e altre applicazioni sviluppate in Russia. Peraltro, ciò che ha sollevato preoccupazioni sulla privacy, è che tutti i dati degli utenti russi dovranno essere archiviati su server locali. LinkedIn è stato bandito dal Paese dopo aver rifiutato di condividere le informazioni degli utenti sui server russi, e lo stesso potrebbe accadere con Facebook e Twitter.
Un portavoce della The Association of Trading Companies and Manufacturers of Electrical Household and Computer Equipment (RATEK) ha dichiarato al The Hollywood Reporter che la nuova legislazione dovrebbe influenzare diversi affari nel paese, colpendo consumatori, produttori di elettronica e sviluppatori di software.
Al momento, sembra molto improbabile che Apple accetti qualcosa di simile, poiché la società rifiuta di modificare i propri sistemi operativi per specifiche regioni o gestori telefonici. Anche le aziende in grado di modificare il sistema dovrebbero pagare una licenza per utilizzare queste app russe, il che renderebbe il prodotto più costoso e meno competitivo sul mercato.
THR ha anche affermato che i cambiamenti nella legislazione russa dovrebbero interessare servizi come Apple TV+ e Netflix, poiché il governo vuole proteggere i contenuti multimediali prodotti a livello locale. La violazione delle leggi, peraltro, potrebbe comportare una sanzione fino a 18 milioni di rubli, circa 290.000 dollari: questo, potrebbe portare molte società a scegliere di chiudono i propri affari nel paese.
Apple, Google, Samsung e Dell, al momento, hanno unito i propri sforzi per cercare di intervenire sulla decisione del governo, fino ad oggi senza successo.