Chiamatelo mister Amazon, o magari mister 100 miliardi di dollari, visto che a tanto adesso ammonta il patrimonio di Jeff Bezos, nato da umili origini e creatore di una delle cinque grandissime aziende che dominano il mondo della tecnologia e dell’economia mondiale: Amazon.
Ma se conosciamo la storia e la carriera di Bezos e delle sue creature, raccontata peraltro ottimamente in questo volume disponibile anche in Italia: Vendere tutto, c’è anche altro. Il day to day della gestione degli affari. Perché, se osserviamo Bezos (e gli altri come lui: dal defunto Steve Jobs a Bill Gates, da Elon Musk ai gemelli diversi di Google Larry Page e Sergei Brin) come se fossero dei grandi atleti del business, ci sono un sacco di mosse, colpi e trucchetti che possono insegnarci, insegnare a tutti come diventare più efficienti ed efficaci nel lavoro.
Ad esempio, la regola delle due pizze. Bezos la ripete più volte in un buon numero di interviste: mai partecipare a una riunione in cui ci sia più gente di quella che può essere sfamata con due pizze. Ora, la regola è molto ambigua oltre che divertente, e pone una serie di domande: chi porta le due pizze? (Speriamo sia Bezos, visto che i soldi non gli mancano). Quanta gente ci mangia con due pizze? E se hanno già pranzato e non vogliono mangiare di più?
A parte gli scherzi, Bezos richiama questa regola solo per dire che non partecipa mai a riunioni troppo affollate e numerose, perché si perde tempo senza riuscire a fare un lavoro che funzioni. Gli infiniti tavoli strapieni di gente sono infatti la ricetta perfetta per non fare quello che richiede invece una buona gestione del business: solo le riunioni in cui si presentano soluzioni a problemi (e non quelle potenzialmente infinite perdite di tempo quasi metafisiche in cui si presentano problemi senza alcuna soluzione immaginabile o immaginata). E questo è un altro suo trucco: mai consentire che in una riunione si portino problemi senza che sia proposta anche una soluzione.
Non c’è ovviamente solo questo: Bezos dispensa trucchi su come lavorare meglio da tempo. A partire dalla capacità di concentrarsi sulle cose importanti, e anche quello in modo efficace ed efficiente. Bezos, che da anni scrive una interessante lettera agli azionisti, non incontra i suoi investitori – quelli nel mercato che lo finanziano – se non per sei ore all’anno.
Oppure, la scelta di dare delle integrazioni e benefici ai dipendenti negli Usa differenti da quelle alle quali si pensa di solito: Amazon ha mantenuto i suoi uffici dentro Seattle e non in un anonimo campus di periferia, permettendo ai suoi dipendenti di andare al lavoro a piedi o in bicicletta, con pendolarismo ridotto al minimo e migliore qualità della vita.
Il trucco più importante, però, è un altro ed ha a che fare sul modo con il quale Bezos sostiene che abbia organizzato il suo modo di pensare e trovato l’energia per superare le avversità o prendere le decisioni giuste. Si chiama “Io a 80 anni”, e funziona così: ogni volta che Bezos deve prendere una decisione strategica si immagina ottantenne e, da quella prospettiva, guarda all’indietro la sua vita proiettando al contrario le conseguenze della sua decisione. In questo modo, dice, si chiarisce le idee sulle reali conseguenze immaginabili delle sue decisioni e può scegliere con maggiore consapevolezza. Riducendo inoltre la sua pigrizia, perché Bezos, a sorpresa, ammette di avere un carattere che tende a procrastinare e che questo approccio degli ottant’anni lo aiuta a essere concentrato e attivo.
Bezos infine è anche uno che mantiene i piedi per terra: Bezos dichiara di lavare i piatti a mano tutte le sere che cena a casa con la famiglia (“È la cosa più sexy che faccio durante la giornata”) e che suo figlio maggiore è stato l’ultimo ad avere uno smparthone, così come l’accesso ai social, alla televisione e a giochi elettronici è sempre stato super controllato nella sua casa.