Il fondatore di Foxconn ha dichiarato in queste ore che la ripresa della produzione di iPhone nelle sue fabbriche in Cina ha “superato le aspettative”. Adesso, però, la preoccupazione della multinazionale partner di Apple è un’altra, legata alle vendite in USA. Terry Gou Tai-ming ha dichiarato ai giornalisti che il ritorno allo sforzo lavorativo nelle fabbriche di Foxconn in Cina “ha superato le aspettative e ogni immaginazione” e che le forniture agli impianti in Cina e in Vietnam sono tornate alla normalità.
Foxconn ha ridotto le sue previsioni di entrate per il 2020 dopo le severe quarantene negli stabilimenti cinesi imposte a febbraio scorso per proteggersi dall’epidemia di coronavirus. Il produttore ha continuato a subire il più grande calo mensile delle entrate a causa delle misure di contenimento, anche se adesso sembra essere tornata a produrre a pieno regime.
Il produttore aveva affermato in precedenza che l’epidemia aveva avuto un “impatto piuttosto limitato” sulla produzione di “iPhone”, suggerendo che le sue fabbriche in altri paesi come Vietnam, India e Messico erano state in grado di colmare il divario. Report successivi però hanno confermato che il grosso della produzione iPhone e non solo è stato compeltamente bloccato o quasi per lo stop in Cina, mentre gli stabilimenti negli altri paesi non sono in grado di sopperire alla domanda globale di Apple.
Nella regione, al momento, l’epidemia di coronavirus sembra registrare un enorme calo di contagiati, con la provincia di Hubei che ha registrato solo 8 nuovi casi di infezione. E’ la prima volta che l’epicentro dell’epidemia registra un conteggio giornaliero di positivi inferiore a 10. A seguito del rallentamento della diffusione del virus, più aziende hanno riaperto in Cina, mentre le autorità allentano misure di contenimento rigorose prese in precedenza.
Tuttavia per il colosso della produzione di elettronica con sede a Taiwan, che è il principale assemblatore di iPhone di Apple, i problemi di produzione sono stati ora sostituiti da altri problemi, legati alla vendita negli Stati Uniti. Anche con la ripresa della produzione iPhone a pieno regime, cosa accadrebbe se i consumatori smettessero al momento di acquistare? Il fondatore di Foxconn ha anche sollevato preoccupazioni per la catena di approvvigionamento in Giappone e Corea del Sud, alle prese con i propri gravi focolai di COVID-19. Gou ha anche citato l’aumento dei prezzi per i chip RAM e problemi di fornitura con i pannelli display.
In Cina il mese scorso, Apple ha venduto meno di 500.000 iPhone per via dei continui ostacoli ai viaggi e ai trasporti: un crollo del 60% nelle vendite di iPhone rispetto al trimestre di febbraio 2019. A metà febbraio Apple ha annunciato previsioni in ribasso per le entrate del primo trimestre dell’anno; durante la conferenza degli utili di gennaio, il colosso aveva dichiarato di prevedere ricavi tra i 63 e i 67 miliardi nel trimestre di marzo, ma questo obiettivo non sarà più certamente raggiungibile.
I motivi sono presto detti. Apple ha citato una minore domanda da parte dei clienti in Cina, oltre ad aver limitato le forniture di “iPhone” in tutto il mondo per via dell’epidemia. Tutti indizi che portano in modo univoco a raggiungere ricavi inferiori alle aspettative. Tutti gli articoli di macitynet che parlano di Foxconn sono disponibili da questa pagina.